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Viaggio ad Älmhult, nel cuore (e nel cervello) dell’Ikea

di Fabrizia Villa

Le polpette svedesi targate Ikea sono invece turche

19 maggio 2018
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4' di lettura

Raggiungere Älmhult, cuore e cervello mondiale di Ikea è una piccola impresa. C'è il volo, su Copenhagen, e poi un treno, non sempre affidabile, che raggiunge questa cittadina di 8mila anime dove 75 anni fa è nata la più grande azienda di mobili del mondo. In mezzo, tra l’organizzatissimo aeroporto danese e la Disneyland del mobile svedese, ci sono due ore di viaggio e lo spettacolare passaggio su the Bridge, il mitico ponte di Öresund: 15,9 km che collegano Copenhagen a Malmö.

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L’arrivo e l’hotel
Un guasto al treno raddoppia il tempo che mi separa dalla mia destinazione, ma alla fine scendo alla stazione di Älmhult. Impossibile perdersi: qui tutte le strade portano a Ikea, basta seguire la frecce Ikea Hotell e in cinque minuti ne raggiungo l’ingresso. Il cielo è plumbeo e lo è altrettanto la facciata dell'albergo, un austero contenitore di cemento che all'interno acquista personalità con gli arredi rigorosamente della maison. Prima lezione: scegli bene dal catalogo, mescola un po’ legni e colori e renderai vivace anche lo spazio più neutro. La full immersion nel mondo Ikea prosegue in camera. Io e la valigia siamo gli unici elementi a non far parte delle collezioni più recenti della multinazionale svedese.

Fuori, c’è un mondo piccolo, ma molto interessante da scoprire. Ci vuole un po’ per prendere l’esperienza sul serio, ma quando ci si lascia andare basta poco per farsi conquistare dal modello di vita e lavoro proposto ad Älmhult. Tutto ruota attorno a un piazzale, un parcheggio – più piccolo di quello di un qualsiasi negozio Ikea in giro per il mondo– su cui si affacciano tutti gli edifici strategici per lo sviluppo dei prodotti, oltre all’albergo e all’Ikea Museum.

