di Marco Ludovico
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La velocità di digitalizzazione dell’Italia «è stata tripla rispetto alla sua evoluzione». Così «non siamo pronti, ma nessun Paese è pronto» a difendersi con tutti gli strumenti efficaci contro gli attacchi cyber. L’azione di contrasto aumenta ogni giorno. Sempre più ampia e intensa, in continuo aggiornamento. Ma con efficacia variabile: a volte appare «una fatica di Sisifo». Roberto Baldoni, direttore dell’Acn-agenzia cybersicurezza nazionale, e Luciano Carta, presidente di Leonardo, al 36° convegno Giovani Imprenditori di Confindustria raccontano senza giri di parole uno scenario di rischi e criticità dilaganti. Vietato sottovalutare, obbligatorio il massimo di attenzione.
Spiega il direttore dell’Acn: «La trasformazione digitale che si è creata è debole ed è incline ad attacchi». Sono «un problema serio: vanno presi per la minaccia di questo secolo». Può sembrare allarmismo. In realtà il messaggio di Carta e Baldoni è un invito pressante alla consapevolezza collettiva e individuale. Il segnale politico finora più importante l’ha dato il governo presieduto da Mario Draghi «con la costituzione dell’Agenzia cybersicurezza - ricorda Baldoni - ma altri paesi in Europa e Israele hanno cominciato decine di anni fa». Una missione, quella dell’Acn, con una lunga lista di obiettivi. Come, sottolinea Baldoni, quello «fondamentale di stringere un rapporto solido e strategico con i soggetti privati».
«Il digitale lo possiamo definire come uno strumento di conquista. Ha impresso velocità al sistema della produzione in generale e nuovi modelli di business: pensiamo alle smart cities, alla guida autonoma, alla telemedicina. Tutta la nostra vita è scandita da questo» ricorda il presidente di Leonardo. «Lo spazio cibernetico è una possibilità di sviluppo economico, rappresenta quella che chiamiano la quinta dimensione, ma lo è anche della conflittualità». Il digitale è un processo inarrestabile e sconfinato, linfa nuova e ormai imprescindibile per la crescita dell’economia. Ma Carta e Baldoni più volte non nascondono le preoccupazioni.
L’incubo, quello dell’attacco cyber su larga scala, è ormai sempre in agguato. Un continuo. Il caso della Siae è solo l’ultimo, forse ancora più inquietante. Fa notare Carta: «La Siae si era dotata di un perimetro che avrebbe dovuto metterla al riparo da attacchi. Ma non è stato sufficiente. Il caso è solo l’ultimo di una lunga serie». Gli sforzi sul contrasto sono a getto continuo, ma il presidente di Leonardo ammette: «La ricerca di un sistema di protezione cyber inattaccabile è una fatica di Sisifo. Non dobbiamo illuderci che l’innovazione tecnologica ci metta al riparo». Come molti sanno, nel mito greco Sisifo fu condannato da Zeus a spingere un enorme masso lungo il pendio di una collina: al termine dello sforzo il blocco di pietra tornava a valle e Sisifo doveva ricominciare all’infinito. Nell’omonimo saggio di Albert Camus, Sisifo si rivela così consapevole dei propri limiti.
Le strategie di attacco e difesa contro la minaccia cyber sono tutte in fase di aggiornamento. Certo, si possono sviluppare e fare investimenti sulle tecnologie di protezione più raffinate. I costi però non sono alla portata di tutti mentre i buchi dove entrano gli hacker per i grandi attacchi stanno spesso tra i soggetti più piccoli e deboli. Resta così l’altra grande scommessa quotidiana: «Il fattore umano. Svilupperemo tra l’altro tutte le professionalità capaci di intervenire per la mitigazione degli attacchi» osserva Baldoni. «Lo smartworking ha ampliato a dismisura la piattaforma attaccabile - ricorda Carta - l’Italia, secondo recenti studi, è il secondo Paese, dietro la Spagna, per numero di attacchi informatici». Debolezze, incompetenza, spinte illecite di ogni genere e banali errori materiali: accade di tutto. Conclude Carta: ci vuole «un nuovo punto di equilibrio tra sovranita’ politica, economia e le esigenze di protezione degli individui».
Marco Ludovico
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