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Gli Uffizi attraggono grandi sponsor: da Atkins 4,8 milioni di dollari

di Marilena Pirrelli

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Anfiteatro di Boboli

Anfiteatro di Boboli

Per il restauro dell’Anfiteatro del Giardino di Boboli, già ricevuti quasi 2 milioni dalla mecenate americana per altri recuperi. Per il direttore Schmidt utile anche per i musei l’introduzione dell’Iva ridotta sull’arte

12 marzo 2023
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4' di lettura

Una sponsorizzazione da 4,8 milioni di dollari, circa 4,5 milioni di euro, dalla mecenate statunitense Veronika Atkins alle Gallerie degli Uffizi di Firenze. Dopo aver finanziato lo scorso anno per quasi 2 milione di euro, attraverso i Friends of the Uffizi Galleries, il restauro del Terrazzo delle carte geografiche, la serie degli arazzi Valois e la Sala di Bona a Palazzo Pitti e aver regalato l’ottobre scorso uno dei migliori pianoforti al mondo per i concerti nella Sala Bianca dell’ex reggia medicea, ora la Atkins ha annunciato insieme al direttore delle Gallerie Eike Schmidt di impegnarsi nel restauro integrale dell’Anfiteatro del Giardino di Boboli. Si tratta, sottolinea il direttore raggiunto al telefono a Tefaf a Maastricht, del più grande versamento da un privato mai effettuato in favore di un museo fiorentino. I lavori di restauro dell’Anfiteatro rientrano nel programma di rilancio del verde mediceo ’Boboli 2030, prenderanno il via nei prossimi mesi e dureranno tra i due e i tre anni.

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Eike Schmidt e Veronika Atkins

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Una mecenate che ritorna

“Il progetto dell’Anfiteatro di Boboli unisce i miei tre amori più grandi - sottolinea Atkins -: la natura, l’arte e la musica. Non vedo l’ora di assistere alla prima dell’opera lirica che in questo luogo magico e unico al mondo risuonerà alla fine dei restauri”. “Grazie alla generosità di Veronica Atkins vedrà la luce uno dei progetti chiave dell’iniziativa Boboli 2030 - osserva il direttore Eike Schmidt -: l’Anfiteatro di Boboli, che recupererà la sua funzione di teatro all’aperto, proprio nella città dove nacquero il melodramma e la lirica stessa. Presto vedremo di nuovo i migliori cantanti esibirsi qui”

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Anfiteatro di Boboli

«Il progetto partirà presto, vi è un gruppo di architetti già al lavoro per la progettazione esecutiva in stretta collaborazione con la sovrintendenza, guidata da Antonella Ranaldi e l’architetto Valentina Aversa e i funzionari di competenza su Boboli» spiega Schmidt. «Sin dall’inizio è stato coinvolto un ingengnere del suono per ottenere una acustica perfetta, come quella che le cronache del passato sottolineavano nelle recensioni degli spettacoli allestiti nell’Anfiteatro. La signora Atkins, una mecenate di lungo corso per gli Uffizi in contatto da anni con il direttore esecutivo dei Friends of the Uffizi Galleries, Lisa Marie Conte Brown, quando è venuta lo scorso anno a Firenze (in quell’occasione le furono conferite le Chiavi della città) ha visto la realizzazione dei restauri da lei finanziati e ha espresso soddisfazione. Così si è innamorata del nuovo progetto su Boboli 2030 ed è nata la sponsorizzazione».

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Veduta dell’anfiteatro di Boboli, Della Bella Stefano, disegno, penna e bistro su carta bianca, Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

Sponsorizzazioni, un segno in controtendenza

Le sponsorizzazioni rappresentano una risorsa importante per le istituzioni culturali che, però, dal 2008 sono in costante calo, anno dopo anno. «In teoria la signora Atkins avrebbe potuto fare una donazione, ma abbiamo preferito la via del contratto di sponsorizzazione che consente di riconoscere allo sponsor la comunicazione dell’azione di sostegno. Due placche di ringraziamento a suo nome verranno poste nel ristorante che verrà restaurato, seguendo così le linee guida Icom. Abbiamo scelto la via più trasparente e preferisco utilizzare questo strumento che prevede un rapporto di scambio (comunicazione e pubblicità per l’impresa o il privato) che possa essere di incoraggiamento verso altri sponsor individuali e corporate. Questa grande sponsorizzazione è un segnale positivo, speriamo che altre imprese seguano l’esempio in cambio della visibilità data al gesto di munificenza. Ricordiamo che vi è anche lo strumento dell’art bonus, non ancora perfetto per via della troppa burocrazia, ma avere due strade per il sostegno ai musei è importante. Chi dona dall’estero del resto vuol vedere il risultato».

Tefaf i musei comprano

Mentre passeggia tra gli stand del Tefaf il direttore degli Uffici confessa di aver opzionato qualcosa, senza svelare ancora l’acquisto. «È un’edizione molto bella - racconta –, negli ultimi tre anni gli antiquari hanno lavorato molto, fatto ricerca e portato pezzi straordinari con moltissime novità dagli Old Master fino alle 900. Se ci fosse un premio per la migliore scultura lo darei alla piccola terracotta di Canova», che ha suscitato anche l’interesse dei musei americani, a cui è stato venduto un Soldani Benzi.

L’Iva ridotta necessaria per i musei

Nella bozza del Ddl delega al governo per la riforma fiscale l’arte entra a pieno titolo nel ridisegno delle aliquote Iva secondo i criteri posti dalla normativa Ue in quanto soddisfa le esigenze di maggior rilevanza sociale. «È una misura molto positiva non solo per i mercanti e i collezionisti, ma specialmente per i musei che oggi pagano l’Iva ordinaria del 22% per comprare un’opera d’arte al fine di ampliare la collezione. In altri paesi gli acquisti dei musei hanno l’Iva azzerata. Passare dal 22% al 5%, come potrebbe accadere, sarà un grande passo avanti e farà sì che grandi capolavori possano tornare più facilmente in Italia. Sosterrà il mercato dell’arte antiquariale: è un primo passo importante e va nella direzione giusta, sono sicuro che avrà un buon effetto per valorizzare la circolazione delle opere» è convinto. «Tutela e valorizzazione non sono contrapposte, anzi non vi è l’una senza l’altra. Se, per esempio, un’opera viene acquistata da un privato che ama l’arte vorrà dire che verrà valorizzata e protetta, talvolta, studiata e restaurata e non sarà dimenticata con la probabilità che, dopo un periodo lungo di possesso, possa anche essere donata a un museo. Ma sono certo che dall’estero rientreranno in Italia grandi opere che in futuro potrebbero essere nuovamente vendute o donate». Dopo tanto lavoro svolto alle Gallerie la conclusione del mandato da direttore a novembre, si ricandida? «Nessuno può dirlo, c’è ancora parecchio tempo e tanto lavoro da fare» risponde Eike Schmidt e si accomiata per proseguire la sua visita al Tefaf e, magari, mettere a segno qualche altra prenotazione.

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