Mattarella: Lavoro come primo, elementare, modo costruttivo di redistribuzione del reddito prodotto
5' di lettura
È iniziato il Consigliio dei ministri che dovrà varare il decreto lavoro. Le nuove misure sono state illustrate ieri dal governo ai sindacati in un incontro a Palazzo Chigi durato oltre due ore.
«La priorità del governo - ha detto Meloni ai sindacati durante l’incontro - è alleggerire la pressione fiscale sul costo del lavoro. Abbiamo approvato il Def, che ha liberato risorse che abbiamo dedicato completamente a taglio del cuneo fiscale». Prima apertura alle misure sul cuneo da parte di Cgil, Cisl e Uil. Ma per Landini ci sono ancora tutte le ragioni per una mobilitazione contro l’intervento del governo.
«Abbiamo voluto dare anche un altro segnale, per i giovani, attraverso un incentivo che vale fino al 60% della retribuzione riconosciuto al datore di lavoro che assume giovani che non sono occupati e non sono in un percorso di formazione, i cosiddetti “neet”» ha aggiunto Meloni.
A Palazzo Chigi la premier ha illustrato le misure contenute nel nuovo provvedimento che dovrebbe contenere un taglio del cuneo fiscale e contributivo più consistente del previsto. «Arriviamo al 6% del taglio sotto i 35mila euro e al 7% sotto i 25mila euro, fino alla fine dell’anno».
Alla viglia dell’incontro a far discutere è stata la scelta di approvare la misura in un Consiglio dei ministri convocato nel giorno della Festa del lavoro. Un «atto un po’ di arroganza e di offesa nei confronti dei lavoratori» aveva commentato Landini, segretario della Cgil.
«Non è una mancanza di rispetto» ha ribattutto Meloni durante l’incontro a Palazzo Chigi. «È un segnale e mi sarei aspettata un “bravi”. Era un modo per dire “ci siamo e ci siamo tutti”, una mano tesa, un tentativo di dialogare e di lavorare insieme, perché sul taglio del cuneo fiscale credo che siamo d’accordo».
Prima dell’incontro Meloni aveva definito le parole di Landini «incomprensibili»: «Credo sia un bel segnale, invece, per chi come noi è un privilegiato, onorare con il nostro impegno, in questo giorno di festa, i lavoratori e le risposte che attendono. E vorrei ricordare al segretario Landini che il primo maggio ci sono molte persone che lavorano, dai camerieri ai medici, dalle forze dell’ordine fino ai tecnici che consentono lo svolgimento del concerto di piazza San Giovanni». Quindi, aveva concluso, «se Landini pensa davvero che sia diseducativo lavorare il primo maggio, allora il concerto la triplice dovrebbe organizzarlo in un altro giorno. Noi non la pensiamo così e rispettiamo l’iniziativa della triplice, così come chiediamo rispetto per il nostro lavoro».
Al tavolo a Palazzo Chigi la premier è tornata sull’argomento per sottolineare che i provvedimenti saranno varati dal Consiglio ministri «in un giorno simbolico».
Il giorno dopo l’incontro dalla piazza del primo maggio a Potenza il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri è critico: «Siamo qui per ricordare che la Costituzione all’articolo uno dice che “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Lavoro che deve essere stabile e dignitoso. Bisogna superare la precarietà, garantire la sicurezza, dare salari dignitosi e risposte ai giovani. Non basta un decreto per risolvere questi grandi temi. Il resto è metaverso». Quindi, aggiunge, riferendosi ancora al decreto lavoro che il governo varerà il 1° maggio: «Le risposte sono sbagliate, c’è troppa precarietà e poca sicurezza» sottolinea però che è «positivo il nuovo taglio del cuneo, ma è temporaneo».
Il taglio del cuneo contributivo annunciato dal Governo ai sindacati, «va nella direzione delle richieste che abbiamo sempre avanzato ma è temporanea, dura qualche mese. Non c’è la restituzione del fiscal drag e manca un intervento di tassazione sugli extraprofitti» è il giudizio del leader della Cgil, Maurizio Landini al termine dell’incontro. «C’è una novità nella direzione che chiedevamo ma non è quello che chiedevamo perché non è strutturale e perché non ci sono misure su fiscal drag e extraprofitti». Mentre contratti a termine e reddito restano «punti dolenti su cui abbiamo marcato differenze».
«Rimangono tutte in campo le ragioni che ci hanno portato a indire giornate di mobilitazione: c’è bisogno di un cambiamento vero in questo Governo» ha quindi affermato Landini.
«L’incontro di oggi - ha detto il leader della Cisl, Luigi Sbarra - per noi è utile e importante perchè sostanzialmente determina una inversione di tendenza rispetto al deterioramento del dialogo sociale tra governo e sindacati negli ultimi mesi. Il premier Meloni ha rassicurato che intende avviare un nuovo cammino di confronto sui grandi dossier che abbiamo aperti nel nostro Paese».
Giudizio sospeso dal leader della Cisl Luigi Sbarra: «Aspettiamo di conoscere i testi ufficiali perché su materie delicate anche una virgola rischia di cambiare una misura. Sospendiamo il giudizio nell’attesa del testo. È stato un incontro utile perché determina un’inversione di tendenza rispetto al deterioramento del dibattito tra governo e sindacati negli ultimi mesi. Meloni vuole un nuovo cammino sui grandi dossier aperti nel Postro paese».
Il nuovo decreto sancirà l’addio al reddito di cittadinanza con l’esordio, dal 1° gennaio 2024, dell’assegno di inclusione, come misura di contrasto alla povertà, rivolto alle famiglie in cui sono presenti disabili, minori o over-60 e che potrà arrivare a 500 euro al mese, cui aggiungere 280 euro se il nucleo vive in affitto. Verrà erogato per diciotto mesi e potrà essere rinnovato, dopo lo stop di un mese, per periodi ulteriori di dodici mesi. «Procediamo alla riforma del Reddito di cittadinanza, per distinguere chi è in grado di lavorare da chi non lo è» ha commentato la premier.
Nella bozza è poi contenuta anche una stretta del beneficio per gli occupabili: per loro scatterà lo strumento di attivazione al lavoro dal primo settembre 2023, in cui la formazione con la partecipazione ai corsi diventa vincolante. Sarà di 350 euro e al massimo per dodici mesi, non rinnovabili. In arrivo, poi, anche un intervento sui contratti a termine, con meno vincoli sulle causali per i rinnovi oltre l’anno (fino a dodici mesi non sono richieste): secondo l’ultima bozza, le causali sono affidate ai contratti collettivi o, in assenza della previsione contrattuale, individuate dalle parti per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva.
Tra le novità anche il tetto dei fringe benefit detassati ma solo per i lavoratori dipendenti con figli a carico: dagli attuali 258 euro la soglia di non imponibilità passerebbe a 3mila euro. «Limitatamente al periodo d’imposta 2023 - si legge in una bozza del decreto - non concorrono a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti con figli a carico, nonché le somme erogate o rimborsate ai medesimi dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale entro il limite complessivo di euro 3mila». Lo scorso anno la soglia di non imponibilità era stata portata prima a 600 euro, poi a 3mila euro per la parte finale del 2022.
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy