di Stefania Arcudi
(IMAGOECONOMICA)
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Gli acquisti a Piazza Affari premiano il titolo di Telecom Italia in scia alle indiscrezioni di stampa secondo cui Cassa Depositi e Prestiti sarebbe pronta ad alzare l'offerta per la rete Tim di 2 miliardi di euro, portandola in area 20 miliardi. A riferire i rumor è Bloomberg, secondo cui «una decisione finale non è ancora stata presa e i termini potrebbero ancora cambiare». Tuttavia, non sono aggiunti ulteriori dettagli, quindi non sono noti i valori attribuiti ai singoli asset di NetCo o la posizione di CdP in merito ad alcune delle richieste lato Telecom che erano trapelate per le offerte migliorative, per esempio il farsi carico del rischio antitrust.
Rispetto a Kkr, che pure potrebbe migliorare la propria offerta (anch'essa da 18 miliardi prima di considerare i 2 miliardi di earn-out per la fusione con Open Fiber), CdP finora non ha riconosciuto nulla sulle eventuali sinergie di un'aggregazione, spiegano gli analisti di Intermonte, sottolineando che «anche a fronte di un rilancio da 2 miliardi, l’offerta di CdP sarebbe ancora lontana dalle stime di Vivendi, che valuterebbe la rete a circa 31 miliardi». Quindi, sottolineano gli esperti, in vista del Board del 18 aprile, considerando la prevalenza nel CdA di Tim di consiglieri indipendenti (11 su 14) a valle dell’uscita di Vivendi, «il parere degli advisor potrebbe essere determinante nelle scelte future del Cda».
Va ricordato che un anno fa il Cda aveva respinto l’offerta potenziale di Kkr da 0,505 euro per azione su Tim che, secondo la stampa, prevedeva una valutazione implicita di 25 miliardi per NetCo, ma in un contesto di mercato e di tassi molto più favorevole di quello odierno. Secondo gli analisti di Equita, «dal punto di vista meramente quantitativo, l'offerta precedente era indicata a 18 miliardi, con un impatto per il debito di Tim di 15,4 miliardi. Se CdP alzasse l'offerta a 20 miliardi, ipotizzando che l'intero rialzo sia da attribuire agli asset ex-FiberCop, per Tim il deleverage salirebbe a 17,4 miliardi, contro i 16,1 miliardi della nostra valutazione (costruita su un Ev della rete di 18,6 miliardi), con un impatto di circa 6 centesimi sul nostro target. Il debito di gruppo 2023 calerebbe a 3 miliardi, prima degli oneri straordinari legati all'operazione».
Stefania Arcudi
Redattore Radiocor
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