Ikea rinnova la tradizione del democratic design

28 foto

La facciata dell'Ikea Test Lab, dove vengono fatte le prove sui prodotti in corso di sviluppo e dove, una volta all'anno, tutti i prodotti in vendita nei negozi Ikea vengono testati
Il nuovo sistema Platsa di armadi e guardaroba si caratterizza per la modularità. Può trovare spazio in ogni ambiente della casa ed essere montato o smontato fino a 99 volte
Hanna-Kaarina Heikkilä, in house designer di Ikea of Sweden, con uno dei vasi Självständig (in svedese “indipendente”). Ogni pezzo è unico, personalizzato dalla pressione lasciata dall'operaio quando estrae il vaso dallo stampo. Tutti i vasi riportano anche un numero corrispondente all'operaio che li ha resi unici
Prototipo di sedia della collezione Markerad di Virgil Abloh per Ikea
Sistema componibile di armadi e guardaroba Platsa
La produzione industriale di perni a incastro. Brevettati al Prototype lab di Älmhult da Anders Eriksson, Benny Andersson e Göran Sjöstedt e sperimentati dal 2013, queste soluzioni per il montaggio hanno ridotto e semplificato i tempi di assemblaggio dei mobili tra il 50 e l'80 per cento. Il sistema Platsa pensato per i Millennials si basa interamente su questo efficiente sistema di montaggio
Erik Gyllensvaan, ceo dell'omonima azienda svedese, mostra la prima lettera spedita al padre Nils da Ikea, nel 1952
Erik e Mårten Gyllensvaan, proprietari di Gyllensvaans Möbler, il principale produttore di librerie Billy per Ikea. Alle loro spalle una lettera del 1952 scritta da Kamprad al padre Nils per richiedere una fornitura di mobili
La liberia Billy. Gyllensvaans Möbler è il maggior produttore di questa serie per Ikea. Nella fabbrica di Kättilstor, nella Svezia centrale, si producono circa 30 pezzi al minuto
La linea di impacchettamento è tra le più automatizzate della Gyllensvaans Möbler
Le istruzioni per il montaggio della Billy sono pronte per essere inserite nei pacchi
La collezione Industriell progettata da Ikea e Piet Hein Eek. Per realizzarla sono stati sviluppati nuovi modi di lavorare il legno, il vetro, la ceramica e i tessili, creando prodotti unici su larga scala
Le lampade a sospensione della nuova collezione Industriell sono realizzate a mano con fibre naturali
L'Ikea Hotell di Älmhult
Particolare del ritratto di Ingvar Kamprad all'ingresso dell'Ikea Museum. Il viso del fondatore di Ikea altro non è che un mosaico composto da 2mila ritratti dei lavoratori di Ikea ad Älmhult
La riproduzione di un'abitazione rurale di fine Ottocento all'Ikea Museum. Centro di quest'ambiente unico era la cucina
Lo studio di Ingvar Kamprad è stato riallestito fedelmente all'interno dell'Ikea Museum. La poltrona con il bracciolo sfondato e un vecchio fax con l'avvertenza “non buttare” raccontano molto delle abitudini morigerate del fondatore dell'azienda
Il primo negozio Ikea, aperto ad Älmhult ne 1958
La facciata del nuovo Ikea Museum, inaugurato nel 2016 là dove sorgeva il primo negozio Ikea
All'interno dell'Ikea Museum, una parete è allestita con i più iconici prodotti dell'azienda svedese
Al termine del percorso espositivo, la boutique del negozio Ikea propone edizioni limitate dei più amati prodotti Ikea
Il Democratic Design Center, ad Älmhult
La zona dedicata al tessile del Prototype Shop
Stampanti 3D al Prototype Shop
La zona del l'Ikea Test Lab dove si controllano resistenza e durata dei mobili
Il famoso “pacco piatto” di Ikea; il primo risale al 1956
Virgil Abloh con Henrik Most, leader creativo di Ikea leader creativo di Ikea Range and Supply
Virgil Abloh, stilista e direttore di Off-White e, da marzo, direttore creativo di Louis Vuitton Uomo, durante la preview della collezione Markerad (in svedese, “evidenziato”) per Ikea, che sarà nei negozi nel 2019

Un museo pedagogico
Inaugurato nel 2016 dove precedentemente sorgeva il primo negozio aperto da Ingvar Kamprad nel 1958, il museo è un buon punto di partenza per scoprire l’evoluzione dell’azienda fondata nel 1943 e che oggi conta oltre 200mila dipendenti e 415 negozi in tutto il mondo.
Appena entrata, mi accoglie una gigantografia di Ingvar, un omaggio al fondatore che, quando mi avvicino, si rivela qualcosa di differente: un mosaico fatto con i ritratti dei dipendenti Ikea, quella “maggioranza delle persone” a cui Kamprad si è sempre rivolto. Il viaggio nell’esposizione è in tre tappe: le nostre radici, la nostra storia, la vostra storia. Si va dal passaggio dalle campagne alla città in Svezia ai mille aneddoti su Kamprad e sull'azienda, quadri di vita vissuta che non mancano di autoironia, come la ricostruzione dello studio del fondatore con la poltrona dal bracciolo sfondato, la scatola con i primi risparmi di Ingvar bambino realizzati vendendo fiammiferi, semi e pesci.

C’è il ricordo del primo ristorante aperto nel negozio di Älmhult nel 1959 perché «non si fanno buone scelte a stomaco vuoto» e, alle pareti, citazioni del Testamento di un commerciante di mobili, pamphlet-decalogo scritto da Kamprad nel 1976, summa della filosofia del Design democratico. Certo c'è dell'autocelebrazione nell'esposizione, ma è anche un'interessante ricostruzione di oltre mezzo secolo di globalizzazione.

