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Qatargate, Ong radicale No Peace without Justice nel mirino

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Niccolò Figa-Talamanca della ong No peace Without Justice (Ansa)

Niccolò Figa-Talamanca della ong No peace Without Justice (Ansa)

Nel mirino c’è anche ’No Peace Without Justice’, ’Non c’è pace senza giustizia’, l’associazione fondata nel 1993 da Emma Bonino e nata da una campagna del Partito radicale transnazionale

11 dicembre 2022
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2' di lettura

Rue Ducale, numero 41. È in questa via a metà strada tra il quartiere finanziario e quello europeo di Bruxelles che hanno sede due Ong finite nell’occhio del ciclone nell’inchiesta sulle tangenti dal Qatar. ’Fight Impunity’ è l’associazione fondata dall’ex eurodeputato Antonio Panzeri.

Ma, nel mirino c’è anche ’No Peace Without Justice’, ’Non c’è pace senza giustizia’, l’associazione fondata nel 1993 da Emma Bonino e nata da una campagna del Partito radicale transnazionale. L’ex ministro degli Esteri, raggiunta dall’Ansa, ha scelto di “non commentare a indagini in corso” ma il coinvolgimento dell’organizzazione storica della galassia radicale è confermata dall’arresto - convalidato oggi - del segretario generale Niccolò Figa-Talamanca.

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Accusato, come gli altri cinque fermati a Bruxelles, di corruzione e riciclaggio. Non è chiara, per ora, la dinamica del coinvolgimento di Figa-Talamanca ma un dettaglio importante potrebbe essere che l’Ong condivide gli uffici a Bruxelles con Fight Impunity, fondata nel 2019 da Panzeri e che annoverava tra i suoi membri un altro italiano agli arresti, Francesco Giorgi.

Il curriculum di Figa-Talamanca è di alto prestigio, Columbia University, Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia dell’Aia e Comitato degli avvocati per i diritti umani di New York City, dove No Peace without Justice ha una delle due sedi. L’altra è a Bruxelles. Il quartier generale è invece a Roma.

Tra gli addetti ai lavori No Peace Without Justice ha sempre goduto di un reputazione solida ed è nota per le sue battaglie nel campo della giustizia penale internazionale, nella parità di genere, in particolare contro le mutilazioni genitali femminili.

Al centro dell’azione della Ong anche la protezione dei diritti umani proprio in Medio Oriente: l’associazione è stata tra i promotori di un rapporto distribuito alla stampa e agli eurodeputati in febbraio sull’influenza degli Emirati Arabi Uniti sulla politica europea e soprattutto sull’Eurocamera.

Nelle 250 pagine si descrivevano nel dettaglio le attività di lobby, i contatti con un deputato spagnolo del Ppe e le pressioni degli Emirati, che ha rapporti storicamente burrascosi proprio con il Qatar. Si trattava di un’accusa alla “lobbying strategica di Dubai a Bruxelles”, spiegava Figa-Talamanca nella lettera di presentazione, “per far luce sui pericoli e sulla vulnerabilità dell’Unione europea”. Una vulnerabilità che ora rischia di travolgere un pezzo della comunità europea di Bruxelles.

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