(REUTERS)
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In attesa che venerdì si incontrino a Washington il presidente Biden e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per trovare una modalità di dialogo sul tema, da Bruxelles un portavoce della Commissione è tornato sulla delicata questione del rischio fuga delle grandi aziende verso gli Stati Uniti. Dall’altra parte dell’oceano l’approvazione dell’Inflation reduction act (IRA) ha cambiato le carte in tavola: 370 miliardi di dollari per incentivare le imprese tech e green, anche estere, a trasferirsi negli Stati Uniti. Giovedì aveva fatto molto parlare il caso Volkswagen, con il primo gruppo automobilistico europeo che sta riflettendo sull’opportunità di andare negli Usa anziché nell’Est Europa per una delle sue 6 gigafactory per le batterie da realizzare entro il 2030.
Con il piano industriale Net-Zero e con le nuove norme sugli aiuti di Stato, Bruxelles è impegnata a «rendere l’industria europea il più attrattiva e competitiva possibile», ha dichiarato all’Ansa un portavoce della Commissione europea, interpellato sui possibili piani di Volkswagen. «Non commentiamo sulle singole decisioni delle imprese», ha evidenziato il portavoce, ricordando proprio i colloqui in corso con gli Usa sull’IRA. «Vogliamo ottenere un trattamento quanto più non discriminatorio possibile per le imprese Ue, evitando distorsioni», ha aggiunto.
Lo scorso 24 febbraio in un’intervista al Financial Times, John Podesta, consigliere di Biden sui temi dell’energia pulita, aveva dichiarato senza troppi giri di parole che gli Stati Uniti non sono intenzionati a «chiedere scusa» nel dare priorità ai posti di lavoro in America. Quindi, a sentire Podesta (Biden ha gettato acqua sul fuoco, sostenendo che gli Usa non intendono «togliere nulla» agli europei) poco importerebbe all’alleato se diverse grandi aziende europee optassero per i sussidi americani e licenziassero qui in Europa.
Sulla delicata questione è intervenuto anche il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso. «Volkswagen si pone un problema se investire in Europa o negli Stati Uniti e come Volkswagen la grande parte delle grandi imprese europee si pongono lo stesso problema. Pensiamo fuori dall’Europa, coloro che avevano deciso dagli Stati Uniti o da altri continenti di investire in Europa», che faranno, se non reagiamo con «altrettanta assertività e altrettanta tempistica di quanto hanno fatto gli Stati Uniti, oggi, non nel 2026».
Intanto, al centro dei colloqui di venerdì tra von der Leyen e Biden c’è proprio l’Inflaction Reduction Act, messo in atto da Biden che con i suoi 300 miliardi di dollari di sussidi per la green economy, potrebbe distogliere gli investimenti dall’Europa. La Commissione Ue ha adottato oggi un nuovo quadro temporaneo di crisi sugli aiuti di Stato per sostenere le imprese europee nella transizione verso un’economia a zero emissioni. «Le nostre regole» sugli aiuti di Stato «consentono di accelerare gli investimenti Net-Zero in questo momento critico, proteggendo al contempo la parità di condizioni nel mercato unico e gli obiettivi di coesione», ha commentato la commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager. Ma Von der Leyen è determinata ad ottenere che parte delle materie prime necessarie negli Stati Uniti per i processi di produzione possano essere di provenienza europea e abbiano accesso ai crediti d’imposta dell’IRA: tradotto, sarebbe un via libera alle batterie per automobili di produzione europea. Ci dovrebbe essere accordo, quindi, su avviare negoziati per garantire all’’Ue lo status di accordo di libero scambio per l’Unione europea. I due leader discuteranno anche di temi politici come l’alleanza a difesa dell’Ucraina, la task force congiunta sulla sicurezza energetica europea per rendersi autonomi dalla Russia e le sfide poste dalla Cina.
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