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Stagionali, procedura d’infrazione Ue contro Italia e altri 9 Paesi. Nel mirino anche i contratti a termine nella Pa e le norme antiriciclaggio

Lavoro, ecco il bonus per chi assume "Neet" under 30

«Garantire il pieno rispetto della direttiva è un presupposto importante per attrarre nell’Ue la manodopera necessaria per il lavoro stagionale ed eventualmente anche per contribuire a ridurre la migrazione irregolare», evidenzia Bruxelles

19 aprile 2023
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2' di lettura

La Commissione Ue ha avviato una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia e di altri 9 Paesi per non aver pienamente recepito la direttiva comunitaria sui lavoratori stagionali, volta ad assicurare condizioni di vita e di lavoro dignitose, pari diritti e una tutela sufficiente dallo sfruttamento.

«Garantire il pieno rispetto della direttiva è un presupposto importante per attrarre nell’Ue la manodopera necessaria per il lavoro stagionale ed eventualmente anche per contribuire a ridurre la migrazione irregolare», evidenzia Bruxelles.

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Roma dispone ora di due mesi per rispondere alle argomentazioni dell’esecutivo Ue.

Italia nel mirino Ue per i contratti a termine nella Pa

L’Italia torna nel mirino dell’Ue anche per le condizioni di lavoro discriminatorie nel settore pubblico e l’abuso dei contratti a tempo determinato.

Bruxelles ha inviato a Roma un parere motivato, secondo passo della procedura avviata nel luglio 2019, evidenziando che «la normativa italiana non previene né sanziona in misura sufficiente l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato per diverse categorie di lavoratori del settore pubblico».

L’Italia dispone ora di due mesi per rimediare alle carenze rilevate, oppure la Commissione europea potrà decidere di deferirla alla Corte di giustizia Ue.

L’Ue apre infrazione contro l’Italia su norme antiriciclaggio

Bruxelles ha deciso di inoltre aprire una procedura di infrazione nei confronti di Italia, Lettonia e Portogallo per il mancato corretto recepimento della direttiva Ue in materia di antiriciclaggio. I tre Paesi «avevano notificato il pieno recepimento» delle norme comunitarie, ma la Commissione europea «ha individuato diversi casi» di «mancata conformità» su aspetti ritenuti «fondamentali» - come, nel caso dell’Italia, «la licenza o regolamentazione dei prestatori di servizi» -, decidendo pertanto di inviare alle autorità nazionali una lettera di messa in mora.

«Le norme antiriciclaggio sono uno strumento importante nella lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. Le lacune legislative di uno Stato membro si ripercuotono sull’insieme dell’Ue», evidenzia Bruxelles in una nota, esortando i Paesi ad «attuare le norme» in modo «controllato ed efficiente» per «combattere la criminalità e proteggere il sistema finanziario» Ue. Anche in questo caso Roma, Riga e Lisbona dispongono ora di due mesi per rispondere ai rilievi di Bruxelles e adottare le misure necessarie, oppure potrebbero essere deferite alla Corte di giustizia Ue.

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