Sudan, continuano i combattimenti: colonne di fumo si levano in cielo a Khartoum
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È flop per l’ennesima «tregua» concordata in Sudan, con scontri e raid aerei registrati a Khartoum a ridosso dell’ultima intesa siglata. A poche ore dal cessate il fuoco stabilito nella sera del 22 maggio, nei quartieri meridionali della capitale sudanese sono proseguiti nella notte le violenze fra l’esercito regolare e le Forze paramilitari di supporto rapido (Rsf), scoppiate lo scorso 15 aprile come regolamento di conti fra il capo dell’esercito al-Burhan e il leader del gruppo paramilitare Mohamed Hamdane Dagalo, detto «Hemetti». Il cessate il fuoco dovrebbe durare una settimana e consentire il transito di civili e l’arrivo degli aiuti umanitari, alleviando l’emergenza di un conflitto costato un migliaio di vittime e un milione di sfollati nel terzo Paese più esteso dell’Africa.
Lo scenario si ripete dall’inizio delle ostilità, con accordi di tregua che vengono annunciati e violati a distanze di poche ore (o minuti). Il conflitto fra esercito e paramilitari si propaga intanto nel resto del Paese, aumentando la pressione migratoria verso i paesi confinanti. Secondo dati Onu aggiornati al 21 maggio 2023, si contano attualmente oltre 255mila persone in fuga fra rifugiati, richiedenti asilo e rimpatriati. Una quota di oltre 113mila persone è fluita nel solo Egitto, mentre il Sud Sudan registra oltre 64mila cittadini rimpatriati.
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