Prima di andarmene non resisto a una sosta nello studio fotografico, replica del setup dell’ultimo catalogo Ikea. Premo un bottone e, il tempo di sedermi sul nuovo divano Vimle, la foto è fatta, devo solo aspettare un minuto per portarmi via la stampa, un’edizione speciale della copertina della Bibbia Ikea. Ultima tappa, il negozio del museo, dove sono esposte variazioni dei grandi classici Ikea, edizioni limitate, ma sempre accessibili, come l’iconica borsa Frakta realizzata in colori diversi dai classici giallo e blu, pezzi unici da un euro (un affare se paragonati alla riedizione proposta lo scorso anno da Balenciaga a quasi 2mila euro).

Il Democratic design Center
Per scoprire dove Frakta e le sue compagne sono nate bisogna entrare al Democratic design Center. Da qui ogni anno nascono le idee che portano alla creazione di 2mila nuovi prodotti. L’ambiente è decisamente internazionale (all’Ikea di Älmhult lavorano 2mila persone provenienti da 52 Paesi diversi) la parola d’ordine qui è trasparenza, scambio di informazioni, tra designer, ingegneri, prototipisti, esperti di logistica, fornitori, la lingua, invece è lo swenglish, un inglese che spesso ha la cantilena tipica della lingua svedese.

Le idee e i disegni condivisi diventano oggetti nel Prototype Shop, il centro prototipi dove, anche grazie all’uso delle stampanti 3D, si materializzano gli embrioni dei prodotti. Il centro, aperto nel 1956 da Gillis Lundgren, primo designer Ikea e papà della Billy, è il luogo dove si impara dagli sbagli e dove si mettono a punto piccoli, ma rivoluzionari dettagli come il nuovo perno a incastro che riduce drasticamente i tempi di montaggio. Per ogni prodotto il viaggio è lungo e la decisione finale dipende sempre dalla domanda “migliorerà la vita delle persone?”. I designer, mi spiegano, viaggiano spesso sia per visitare i fornitori sia per capire che cosa ottenere da materiali differenti. Al rientro ad Älmhult poi lo scambio continua con i file 3D.

Qui e al Prototype Shop sono catapultata nel futuro. Si sta lavorando sui prodotti che, se tutto andrà bene, rivedrò solo tra un anno e mezzo nei negozi di tutto il mondo. Prima dovranno passare il severo controllo del Test Lab, il laboratorio dove tutti i nuovi prodotti Ikea vengono testati prima di essere messi in commercio. Uno staff di 37 persone esegue 60mila test all'anno: dall’analisi dei composti organici volatili ai test meccanici e funzionali su divani, materassi tavoli. Si testano i materiali e il loro comportamento in determinate condizioni, come per esempio i tessuti, che qui sono messi a dura prova, tra macchie, lavaggi ad alte temperature, esposizione ai raggi solari. Si lascia che le sigarette si consumino sui materassi per testarne l’infiammabilità e si prova la resistenza dei mobili destinati al mercato Orientale in camere ad alto tasso di umidità.

Nel Test Lab di Älmhult, come nell'analogo laboratorio di Shanghai, è sempre aperta la caccia all'errore. Proprio all'errore si dice che Kamprad avesse dedicato un premio, invitando i dipendenti a segnalare i più grossi. Una visione enunciata nel suo Testamento di un commerciante di mobili: «il timore di sbagliare è la base della burocrazia e il nemico di qualsiasi tipo di sviluppo». Il tempo e i numeri sembrano avergli dato ragione. Lo scorso anno, a 75 anni dalla fondazione, il gruppo Ikea ha registrato una crescita nelle vendite del 4 per cento con ricavi pari a 34,2 miliardi di euro. Questione di buonsenso: sbagliando s’impara.

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