di Andrea Gagliardi e Andrea Marini
(ANSA)
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Anche sul decreto semplificazioni, ancora all’esame delle commissioni Affari costituzionali e Lavori Pubblici del Senato, è probabile che il governo porrà la fiducia quando il provvedimento approderà in Aula. Se così fosse, non sarebbe una novità per l’esecutivo giallo-verde. Malgrado il M5s abbia sempre criticato i governi precedenti per un ricorso eccessivo al voto di fiducia, va registrato un utilizzo sempre più frequente a questo strumento nell’ultimo mese da parte del governo Conte.
Cinque voti di fiducia a dicembre
Solo a dicembre l’esecutivo M5s-Lega ha posto cinque volte la fiducia: due sulla manovra alla Camera e una al Senato, una sul decreto fiscale a Montecitorio e un’altra sul disegno di legge anticorruzione a palazzo Madama. A novembre l’utilizzo della fiducia è scattato due volte: sul decreto sicurezza, prima al Senato e poi alla Camera. Una sola fiducia a settembre, in occasione del decreto Milleproroghe.
Il record del governo Renzi
Se si guarda però ai primi sette mesi di attività, i precedenti governi Renzi e Gentiloni hanno registrato numeri più alti. Senza contare la fiducia incassata al momento dell’insediamento, l’esecutivo Renzi (dal febbraio all'agosto 2014) registra il record di 16 voti di fiducia, dal Jobs act alla riforma Madia della Pa. Mentre l'esecutivo Gentiloni (dal dicembre 2016 al giugno 2017) si è fermato a quota 13, dal decreto Salva-banche al decreto sicurezza urbana, passando per il disegno di legge sulla concorrenza.
Andrea Marini
redattore
Andrea Gagliardi
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