di Marika Gervasio
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Sostenibilità, rapporto con il cliente, contraffazione, supply chain: le tecnologie possono giocare un ruolo importante in questi ambiti per le aziende del lusso e del fashion (e non solo), come hanno raccontato alcuni protagonisti dell’innovazione digitale al Luxury Summit del Sole 24 Ore. «La sostenibilità è centrale - ha spiegato Luca Tonello, general manager di Dedagroup Stealth e ceo di Zedonk -. Per i brand della moda e del lusso questo si traduce nella capacità di abilitare una supply chain tracciabile e trasparente. Un percorso non facile che impone la capacità di governare la complessità della filiera e la straordinaria mole di dati che ne deriva. Solo la tecnologia può fornire un contributo determinante in termini di semplificazione. È ciò che facciamo in Deda Stealth: sfruttare tutte le potenzialità delle innovazioni e il nostro trentennale know-how per definire, insieme ai brand che affianchiamo, percorsi che permettono loro di intraprendere azioni precise e monitorabili per raggiungere un valore concreto e condiviso con l’intera comunità».
Insomma, i dati sono importanti. «Nel 2018 abbiamo deciso di lanciare un modulo per estendere la tracciabilità alle materie prime oltre che a magazzini, negozi e così via - ha sottolineato Arcangelo D’Onofrio, founder di Temera, provider di soluzioni IoT per il settore fashion, luxury e retail -. L’interesse delle aziende clienti è cresciuto e nel 2020 abbiamo registrato un’escalation di richieste anche perché avere un sistema tecnologico di tracciabilità serve anche a migliorare il controllo della supply chain».
Dalla tracciabilità alla circolarità il passo è breve. «Il nostro obiettivo è aiutare i brand a costruire un rapporto di fiducia con i consumatori offrendo una piattaforma di autenticazione dei prodotti – ha aggiunto Michele Casucci, ceo & founder di Certilogo -. Il nostro servizio è utilizzato in 180 Paesi, tradotto in dieci lingue, 80 brand coinvolti e consumatori che ogni 4 secondi interagiscono con i prodotti che abbiamo digitalizzato. Un servizio molto importante anche nel segmento del “resale” se si pensa che da una nostra indagine emerge che l’85% dei consumatori ritiene estremamente rilevante la certificazione di autenticità nell’acquisto di un prodotto di moda nuovo o usato».
Hi-tech sta diventando anche l’esperienza d’acquisto. «In questo ambito “phygital” è la parola chiave – ha raccontato Sergio Scornavacca, direttore industry market di Minsait in Italia e amministratore di Net Studio -. È un fenomeno che non riguarda solo i giovani, ma anche i boomer. Phygital significa cambiare non solo la struttura dei negozi, ma anche la comunicazione, l’approccio dei venditori, l’e-commerce e l’introduzione di nuove figure come il social retail store manager. Un esempio è il Wow Concept di Madrid, store all’avanguardia del quale siamo stati partner tecnologici».
Marika Gervasio
redattore
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