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Green pass, ipotesi una dose per bar e ristoranti al chiuso e nessun obbligo per il caffè al banco

di Andrea Gagliardi

Green pass sul modello francese: la linea che prevale nel governo

In arrivo il decreto legge che allarga l'obbligo del green pass e modifica i parametri per i cambi di colore delle regioni. Si va verso una proroga dello stato d’emergenza per un periodo lungo, anche fino a fine anno

19 luglio 2021
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4' di lettura

Di fronte alla curva dei contagi che risalgono il Governo lavora alle contromisure. Non c’è ancora accordo però nella maggioranza e tra governo e regioni sull’utilizzo del green pass e sulla revisione dei parametri del monitoraggio con i quali vengono assegnati i colori delle regioni. Sia la cabina di regia politica sia la conferenza Stato-Regioni sono slittate. Ma il nuovo decreto anti-Covid arriverà comunque sul tavolo del Cdm giovedì. E si va verso una proroga dello stato d’emergenza per un periodo lungo, anche fino a fine anno. La linea di palazzo Chigi è netta: bisogna intervenire subito per evitare di trovarsi di fronte all’incubo di nuove chiusure.

Le richieste delle Regioni

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I governatori hanno messo nero su bianco la loro richiesta: utilizzare il pass solo «per permettere in sicurezza la ripresa di attività fino ad oggi non consentite o limitate»: eventi sportivi, concerti, discoteche, fiere e congressi. Dunque niente ristoranti, cinema, teatri, palestre, piscine. Posizione che Matteo Salvini appoggia: è una «proposta assolutamente equilibrata - dice il leader della Lega - se applicassimo il green pass da domani mattina come vuole qualche ultra significherebbe impedire il lavoro, il diritto alla salute, il diritto allo studio, allo spostamento e alla vita ad almeno la metà della popolazione italiana».

Il confronto nella maggioranza

All’opposto c’è chi, come il ministro della Salute Roberto Speranza ed altri nella maggioranza, spinge per un uso esteso del green pass. Il certificato, dice il leader Dem Enrico Letta, «è essenziale» e serve un’applicazione «intelligente e scrupolosa, per essere tutti più liberi». Il confronto, come conferma il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, è andato avanti tutto il giorno: «sono fiduciosa che si trovi un accordo non solo all’interno della maggioranza, ma anche con le Regioni, il green pass serve per incentivare le vaccinazioni e dall’altro evitare possibili nuove chiusure».

Green pass a tappe

Palazzo Chigi è in ogni caso orientato per un intervento immediato e deciso, mantenendo una certa gradualità nelle scelte: in sostanza, si lascerà il tempo di vaccinarsi a chi ancora non lo ha fatto, almeno con la prima dose, e contestualmente verranno fissate date certe e paletti chiari per l’utilizzo del pass il cui scopo, viene ribadito, è proprio quello di evitare chiusure che potrebbero scattare già nelle prossime settimane. L’ipotesi che si sta facendo strada è dunque quella di partire da subito con l’obbligo del pass per tutta una serie di attività non essenziali e da settembre estenderlo a quelle essenziali.

Ipotesi una dose per bar e ristoranti al chiuso

Già dalla settimana prossima o al più tardi all’inizio d’agosto per sedersi nei bar e nei ristoranti al chiuso potrebbe essere necessario avere il pass, ottenibile in questa prima fase con una sola dose (o con il certificato di guarigione o il tampone negativo), mentre nessun obbligo ci sarà per prendere il caffè al bancone. Non a caso il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha chiarito che sarà previsto «una sorta di periodo transitorio» per coloro che avevano già il green pass a seguito di una prima dose di vaccino, e che «continueranno ad avere il green pass valido fino alla somministrazione della seconda dose, quindi non si negano diritti a chi li ha già acquisiti». Le due dosi saranno invece necessarie per entrare in discoteca o per prendere treni, aerei e navi a lunga percorrenza.

Confindustria: green pass per accedere ai luoghi di lavoro

Una proposta per l'utilizzo del green pass per accedere ai luoghi di lavoro, per tutelare tutti i lavoratori e lo svolgimento dei processi produttivi, nel pieno rispetto delle libertà individuali. Arriva da Confindustria, che «ha avviato interlocuzioni con il governo ai fini di una soluzione normativa in tal senso». L’intento è quello di consentire ai datori di lavoro di richiedere l’esibizione di una certificazione verde valida ai fini di un regolare ingresso nei luoghi di lavoro e lo svolgimento delle mansioni lavorative dei vari soggetti. È il contenuto di una lettera di carattere interno inviata dal direttore generale, Francesca Mariotti, ai direttori delle associazioni.

In caso contrario il datore di lavoro, ove possibile, potrebbe attribuire al lavoratore mansioni diverse da quelle normalmente esercitate, erogando la relativa retribuzione; se ciò non fosse possibile dovrebbe essere consentito di non ammettere il soggetto al lavoro, con la sospensione della retribuzione in caso di allontanamento dell'azienda.

Contrario il leader della Cgil Maurizio Landini per il quale «in questo anno di pandemia i lavoratori sono sempre andati in fabbrica in sicurezza. Rispettando i protocolli e le norme di distanziamento. Non sono le aziende che devono stabilire chi entra e chi esce». Critica anche la Cisl. «Porre dei vincoli di accesso ai luoghi di lavoro mediante il green pass non rientra nel perimetro del protocollo sottoscritto il 6 aprile scorso insieme alla Confindustria ed alle altre associazioni imprenditoriali per tutelare la salute collettiva e quella dei lavoratori - si legge in una nota -. Ed in ogni caso è una modalità discriminatoria di controllo che non può essere imposta con una circolare alle aziende».

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Parametri da definire per i cambi di colore

Anche sulla revisione dei parametri, al momento l’accordo non c’è: i presidenti propongono una soglia del 20% per le terapie intensive e del 30% per i reparti ordinari, oltre la quale si andrebbe in zona gialla. Percentuali ben più alte di quelle suggerite da tecnici ed esperti, che hanno indicato rispettivamente un 5% e un 10%, ed infatti il governo è intenzionato a inserire nel decreto soglie più basse. La trattativa è ancora in corso ma l’ipotesi sulla quale si sta lavorando è di un 10% come soglia massima per le rianimazioni e del 15% per le aree mediche.

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Stato di emergenza prorogato

Nel decreto, infine, entrerà la proroga dello stato d’emergenza (molto probabilmente fino alla fine dell’anno) ma non tutto il discorso relativo al trasporto locale, dunque bus e metropolitane: se ne riparlerà più avanti quando si affronterà anche il discorso della scuola, entrambi servizi essenziali .

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