di Eu.B. e Cl.T.
Solo il 27,4% di tutti i laureati italiani è relativo alle materie Stem
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Dei tanti paradossi del mercato del lavoro italiano c’è quello che riguarda i laureati Stem (acronimo inglese per scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Oggi questi giovani talenti, come ci raccontano gli ultimi dati Excelsior di Unioncamere-Anpal, sono molto richiesti dalle imprese, ma nel 60-70% dei casi il loro reperimento risulta quanto mai difficile soprattutto per assenza di candidati. Un primo motivo è che i laureati Stem sono di per sé già pochi, il 27,4% di tutti laureati italiani (con un forte gap femminile). Ma se guardiamo anche gli ultimi dati AlmaLaurea ci rendiamo conto che a rendere ancora più ristretta la platea di occupabili contribuisce la fetta dei laureati nelle materie tecnico-scientifiche che lasciano l’Italia subito dopo l’aver conquistato il titolo di studio. Circa il 10% infatti dei laureati Stem emigra all’estero, dove trova più facilmente lavoro e/o migliori prospettive di retribuzione e carriera.
Se guardiamo i gruppi disciplinari che presentano le quote più elevate di occupati all’estero ben tre dei primi quattro posti sono Stem: vale a dire, informatica e tecnologie Ict (10%), linguistico (9,4%), ingegneria industriale e dell’informazione (7,8%), scientifico (7,4%). Esattamente i settori dove c’è maggiore richiesta in Italia (incluso l’ambito economico) e dove, anche per questo motivo, è elevatissimo il mismatch. A salutare il Belpaese sono prevalentemente i laureati provenienti da contesti economicamente e culturalmente favorevoli, risiedono e hanno studiato al Nord e già durante l’università hanno avuto esperienze di studio al di fuori dell’Italia. A cinque anni dal titolo, il 17,2% dei laureati di cittadinanza italiana lavora nel Regno Unito, il 13,4% in Germania e un ulteriore 12,1% in Svizzera; ancora, il 10,8% lavora in Francia, l’8,4% in Spagna.
La stragrande maggioranza dei laureati Stem, all’estero, è impiegato nel settore industriale e in quello chimico-energetico. Sempre l’ultima indagine (2022) AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati prende ad esempio i laureati del gruppo informatica e tecnologie Ict, che, come detto, più frequentemente si rivolgono al mercato del lavoro estero. Ebbene, per costoro l’aspetto retributivo migliore fuori dall’Italia è evidente. Se, infatti, è vero che qui da noi i laureati di tali percorsi già a un anno dal titolo sono decisamente valorizzati dal punto di vista retributivo (1.613 euro mensili netti), all’estero lo sono ancor di più: percepiscono 2.535 euro, +57,2% rispetto a coloro che sono rimasti in Italia. Anche a cinque anni dalla laurea si confermano differenziali retributivi elevati, sempre a favore di quanti lavorano all’estero: 2.367 euro rispetto ai 1.795 euro degli occupati in Italia; +31,9 per cento.
Poi c’è l’altro aspetto, quella della carriera, che diventa più rapida. Come ci racconta Marco Rubino, ingegnere assunto in Bosch 14 anni fa e all’estero da sei anni (tre in Germania e tre in Svezia): «Il beneficio di muoversi sta nell’acquisire esperienza molto più velocemente rispetto a stare in uno stesso paese - spiega Rubino -. Ho cambiato cultura, clienti, colleghi. E ho dovuto imparare nuove lingue e gestire vita e famiglia senza la protezione del network locale e familiare. Nel mio caso, quindi, aver scelto di andare all’estero ha rappresentato una crescita professionale e personale che ti apre la possibilità in termini di carriera e, indirettamente, anche di riconoscimento economico».
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Claudio Tucci
Redattore
Eugenio Bruno
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