di Gerardo Pelosi
(AP)
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Il presidente francese Emmanuel Macron pretendeva che se ne parlasse già il 5 e 6 ottobre scorsi al vertice straordinario di Brdo in Slovenia. Ma il protrarsi del confronto sull'allargamento ai Balcani occidentali non ha consentito di approfondire l'argomento in quell'occasione. Nelle ultime settimane Macron avrebbe però insistito con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel che alla fine ha inserito al titolo V della bozza di conclusioni del Consiglio di oggi e domani un sibillino capitolo dal titolo “discussione strategica sulla politica commerciale dell'Unione europea”. Ma alla cena di lavoro di questa sera i 26 capi di Stati e di Governo europei si troveranno davanti un presidente francese che intende dare un preciso contenuto a questa discussione.
Macron chiederà sostanzialmente la “europeizzazione” del contenzioso con gli Stati Uniti per la vicenda del contratto dei sommergibili della Naval Group all'Australia che si è visto soffiare dagli Stati Uniti. Nonostante l'era Trump sia ormai alle spalle le guerre commerciali tra le due sponde dell'Atlantico non sembrano terminate e chiamano in causa precise responsabilità della Commissione e di tutti gli Stati membri. Lo scontro tra Emmanuel Macron e Joe Biden sui sottomarini nucleari francesi per l’Australia solo apparentemente è stato risolto. Alla metà di settembre l’Australia ha reso noto che avrebbe acquistato alcuni sommergibili a propulsione nucleare non più dalla Francia, con cui aveva raggiunto un accordo, ma dagli Stati Uniti che nello stesso tempo annunciavano un nuovo patto militare, Aukus (dalle iniziali di Australia, United Kingdom e United States), con cui si intende presidiare l’Indo-Pacifico in funzione anti Cina. Macron ha parlato di «pugnalata alle spalle» da parte degli Stati Uniti per il mancato business (la stima è di circa 50 miliardi di euro) e ha richiamato gli ambasciatori francesi da Washington e da Canberra, chiedendo di rinviare il Consiglio Ue-Usa su commercio e tecnologia in programma a Pittsburgh il 29 settembre.
La tempesta si è placata rapidamente ma si è lasciata dietro alcuni strascichi inevitabili a cominciare dalla scarsa solidarietà europea ottenuta dalla Francia. Era da molti anni che Macron puntava ad assumere un ruolo egemone nelle tecnologie della difesa in quella parte del mondo ma l’esclusione ha mortificato tali ambizioni soprattutto perché i sottomarini francesi sono stati giudicati dall’Australia di tecnologia obsoleta e inferiori come specifiche tecniche rispetto a quelli americani. Ma quel che è peggio e come lo stesso Draghi ha segnalato alla fine del vertice di Brdo, Biden non si sarebbe minimamente preoccupato di avvisare del contratto per i sottomarini né la Nato né tantomeno l’Unione europea. In pratica una recidiva rispetto al comportamento utilizzato per il frettoloso ritiro dall'Afghanistan e accordo con i talebani che ha di fatto escluso consultazioni con i Paesi Nato che avevano pure partecipato alla missione per venti anni.
E non è neppure escluso che la questione possa trovare un qualche spazio nella ministeriale difesa della Nato che si terrà sempre a Bruxelles oggi e domani.La questione è stata già sollevata anche dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio pochi giorni fa al G20 di Sorrento, primo vertice del genere sul commercio mondiale dell'era post Trump. Nell'incontro a quattr'occhi con la rappresentante al commercio Usa, Katherine Tai, il responsabile della Farnesina avrebbe manifestato tutte le perplessità dell'Italia per un atteggiamento che punta a creare una sorta di nuova Nato del Pacifico insieme a un Paese come il Regno Unito da poco uscito dalla Ue e che tra l'altro si candida a guidare (forse con l'ex premier Theresa May) la stessa Alleanza atlantica.
Difficile immaginare se Macron riuscirà ad ottenere la solidarietà degli altri Paesi Ue o se questa solidarietà possa rappresentare oggetto di scambi con altri dossier come quello sulle fonti di energia, dove la Francia insiste nella scelta del nucleare di ultima generazione insieme ad altri 9 Paesi Ue ritardando in questo modo un accordo sullo stock comune europeo di riserve di gas per ridurre il caro bollette. Di sicuro il tema aprirà il confronto sulla riforma del Wto in funzione antiprotezionista e multilaterale. Lo stesso premier italiano Mario Draghi si è detto fiducioso che la ministeriale Wto di fine novembre a Ginevra possa aprire la riflessione sulla riforma dell'organismo che fissa le regole del commercio mondiale. L'eccellente stato dei rapporti tra Macron e Draghi potrebbe lasciare intendere che l'Italia sostenga le richieste francesi ma fonti di Governo escludono che il contezioso tra Parigi e Washington possa incidere anche marginalmente su tempi e modi dell’imminente firma del Trattato del Quirinale che dovrà regolare per i prossimi anni le relazioni tra Italia e Francia su tutti i settori della cooperazione bilaterale. «Le due questioni – dicono le stesse fonti – sono assolutamente non collegate».
Gerardo Pelosi
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