di Maurizio Maestrelli
Campari Academy
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Il Gruppo Campari continua a crescere. L'ultimo Financial Report, a chiusura dei primi nove mesi del 2022, fa registrare un +19% nelle vendite rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e un +47% rispetto al 2019. Il gruppo leader di mercato in Italia è anche uno dei principali player a livello mondiale nel settore degli spiriti con marchi globali come Aperol e Bitter Campari che svolgono il ruolo di vere e proprie “locomotive” ma può contare anche su altri brand di peso come il whiskey Wild Turkey o il rum giamaicano Appleton. Tra le diverse leve che hanno permesso questa costante crescita va individuata anche l'attenzione e i relativi investimenti, sia in termini di risorse umane sia economiche, che l'azienda con sede a Sesto San Giovanni, nel milanese, pone nei confronti della formazione professionale dei bartender.
Campari Academy è il braccio operativo di questa formazione. Nata circa tredici anni fa a Milano ha ricevuto un forte impulso tra il 2019 e il 2020. «Tre anni fa le Campari Academy erano quattro – racconta Simone Massaro, global trade advocacy director ovvero responsabile mondo della struttura formativa – e oggi nel mondo ne possiamo contare diciotto. La prossima contiamo di aprirla nel 2024 in Sudafrica. Due anni fa abbiamo lanciato il progetto Campari Academy Global che oltre alle scuole offre una piattaforma digitale fruibile da chiunque, l’obiettivo è quello di creare un vero e proprio network formativo contando su docenti d’eccellenza e sulle possibilità di scambio culturale e professionale che si possono realizzare da un capo del mondo all'altro».
In effetti tra i docenti Campari figurano alcune delle personalità di maggior spicco all'interno della bar industry, la cui presenza garantisce il valore aggiunto per tutti i bartender che desiderano crescere professionalmente. E va in questa direzione anche l'inaugurazione della sede romana di Campari Academy realizzata in collaborazione con il team del Jerry Thomas Project, locale capitolino da anni ai vertici delle classifiche mondiali e tra i principali protagonisti di quella che si può definire una sorta di “rinascimento della mixology” capace di attrarre un numero crescente di giovani verso una professione che si è molto modernizzata disegnando una figura di bartender che è sempre più manager quando anche non imprenditore.
«La partnership con Campari Academy – spiega uno delle anime del Jerry Thomas Project, Leonardo Leuci – parte da lontano perché già da anni era in essere una collaborazione tra loro e noi. Dal canto nostro facciamo formazione dal 2009, prima ancora che nascesse lo speakeasy di vicolo Cellini, e siamo stati tra i primi trainer di Campari Academy quando questa è nata. La partnership di oggi tra il Jerry Thomas Educational e Campari Academy è quindi una tappa importante di un percorso comune».
Tra i corsi in partenza a Roma c'è l'introduttivo Essential and Classic Bar Program, per avvicinare al lavoro chiunque voglia iniziare a muovere i primi passi nell'industria del bar, e quello più avanzato come il Bar Lab & Innovation Program.
«La formazione continua è uno dei capisaldi della filosofia di Campari Group e in questi anni sono passati da Campari Academy, come studenti o come formatori, tutti o quasi i nomi più importanti del mondo bar – conferma Arturo Carile, Campari Academy manager Italia –. Siamo convinti che in futuro ci sarà sempre più bisogno di professionisti qualificati che sappiano promuovere il bere bene e responsabile. Le Academy vogliono però essere anche dei centri di eccellenza dove fare innovazione e sperimentazione, dove portare la miscelazione dal livello basico a quello avanzato».
E, di conseguenza, sostenere la tendenza alla “premiumizzazione” dei prodotti che costituiscono il core business di un bar all'insegna del bere meno ma bere meglio. Una premiumizzazione, traducibile in prodotti di maggior pregio e di prezzo più elevato, che poggia e si giustifica con un servizio e una professionalità adeguata da parte degli operatori. Che ricordiamolo sono il target principale, se non esclusivo, delle Campari Academy sulle quali la multinazionale made in Italy degli spirits sta investendo così tanto.
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