di Marco Rogari
Pensioni, il governo al lavoro per modificare Opzione donna
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Il confronto tra governo e sindacati sulla nuova riforma previdenziale e, soprattutto, sul “dopo-Quota 103” si è di fatto bloccato.
Ma il tema della flessibilità in uscita resta tra i più dibattuti. In ogni caso, prima di individuare l'eventuale soluzione, l'esecutivo dovrà tenere conto della situazione attuale. Dall'ultima rilevazione del Coordinamento generale statistico attuariale dell'Inps emerge che le pensioni d'anzianità e anticipate erogate dall'Istituto a tutto il 1° gennaio 2023 assorbono ben 121,6 miliardi: quasi il 53% del conto totale da circa 231 miliardi per prestazioni pensionistiche.
La percentuale sale al 58,9% prendendo in considerazione i soli assegni “strettamente previdenziali”, che in tutto costano 206,6 miliardi, ma scende al 37% nel caso dei nuovi trattamenti liquidati nel solo 2022 per un importo totale di 14,2 miliardi, 5,2 dei quali appunto destinati agli “anticipi”.
I dati dell'ultima rilevazione degli esperti dell'Istituto guidato da Pasquale Tridico confermano che al 1° gennaio 2023 le pensioni di anzianità e anticipate (5.022.600) sono in netta prevalenza rispetto a quelle di vecchiaia (4.380.315). Il grosso arriva dalla gestione dei lavoratori dipendenti: oltre 3,3 milioni di assegni, ai quali si aggiungono quelli delle gestioni dei lavoratori autonomi (più di 1,7 milioni).
Per le sole nuove pensioni liquidate dall'Inps nel 2022 si riduce, fino quasi a chiudersi, la forbice tra «anticipate» e «vecchiaia».
Nel primo caso i trattamenti sono 222.722 (il 30,8% di tutti gli assegni “strettamente previdenziali”) per un costo di 5,26 miliardi (il 50,1% degli importi complessivi delle prestazioni prettamente pensionistiche), mentre quelli di vecchiaia sono 222.111 (sempre 30,8%) per una spesa superiore ai 2,6 miliardi: il 25,2% della categoria strettamente previdenziale, nella quale rientrano 10,5 milioni di prestazioni, cui vanno aggiunti altri 3,6 nuovi trattamenti di tipo “assistenziale”.
L'Osservatorio Inps mette in evidenza come a tutto il 1° gennaio 2023 circa il 74,3% delle pensioni di “anzianità/anticipate” prettamente previdenziali sia erogato a soggetti di sesso maschile.
L'asticella si abbassa al 37,6% per gli assegni di vecchiaia. Le percentuali di prestazioni destinate a uomini cambiano sensibilmente nel caso delle nuove pensioni liquidate nel solo 2022: 64,8% per gli «anticipi» e 53,1% per la «vecchiaia».
Tridico, nel libro dal titolo “Il lavoro di oggi la pensione di domani”, ricorda che l'Inps attualmente eroga 189mila baby-pensioni.
La spesa annuale è di circa 2,9 miliardi. Di questi trattamenti circa 149mila sono versati a donne, che mediamente usufruiscono di questo assegno da 36 anni, mentre per gli uomini la durata media del beneficio è di 35 anni.
Marco Rogari
vicecaporedattore
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