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Col Recovery cresce l'ottimismo su Piazza Affari, non spaventa l'inflazione Usa

di Corrado Poggi

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Il 70% degli operatori punta su nuovi guadagni dei listini milanesi nei prossimi mesi grazie anche ai fondi europei e al progresso della campagna di vaccinazione. Sul fronte dei cambi si punta sulla stabilità del cross euro/dollaro mentre si registra qualche tensione sullo spread. Non preoccupa infine l'aumento dei prezzi negli Stati Uniti.

7 giugno 2021
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3' di lettura

Si rafforza ulteriormente l’ottimismo per le prospettive di Piazza Affari nei prossimi mesi. E’ quanto emerge dal sondaggio di maggio condotto da Assiom Forex fra i suoi associati in collaborazione con il Sole 24 Ore. Sale infatti dal 64% al 70% la percentuale di quanti si attendono nuovi guadagni per i mercati azionari, guadagni che per il 6% saranno molto consistenti, ovvero oltre il 10%. Scende invece dal 26% al 17% il campione di quanti si attendono mercati stabili e passa dal 10% al 13% la percentuale di quanti ritengono possibile una fase di turbolenza con cali dei valori azionari. “L’andamento positivo della campagna vaccinale e la ripresa economica che si sta consolidando nelle principali aree mondiali – spiega il presidente di Assiom Forex Massimo Mocio - lascia ben sperare anche per la seconda metà dell’anno. La pensa così la maggior parte degli operatori che nel mese di maggio continua a fare i conti con un ottimismo che punta soprattutto sulla “ricostruzione” post-Covid e scommette sulle ricadute positive che gli investimenti originati dal Recovery Fund determineranno in Europa. Senza dimenticare che negli Usa gli americani beneficeranno di stimoli fiscali senza precedenti: un mix che, a meno di imprevisti al momento non monitorabili, dovrebbe continuare a sostenere gli utili delle società e gli indici borsistici”.

Cambi: 55% operatori punta su stabilità cambio euro/dollaro

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Il rapporto euro/dollaro, che nel corso delle ultime settimane ha visto la divisa comune rafforzarsi ulteriormente consolidandosi sopra quota 1,20, dovrebbe rimanere stabile nel corso dei prossimi mesi. Secondo il 55% degli operatori infatti il cross/euro dollaro dovrebbe rimanere stabile, una performance praticamente stabile rispetto a un mese fa (54%). Secondo un ulteriore campione del 25% invece l’euro potrebbe rafforzarsi ulteriormente (con un 2% che lo vede in forte rialzo) mentre sul fronte opposto un indebolimento della divisa comune è messo in conto dal 20% degli operatori. “L’eurodollaro potrebbe iniziare a scontare gli effetti di una crescita americana più accelerata del previsto – spiega Mocio - e dunque si potrebbe avvicinare il primo rialzo dei tassi da parte della Fed dopo anni di Quantitative Easing. Gli operatori in quest’ottica propendono per una sostanziale stabilita’ del cambio euro/dollaro”.

Spread: timori su inflazione pesano su outlook, solo 32% lo vede sotto 100 pt

Le recenti tensioni sui rendimenti a lungo termine, spia di timori di un’accelerazione più rapida e forte del previsto dell’inflazione, pesano in qualche misura sull’outlook dell’andamento dello spread nei prossimi mesi. Scende infatti in maggio dal 34% al 32% la percentuale di quanti vedono il differenziale scendere in maniera stabile sotto quota 100 punti (contro i 108 dell’apertura di oggi) mentre per il 59% (da 62%) lo spread rimarrà fra i 100 e i 150 punti. Sale di conseguenza dal 4% al 9% il campione di quanti non escludono una fiammata che porti il differenziale in modo stabile sopra quota 150 punti. “Desta ancora qualche preoccupazione la previsione sull’andamento dello spread Btp-Bund – argomenta Mocio - La lettura che ne danno gli operatori implica che i timori relativi ad un possibile ritorno dell’inflazione in Europa possano colpire in particolare i Paesi a più alto debito come l’Italia, specie se nel futuro dovessero venire meno gli ingenti acquisti di titoli pubblici da parte della Bce”.

Per 76% operatori aumento inflazione Usa non è pericolo per Europa

L’aumento dell’inflazione negli Stati Uniti, sulla scia della ripresa economica più rapida del previsto e di un maggiore ottimismo legato al successo della campagna di vaccinazione, non rappresenta un pericolo per l’Europa. Secondo il 76% degli operatori infatti i recenti sensibili rialzi dei prezzi riflettono un confronto anno su anno che è in realtà inattendibile dato il blocco delle attività di un anno fa e nel sistema rimane ancora molto spazio da recuperare prima che si possano generare reali spinte inflazionistiche. Questo anche in considerazione del fatto per quanto riguarda il mercato del lavoro in 12 mesi sono stati persi circa 10 milioni di impieghi. Secondo il rimanente 24% invece l’aumento dei rendimenti dei bond a lungo termine porterà a una revisione al rialzo delle attese di inflazione e con una politica monetaria che rimane ultra-accomodante vi è il rischio concreto che i fattori che spingano l’inflazione da transitori diventino permanenti.

(Il Sole 24 Ore RadiocorPlus)

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