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Minacciò Saviano in aula: Santonastaso può tornare a fare l'avvocato

di Roberto Galullo

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Roberto Saviano e nel riquadro Michele Santonastaso

Roberto Saviano e nel riquadro Michele Santonastaso

31 maggio 2017
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3' di lettura

Il vecchio adagio recita “meglio tardi che mai” ma per il commissario antimafia Lucrezia Ricchiuti (Art.1-Mdp) questa volta la saggezza popolare è stata tradita dal ministero della Giustizia. Dopo 2 anni e 4 mesi la sua richiesta di fare chiarezza e trasparenza sulla sospensione cautelare dall'albo degli avvocati di Michele Santonastaso, assurto alle cronache mondiali per aver minacciato lo scrittore Roberto Saviano, non poteva sortire peggior sorte.

Dopo 2 anni è 4 mesi, infatti, il ministero della Giustizia ha risposto alla sua interrogazione a risposta scritta n. 4/03217 dell'8 gennaio 2015, dicendo in pratica che l'avvocato, arrestato il 28 settembre 2010 e scarcerato il 10 settembre 2014 per termine dell'efficacia della custodia cautelare, può tornare a esercitare il suo mestiere. Era stato sì sospeso ma poi la sospensione è stata revocata. E comunque il ministero della Giustizia non può farci nulla.

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Ricostruiamo la vicenda partendo dal 10 novembre 2014. Quel giorno la terza sezione del Tribunale di Napoli (presidente Aldo Esposito) condannò a un anno di carcere Santonastaso (pena sospesa) con l'accusa di «minacce aggravate dalla finalità mafiosa» (venne dunque esclusa l'aggravante mafiosa), per quella istanza di remissione che il penalista lesse nel 2008 in un'aula di giustizia, invitando Saviano a «fare bene il suo lavoro» e definendolo «giornalista prezzolato». Il lavoro di Saviano avrebbe potuto condizionare, secondo lo storico legale del boss dei Casalesi Francesco Bidognetti, l'esito dell'appello del maxi processo Spartacus e dunque ne chiese lo spostamento a Roma per legittimo sospetto. Anche la giornalista Rosaria Capacchione (ora deputata del Pd) venne minacciata.

Il bello (si fa per dire) fu che quello stesso giorno vennero assolti lo stesso Francesco Bidognetti e l'altro boss Antonio Iovine (all'epoca già pentito) poiché non fu possibile dimostrare che i vertici avessero ideato e ispirato l'azione, pur essendone i potenziali beneficiari. Un altro avvocato, Carmine D'Aniello, venne assolto. Nelle motivazioni si legge che «l'attacco ai giornalisti costituiva una vendetta per il complesso delle vicende criminose raccontate, ascrivibili ai casalesi (…) Saviano e Capacchione erano colpiti duramente perché non dovevano diffondere all'esterno notizie sul clan, apprese spesso sulla base di attività di inchiesta personali». «Può ragionevolmente dedursi che Iovine si sia affidato all'opera dell'avvocato Santonastaso senza intromettersi nelle sue scelte», si legge nelle motivazioni giunte a distanza di sei mesi dalla sentenza in primo grado e per quanto riguarda Bidognetti «non vi sono ragioni per affermare che abbia collaborato alla stesura dell'atto». Nonostante che, durante la requisitoria, gli allora pm della Dda di Napoli Cesare Sirignano e Antonello Ardituro, sottolinearono che successivamente alla presentazione dell'istanza di rimessione, decollò la stagione del sangue e delle stragi.

L'ultimo (per ora) atto, con la risposta scritta giunta ieri dal ministero della Giustizia, a firma del ministro Andrea Orlando e spedita agli organi parlamentari e alla presidenza delConsiglio dei ministri da Alessandra Tudino, magistrato in servizio presso il gabinetto del ministro. Leggiamola: «Dalle informazioni acquisite dalla competente articolazione ministeriale, consta che l'avvocato Santonastaso, iscritto presso il consiglio dell'ordine di Santa Maria Capua Vetere, era stato sospeso dall'esercizio della professione, in via cautelare, con provvedimento dell'organismo disciplinare di appartenenza, in data 1 ottobre 2010, a seguito dell'applicazione a suo carico della misura cautelare della custodia in carcere per il delitto di cui all'articolo 146 bis c.p. (associazione mafiosa, ndr).

Il consiglio dell'ordine degli avvocati di Santa Maria Capua Vetere ha, ulteriormente, specificato come nella seduta del 29 settembre 2014 fosse stato aperto il relativo procedimento disciplinare, confermandosi, contestualmente, la sospensione cautelare.

In seguito all'entrata in vigore del nuovo regolamento del consiglio nazionale forense del 21 dicembre 2014, n.2, adottato ai sensi dell'articolo 50, co. 5, legge 31 dicembre 2012, n. 247 e recante nuova disciplina del procedimento disciplinare, il relativo fascicolo è stato trasmesso al competente Consiglio distrettuale di disciplina di Napoli che – secondo quanto riferito – con delibera del 16 marzo 2016 ha revocato il provvedimento di sospensione cautelare.

Con riferimento alla questione posta va, infine, rilevato che – come noto – la materia disciplinare relativa all'avvocatura è rimessa, in via esclusiva, alle valutazioni degli organi previsti dalla legge ed è, pertanto, sottratta alla vigilanza ed all'ingerenza del ministero della Giustizia». Così, afferma Ricchiuti al sole24ore.com, “Santonastaso, condannato in primo grado in un altro processo a 11 anni perché considerato cerniera tra colletti bianchi e camorra, può tornare a esercitare la professione legale. Una così assurda e incomprensibile».

r.galullo@ilsole24ore.com

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