di Raffaella Ciceri
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«Reperire lavoratori stagionali per noi è un problema gigantesco e di cui si parla troppo poco. La necessità di personale stagionale regolare è molto più ampia dei numeri previsti dal decreto. Così com’è strutturato, di fatto il decreto flussi consente di sistemare gli irregolari che sono già in Italia ma non risponde alle esigenze delle aziende come la nostra».
Antonio Biancardi, amministratore delegato di Solana, l’impresa agroalimentare lodigiana che trasforma i pomodori in polpe e passati, boccia il decreto flussi sia per i numeri – «inadeguati»– sia per i vincoli burocratici: «Per le aziende agricole ma anche per un’azienda agroalimentare di prima trasformazione come Solana, la programmazione dipende molto dalle condizioni climatiche e può variare da un anno con l’altro in base al caldo, alle piogge, alla siccità – spiega -. Serve per esempio maggiore flessibilità sul periodo di accesso: io posso prevedere per tempo di quanta manodopera avrò bisogno e posso programmare di iniziare in luglio, ma non riesco a determinare con mesi di anticipo se potremo effettivamente avviare la stagione a inizio o fine luglio».
Lo stabilimento Solana è immerso nelle campagne di Maccastorna, il comune più piccolo della provincia di Lodi e tra i più piccoli d’Italia. Nell'impianto tra luglio e agosto entrano 2 milioni di quintali di pomodoro che poi nell'arco di un anno vengono trasformati in 80mila quintali di polpa, passata, concentrati e cubetti, pronti per l’esportazione in tutto il mondo.
Solana non si occupa della coltivazione ma della lavorazione dei pomodori, acquistati da organizzazioni di produttori della pianura padana. I dipendenti stabili sono 21, tra impiegati e addetti allo stabilimento, ma si moltiplicano in estate quando si aggiungono circa 70 “avventizi” e Maccastorna diventa all’improvviso multietnica.
Gli italiani sono poco meno della metà dei lavoratori stagionali (sul sito di Solana è già attivo il modulo per inviare la domanda per la prossima campagna estiva) e si tratta per lo più di donne dei comuni dei dintorni e di qualche studente universitario. Ma la maggior parte dei manovali e dei carrellisti che si occupano delle attività di logistica legate alla lavorazione dei pomodori arriva dall’Europa dell’est: «L’anno scorso abbiamo assunto per due mesi 15 persone dalla Polonia e 14 dalla Romania – spiega Biancardi -. In genere sono gli stessi che tornano da noi ogni anno: hanno un lavoro nel paese d’origine ma possono utilizzare le ferie per venire in Italia, qui guadagnano sei volte il loro stipendio a casa. Sanno il tedesco e questo ci facilita molto nei corsi di formazione».
Di anno in anno però anche gli stagionali “abituali” invecchiano, e nel circondario di Maccastorna non sembra semplice trovare manodopera a sufficienza. Così la scorsa estate per la prima volta è stato assunto un piccolo gruppo di lavoratori cinesi. «Interprete incluso», precisa Antonio Biancardi. Agli stagionali viene messo a disposizione l’alloggio: «Lavorando sui classici tre turni, tra festivi e notturni un carrellista da noi arriva a guadagnare circa 2mila euro nette al mese».
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