di Sara Deganello
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Le regioni italiane che hanno una maggior quota del servizio idrico gestito in economia, cioè direttamente dagli enti locali, producono meno valore e hanno un servizio più irregolare. L’Emilia-Romagna è la regione che genera maggior fatturato per impiegato, con un valore quasi pari a zero per quanto riguarda la percentuale di Comuni con gestione in economia, mentre Calabria e Molise sono agli ultimi posti. La Lombardia ha meno del 20% di servizio gestito in economia, ma anche un basso livello di fatturato per impiegato: circa un quinto di quello dell’Emilia. Le gestioni in economia mobilitano gli investimenti con una media di 8 euro ad abitante all’anno, contro una media di oltre 40 investiti in Italia nel 2019, comunque agli ultimi posti in Europa.
Per quanto riguarda l’irregolarità del servizio, Sicilia e Calabria registrano una quota vicina al 30%, avendo rispettivamente quasi il 70% e quasi il 100% dei Comuni con la gestione diretta del servizio idrico. In generale, le regioni del Sud e le isole vedono una quota tra il 24 e il 29% dei Comuni che gestiscono il servizio in economia, con punte proprio in Calabria (94%) e Sicilia (68%).
La fotografia del settore è un’anticipazione del Libro Bianco Valore Acqua per l'Italia 2023 giunto alla quarta edizione e realizzato dall'Osservatorio istituito dalla Community Valore Acqua per l'Italia creata nel 2019 da The European House - Ambrosetti per rappresentare la filiera estesa dell'acqua in Italia. Il Libro Bianco verrà presentato il 22 marzo prossimo, giornata mondiale dell’acqua.
Benedetta Brioschi, associate partner e project Leader della Community Valore Acqua per l'Italia, The European House – Ambrosetti sottolinea che «quando la gestione è affidata al singolo Comune, non si ha massa critica per fare gli investimenti che servono ai territori. È anche un problema di competenze: la stessa persona segue acqua, rifiuti, ambiente. Una maggiore industrializzazione del settore può aiutare». In generale, in un contesto come l’Italia dove il tasso medio di perdite è del 42% e la rete idrica è obsoleta, con il 60% delle infrastrutture che ha più di trent’anni), la questione degli investimenti è fondamentale. Ed è ancora troppo presto per vedere gli effetti del Pnrr, che pure ha dato un indirizzo in questo ambito.
«Nel 2022 siccitoso la situazione già serie si è ulteriormente aggravata. Dotarsi delle competenze giuste e delle dimensioni giuste, snellire le organizzazioni, reagire in tempi veloci diventa sempre più fondamentale: non è una cosa che si può affidare a un solo ente locale», continua Brioschi, che dà conto di una novità: «Nella regione messa peggio per quanto riguarda le gestioni in economia, la Calabria, la società mista Sorical dovrebbe prendere in gestione il servizio idrico integrato e superando l’attuale frammentazione». Tuttavia contro la multiutility hanno già fatto ricorso al Tar dodici comuni.
Sara Deganello
redattrice
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