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Hotel di lusso e ristoranti stellati, il País Vasco degno di un re

di Stefano Salis

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 L’Hotel Maria Cristina di San Sebastian sul fiume Urumea. Nato nel 1912, fascino della Belle Epoque, è un mito dell’hotellerie nei Paesi Baschi, con modello il Ritz, (la cupola docet)

L’Hotel Maria Cristina di San Sebastian sul fiume Urumea. Nato nel 1912, fascino della Belle Epoque, è un mito dell’hotellerie nei Paesi Baschi, con modello il Ritz, (la cupola docet)

Da San Sebastian a Biarritz, lungo la costa che un secolo fa iniziò a essere meta delle vacanze nobili. Oggi la tradizione risplende in ville e alberghi storici e richiama dandy dell’arte, surfisti e gourmand

4 maggio 2022
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3' di lettura

Una signora, elegantissima, in abito bianco e cappello. Luce accecante, e il vento che soffia forte: la spiaggia è immensa, intatta, e le lunghe onde dell’Oceano si frangono nella loro instancabile processione. È la spiaggia di Biarritz, e il dipinto di Joaquín Sorolla (chi può corra a vedere la clamorosa mostra al Palazzo Reale di Milano, ché scoprirà un pittore che come nessun altro ha dipinto luccicar d’acqua e brezze marine) mette direttamente nelle atmosfere, no, nella realtà, di un paesino che diventò capitale turistica da quando l’Imperatrice Eugenia decise di farne luogo stabile della sua villeggiatura (la avevano incantata i due mesi che vi aveva trascorso nel 1854). Su quelle sabbie, perciò, sciamarono, le famiglie reali di tutta Europa, annessi e connessi. Oggi paradiso dei surfisti, ieri «regina delle spiagge e la spiaggia dei re», si diceva. E se la costa francese del Paese Basco trasformava quel villaggio di balenieri in scenario aristocratico, dall’altro lato del confine, in Spagna, era San Sebastián (Donostia in basco: qui tutto ha doppio lemma) ad assumersi la piacevole responsabilità.

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«Istantanea, Biarritz», quadro di Joaquin Sorolla del 1906

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Palazzi fieri e hotel sfarzosi, passeggiate a mare con transenne in ferro battuto, cinema e teatri, musei e ristoranti, ombrellini e velette, casinò e papillon, la scicchissima talassoterapia: l’eco di quella gran stagione è personificata da un albergo, benchmark dell’eleganza da queste parti fin dalla fondazione (nel 1912): il Maria Cristina, oggi portentoso hotel con le insegne Marriott che non sgarra di un millimetro dalla sua gloria.

Non facile, perché, ovviamente, concorrenti sono nati e prosperati, nella speranza di avvicinare e soddisfare la clientela di nobili e nobilastri, attori famosi, artisti, dandy d’altri tempi (e d’oggi: si va al Guggenheim di Bilbao per le mostre, da non perdere quella su auto e arte, e si passano qui le notti successive). Ma il Maria Cristina (architetto Charles Mewes, l’uomo che mise mano ai Ritz di Parigi, Londra e Madrid, dici nulla), 28 suite, 136 stanze sapore Belle Epoque e comodità contemporanee, la più opulenta colazione in città, va visitato, almeno una volta: chi ha visto il film di Woody Allen Rifkin’s Festival ritroverà subito il mood.

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Villa Soro

Se volete un’alternativa credibile, e magari più appartata, c’è il Villa Soro, appena riaperto dopo un considerevole re-design voluto dalla famiglia Soldevila-Ferrer (la stessa che gestisce due icone di Maiorca come il Sant Francesc Hotel e il Can Ferrereta). La villa, comunque a una breve passeggiata dalla spiaggia di città, costruita nel 1898, ora è un gran bel boutique hotel da sole 25 stanze. Che ha puntato anche sull’arte, ed ecco le opere di Manterola, Cháfer e di Eduardo Chillida, il grande artista del “pettine dei venti” che incastona da par suo le rocce ruvide della spiaggia della Concha. Una biblioteca firmata Assouline e altre raffinatezze vi mettono nella condizione giusta per riposarvi, iniziare la giornata, o magari... digerire, dopo aver puntato sull’altra eccellenza di Donostia e dintorni: la cucina basca.

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Il ristorante Akelarre

Non lontani da Villa Soro ci sono istituzioni mondiali della ristorazione stellata come Mugaritz e Arzak. Provati, in anni diversi – senza trascurare l’immancabile giro per pintxos (e guai a dire tapas, nemmeno lontane parenti), in bar con ciascuno una sua specializzazione –, e ottimi, per carità, ma chi mi ha veramente stregato è Akelarre (che, in effetti, vuol dire “congregazione di streghe”) di Pedro Subijana: 3 stelle Michelin di lunghissima data (con annesso hotel) e un pranzo nella sala ottagonale con vista sulla città dal monte Igueldo: indimenticabile. Poi, nell’entroterra, la miglior chuleta del mondo, all’Asador Etxebarri, con cotture (di tutte le pietanze, dall’ostrica al maiale) solo su braci di vite e quercia, profumi, esperienze e gusto unici.

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L’Hotel Brindos Lac & Château, ad Anglet

E se, ritornando a Biarritz, il gioiello dell’Hotel du Palais (quello di Napoleone III e Eugenia), oggi un Hyatt, riaprirà il 3 giugno dopo ristrutturazione, la vera immancabile novità da conoscere è l’Hotel Brindos Lac & Château, ad Anglet. Appena aperto dal gruppo Millésime (creato nel 2014 da Alexandra e Philippe Monnin per realizzare un portfolio di hotel e ville raffinate, missione compiuta e non esaurita) su uno dei laghi privati più suggestivi di Francia, offre 29 cocons, 10 stanze galleggianti, accessibili solo in barchetta, una spa e tre spazi di ristorazione con collaborazione esclusiva col cioccolatiere locale Cazenave e un’atmosfera da sogno. Tutto, dai mobili ai tessuti ai piatti è stato meticolosamente studiato: sì, i fasti sono quelli degni di una regina e di un re in visita privata che, per un giorno o di più, possono esser nostri. Poi, prima di tornare a casa, di nuovo sulle spiagge nuvolose e aperte, come maestro Sorolla, a sentir nelle narici l’odore dell’estate che arriva e nell’anima questi luoghi, inno atlantico alla (bella) vita.

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