di Ilaria Vesentini
6' di lettura
Sono stati giorni frenetici per l’industria aereonautica internazionale, dopo i due anni di stop causati dalla pandemia: la scorsa settimana ha chiuso a Monaco Inter Airport Europe 2021, l’evento leader per i costruttori di tecnologie, attrezzature e servizi per la filiera aeroportuale, mentre in Medio Oriente ha festeggiato il ritorno in grande stile Dubai Airshow, la kermesse mondiale dedicata all'aerospaziale. In entrambi i saloni il “Made in Italy” si è fatto notare, trainato dal marchio simbolo tricolore, Leonardo.
Ma dietro al colosso controllato dal Mef (e grazie al suo ruolo di “sentinella” sugli investimenti in gestazione sui mercati internazionali) si sta strutturando una filiera di piccoli e medi operatori italiani con competenze distintive, in grado di offrire chiavi in mano un aeroporto funzionante, dalla progettazione dell’infrastruttura alla costruzione della pista di volo, dagli scanner per l’handling ai radar della torre di controllo. E per la prima volta ATI-Air Tech Italy, questo il nome dell’associazione nata in pieno Covid che rappresenta 35 imprese del settore (su un centinaio di fornitori in Italia per 3 miliardi di euro di fatturato), si è presentata assieme, con una delegazione di 23 associate, a una manifestazione fieristica mondiale come quella di Monaco, esponendo nel padiglione Italia – il più grande e luminoso di tutta la fiera tedesca, grazie al supporto di Ice Agenzia e Maeci – le soluzioni ad alta tecnologia 100% Made in Italy.
Il lockdown prolungato ha sparigliato i piani dei fornitori di “air equipment”, che hanno aguzzato l’ingegno e affilato l’innovazione per cogliere l’opportunità di cavalcare la conversione green e digitale delle piattaforme di volo. «Siamo nati nel momento peggiore nella storia dell’aviazione – commenta il presidente di Air Tech Italy, Giulio De Carli, intervenuto a Inter Airport Europe per parlare di “Better airports for people” – ma nel campo dell’intelligenza artificiale e delle soluzioni elettriche e sostenibili, noi aziende italiane siamo all’avanguardia. Scontiamo la piccola dimensione rispetto ai competitor, ma questo ci rende anche più flessibili e reattivi. E ora possiamo presentarci insieme, con soluzioni integrate, mettendo a fattor comune competenze ed esperienze, per ottenere spazio sui mercati internazionali e lavorare con istituzioni e partner globali. È la prima volta che partecipiamo a una fiera europea di respiro internazionale e che possiamo confrontarci gomito a gomito con le associazioni omologhe di Francia (Proavia), Germania (Gate), Gran Bretagna (British Aviation Group), ben più consolidate di noi perché operano sul mercato da un decennio».
ATI oggi rappresenta circa un terzo delle imprese italiane nella filiera di fornitura di soluzioni per il traffico aereo, per i servizi a terra, l’handling, l’ingegneria, le costruzioni, la consulenza, l’It, e accentra più della metà del fatturato (1,7 miliardi di euro) e il 60% dell’export complessivo con l’obiettivo - fissato per il 2021, rimandato al prossimo anno causa Covid - di aggregare un’altra cinquantina di aziende. «Il settore aereo è crollato dell’80% lo scorso anno in Italia e si stima non tornerà ai livelli del 2019 prima di fine 2023», sottolinea Sebastiano Veccia, deputy technical oversight director di Enac, l’autorità nazionale per l’aviazione civile, tra gli sponsor di ATI e impegnata ora a rivedere il piano nazionale aeroporti 2030, spostando l’asticella al 2035 e con nuovi traguardi: «Più che ingrandire gli aeroporti – rimarca Veccia - bisogna sfruttare meglio e rendere più sostenibili ed efficienti le infrastrutture attuali, investendo in tecnologie informatiche e digitali, AI, big data, intermodalità ferro-aria, per consentire un passaggio fluido del passeggero, senza barriere e ritardi, da casa all’aereo. Il vecchio piano era statico, ora sarà introdotta una visione dinamica del singolo aeroporto, integrata nel territorio e nel suo sviluppo turistico e industriale».
Sta lavorando alla costruzione dello “smart airport” One Works, società milanese integrata di architettura e ingegneria (150 profili), che progetta grandi infrastrutture dove si incrociano passeggeri e veicoli, hub multimodali di persone e mezzi: ha firmato le metro di Doha e Riad e sta lavorando in Calabria al masterplanning del nuovo aeroporto al motto “Net Zero target” che il settore aeroportuale si è dato. «Il Covid ha accelerato in modo dirompente i processi di innovazione all’insegna della sostenibilità. Abbattere le emissioni significa anche e-mobility nello scalo ed elettrificazione di tutte le fonti energetiche», rimarca Giulio Corte, direttore della BU Infrastructure di One Works.
