Balneari, Tajani: "Trovare soluzione compatibile con norme Ue"
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Stretti tra le richieste di una categoria produttiva e le stringenti indicazioni di Bruxelles, sulle concessioni balneari la maggioranza e il governo hanno fatto ricorso alla più tradizionale delle soluzioni: una nuova sostanziale presa di tempo. Una scelta che, però espone l’Italia a nuove contestazioni da parte della Commissione europa.
Con un combinato disposto di tre emendamenti al decreto Milleproroghe - dei relatori Alberto Balboni (FdI) e Dario Damiani (FI), di Forza Italia (prima firmataria Ronzulli) e della Lega (Marti) - le commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato hanno approvato un'ulteriore proroga di un anno delle attuali concessioni, quindi fino al 31 dicembre 2024, data che può slittare fino al 31 dicembre 2025 per i Comuni alle prese con un contenzioso in essere o con «difficoltà oggettive legate all'espletamento della procedura stessa». Contemporaneamente è stato prorogato di cinque mesi, da fine febbraio a fine luglio, il termine per l'adozione del «sistema informativo di rilevazione delle concessioni di beni pubblici» (tutti e non solo le spiagge), in pratica il passo necessario per una mappatura aggiornata. Ma non basta. Perché, in più, si stabilisce che, fino all'adozione del decreto legislativo che dovrà fissare i principi delle nuove gare, i Comuni non potranno comunque procedere all'emanazione dei bandi di assegnazione.
Non viene invece toccata un’altra scadenza decisiva, quella della delega al Governo, da esercitare entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge (quindi fine febbraio), per riordinare e semplificare con uno o più decreti legislativi volti la disciplina delle concessioni balneari.
Nel complesso, il pacchetto del “Milleproroghe” è un significativo indietreggiamento rispetto all'impianto della legge per la concorrenza, in contrasto con la sentenza del Consiglio di Stato che aveva fissato improrogabilmente il termine ultimo al 31 dicembre 2023. La procedura di infrazione appare dunque destinata a marciare. La vigilanza della Commissione europea non è mai venuta meno: «Stiamo seguendo molto da vicino» aveva fatto sapere a fine gennaio una fonte di Bruxelles le «recenti discussioni sulla riforma della legge sulla concorrenza e anche quale potrebbe essere l’impatto» per le «concessioni balneari». E d’altra parte Bruxelles. in un incontro che si era tenuto pochi gironi prima tra il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto e il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, aveva fatto capire di non transigere sulla messa a gara degli stabilimenti.
«Adesso hanno questa proroga, il ministro Fitto andrà in Europa e vedremo quello che possiamo fare, però, tutti hanno la certezza che stiamo con loro, con le 30mila aziende balneari che spesso sono famiglie». Così il ministro del Turismo Daniela Santanchè interviene sul braccio di ferro con l'Europa sul tema delle concessioni. Anche dopo il via libera del Senato alla proroga di un anno delle concessioni balneari - che Santanchè ritiene «un attimo di respiro» al settore - Bruxelles continua a chiedere procedure trasparenti, imparziali e aperte. «Faremo la cosa giusta e in maniera strutturale perché non è più possibile andare avanti a forza di proroghe, non si dà stabilità al sistema, non ci sono investimenti e si mettono tutti in una situazione di precarietà» conclude il ministro Santanchè.
Scade intanto lunedì 13 febbraio alle 15 il termine per la presentazione degli emendamenti al decreto Milleproroghe, al vaglio del Senato. Martedì 14 alle 16.30 il provvedimento, che è all’esame in prima lettura, è atteso in aula per l’avvio della discussione. Per l’ok definitivo dovrà passare alla Camera e va convertito in legge entro il 27 febbraio.
In ogni caso, sulla maggioranza pesano le perplessità del Quirinale per rivedere un emendamento - proposto da Forza Italia, primo firmatario il senatore e patron della Lazio, Claudio Lotito - che estende il contratto per i diritti televisivi del calcio, non oltre i 5 anni, perché la materia sarebbe estranea e perché si preferirebbe che i diritti, una volta scaduti, vengano rimessi a gara. L’emendamento, come il resto del decreto, ha avuto il via libera delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio. A questo punto il governo dovrà valutare come intervenire. Un’ipotesi potrebbe essere di riscrivere la norma, il che presupporrebbe l’ok di tutti i gruppi di maggioranza, a partire da FI. Altra opzione è lo stralcio dell’emendamento.
Per una valutazione, conterà anche il numero complessivo di emendamenti che verranno presentati in Aula: se saranno tanti, diventerà quasi inevitabile blindare il testo con il voto di fiducia. Il ministro Ciriani non l’ha escluso nei giorni scorsi, pur precisando che «c’è la volontà di evitarlo».
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