di Marco Ludovico
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Il vaso di Pandora va scoperto. È quello della rete di agenti russi, oggi in particolare, ma anche cinesi, in azione sotto mentite spoglie in Italia. Pronti a pagare, sostenere, offrire una sedicente amicizia a patto di ottenere informazioni pregiate. Il mirino adesso punta a un’opzione alternativa, ormai più ghiotta in tempi di informazione digitale totalizzante e conseguente infodemia (dal vocabolario Treccani: «Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili»). L’obiettivo russo e cinese si chiama propaganda. Travestita, certo, da informazione.
Il comitato di controllo per la sicurezza della Repubblica, guidato da Adolfo Urso (Fdi), ha fatto una mossa senza precedenti. Gli effetti e i risultati sono tutti da vedere. Ma l’atto politico va notato: Urso, in sostanza, annuncia «approfondimenti» sulle attività di disinformazione svolte da russi e cinesi, ricorda, in Italia. Gli accertamenti dovrebbero spingersi fino agli eventuali inquinamenti sull’obiettività dell’informazione giornalistica. Con la garanzia, giura il presidente del Copasir, di non mettere mai in discussione la libertà di stampa. Sul tema, all’attenzione anche della commissione Vigilanza Rai, il comitato parlamentare ha già ascoltato martedì scorso il direttore dell’Aise, Gianni Caravelli. L’11 maggio sarà la volta del direttore dell’Aisi, Mario Parente; il giorno dopo dell’ad della Rai, Carlo Fuortes; il 18 maggio toccherà al presidente dell’Agcom, Giacomo Lasorella.
Il controspionaggio, cuore operativo della caccia agli agenti esteri ostili in Italia, è in capo all’Aisi. L’Aise monitora le azioni estere mirate all’Italia. Così il conflitto russo-ucraino sta cambiando anche l’agenda di lavoro dei servizi segreti, compreso il Dis (dipartimento informazioni e sicurezza) guidato da Elisabetta Belloni. Analisi di intelligence e attività informativa delle nostre agenzie sulle influenze russe e cinesi sui media hanno uno scopo principale se non unico: tutelare la sicurezza nazionale. Messa a rischio, in teoria, anche da una serie di fake news. Continue, di ogni genere, potrebbero andare avanti in ogni direzione. Gli addetti ai lavori sanno bene come tra Roma e altre città strategiche agiscono decine di agenti russi e cinesi. Con modalità differenti, a scopi sempre ben precisi.
Gli uomini del Sol Levante hanno la forza dei numeri e del capitale generoso da elargire. Avvicinano le università, i centri studi, sono a caccia di tecnologie, progetti industriali pregiati, settori come high tech e spazio sono da anni nel loro mirino: da Washington gli allarmi del governo americano sono incessanti. I russi, invece, prediligono il lato politico e militare. Contattano in apparenza per caso i soggetti da coinvolgere, molto spesso con debolezze personali, diventano munifici di soldi e altre necessità. Walter Biot, capitano di fregata della Marina Militare, era in forza allo Stato Maggiore Difesa, centro nevralgico di informazioni strategiche segrete e segretissime. Arrestato e ora a processo con imputazioni gravissime, in combutta secondo l’accusa con agenti russi, potrebbe aver trafugato e consegnato proprio documenti Nato. Quelli che Mosca voleva.
Il Copasir sta così aumentando la sua forza politica. A giugno andrà in missione negli Stati Uniti, un mese dopo la visita in queste ore del presidente del Consiglio Mario Draghi. Massima autorità politica, va ricordato, sui servizi di informazione e sicurezza, delegata al sottosegretario Franco Gabrielli. L’azione del comitato parlamentare, di formazione bipartisan, ha peraltro una prerogativa speciale: la secretazione delle riunioni. L’indagine sulla disinformazione, del resto, non spunta improvvisa. Ma fa seguito, come ha spiegato Urso, ai 13.846 i casi censiti dal 2016 a oggi nel database della task force dello European external action service (Eeas) dell’Ue. Indagare su un pilastro della democrazia, i mezzi di informazione, è molto delicato. Non sono mancati i malumori. Ma se il giornalismo, a cominciare da quello televisivo, è inquinato, condizionato o persino a libro paga di nazioni ostili, sia pure nel segreto degli atti Copasir il Parlamento deve conoscere ogni possibile deviazione o ingerenza.
Marco Ludovico
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