Ha colto la sfida del Covid per creare assieme all’Università di Modena e Reggio un progetto pilota internazionale nel garantire il distanziamento sociale, Forte Secure Group, azienda trevigiana dal 2004 leader nel comparto dell’aviation security. Il progetto, Inter Homines, «è un software di videoanalisi, che si applica sui vecchi impianti di videosorveglianza, e sfrutta l’Intelligenza artificiale per monitorare in real time il distanziamento sociale tra le persone e attraverso il Deep Learning il software elabora moli di informazioni e continua a imparare, fornendo alert in caso di mancato rispetto delle norme e report di predictive analysis, offrendo informazioni non solo sul numero di persone presenti in un’area ma anche sul sesso e le fasce di età, molto utili anche a fini di profilazione e commerciali», spiega Federico Lorenzo Forte, seconda generazione al timone della società.
Sitti Spa è un nome noto tra gli addetti ai lavori, perché dal 1946 sviluppa soluzioni di “voice communication” per il controllo del traffico aereo e le basi operative ed è leader nel mercato. «Il nostro cliente è Enav - spiega Roberto Weger, innovation manager di Sitti Spa, 120 dipendenti e una trentina di milioni di euro di fatturato, per il 75% realizzato all’estero – e finora abbiamo vissuto in una posizione dominante, perché siamo in quattro al mondo a dividerci il settore. Ma vogliamo esplorare nuove opportunità di business alternative con gestori aeroportuali».
Naitec, è una Pmi trevigiana di 20 perone e poco meno di 5 milioni di euro di fatturato, dal 2001 controllata dal gruppo Save (che controlla il Marco Polo di Venezia), «ma siamo assolutamente autonomi nella gestione, progettiamo, sviluppiamo e vendiamo software tanto per l’aeroporto di Venezia quanto per gli altri aeroporti – spiega Stefano Palman, marketing & sales di Naitec-. Obiettivo del nostro lavoro è ottimizzare l’uso delle risorse aeroportuali, per rendere fluido il transito e prevenire criticità, gestendo l’utente nella “passanger experience”, da casa alla pista di decollo, con una unica soluzione a base di intelligenza artificiale, data science e predizione dei dati. C’è spazio per crescere, soprattutto all’estero, che oggi pesa un 10% sul nostro fatturato, perché l’abbattimento dei costi e l’aumento dell’efficienza nei servizi saranno strategici per i gestori aeroportuali nel catturare le compagnie aeree».
È stata pioniere nel green equipment la romana Aviogei, fondata nel 1969 e diventata leader di mercato nei mezzi a terra per movimentare e trasportare passeggeri e merci negli aeroporti sia civili sia militari (dai caricatori alle scale passeggeri), con una gamma di oltre 130 modelli di macchine presenti in più di 180 aeroporti e in 110 Paesi nel mondo. «Investiamo sull’elettrico da più di dieci anni – spiega Andrea Cesarini, ceo dell’azienda, seconda generazione alla guida della multinazionale tascabile, 120 persone tra Italia e Usa, di dieci diverse nazionalità e 95% dei volumi di export – e abbiamo dedicato il sito di Dallas esclusivamente a produzione e assemblaggio di mezzi elettrici, dapprima per il militare, settore che ci ha permesso di reggere l’urto del Covid, e ora anche per il civile. Stiamo brevettando una nuova macchina che ambisce a risolvere il problema infrastrutturale della ricarica elettrica dei mezzi».
È l’unica azienda in Europa a produrre raggi X per medicale, industriale e sicurezza, con scienza e tecnologia 100% studiate e prodotte a Mandello del Lario, sul lago di Como: Gilardoni è sinonimo dal 1947 di apparecchiature a raggi X per i controlli di sicurezza non invasivi e non distruttivi (scanner per bagagli e persone, rilevatori di tracce di esplosivi) e dopo aver raggiunto la leadership in patria è a Monaco con la filiera Air Tech per iniziare la conquista dei mercati internazionali.
E guarda all’estero, contando sulla massa critica dell’associazione, anche MCI Infrastructure Engineering, system integrator milanese specializzato in infrastrutture di trasporto, non solo aeroportuali (come le piste di Linate e Malpensa), ma anche ferroviarie e stradali (come il circuito di Misano). Toccherà a Leonardo fare da apripista, aggregatore e traino della filiera Made in Italy ad alta tecnologia per portare l’aeroporto digitale chiavi in mano lì dove c’è spazio per un’offerta su misura, di alta qualità, flessibile con una forte componente di elettronica, a partire da Medio Oriente e Africa subsahariana. Il modello è quella francese di Proavia, cui Air Tech Italy non ha nulla da invidiare se non la forza finanziaria del sistema-Paese alle spalle quando si muove negli appalti internazionali.
Ilaria Vesentini
corrispondente Emilia-Romagna
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy