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Manovra 2022, le pagelle Ue: bene l’Italia sul Pnrr, ma attenzione alla spesa

dal nostro corrispondente Beda Romano

Bruxelles alza ancora previsioni del Pil per l'Italia

Il giudizio della Commissione sulla finanziaria. Il vicepresidente Dombrovskis: attenzione alla sostenibilità del debito

24 novembre 2021
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4' di lettura

Nonostante le incertezze relative alla ripresa economica, la Commissione europea è convinta che i paesi con un debito pubblico elevato – come l'Italia – debbano prestare cruciale attenzione alla sostenibilità di bilancio. Quest'ultima è particolarmente importante in un contesto nel quale la politica monetaria della Banca centrale europea è destinata a diventare più restrittiva, con un probabile impatto sui tassi d'interesse finora mantenuti artificialmente bassi.

In alcuni paesi, come l'Italia, «stiamo registrando una crescita rapida della spesa corrente», ha spiegato il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, 50 anni, parlando ad alcuni quotidiani europei, tra cui Il Sole/24 Ore. «Invitiamo il governo italiano a introdurre le necessarie misure» durante l'iter di approvazione del bilancio «per limitare l'aumento della spesa».

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Spesa corrente in rialzo dell’1,5%

La presa di posizione giunge nel giorno in cui l'esecutivo comunitario ha pubblicato i suoi giudizi sulle Finanziarie del 2022. Secondo le più recenti stime comunitarie, la spesa corrente finanziata a livello nazionale è destinata a crescere l'anno prossimo dell'1,5% del prodotto interno lordo. L'attenzione alla spesa e quindi all'andamento dei conti pubblici è resa più necessaria dai rischi di stretta monetaria da parte della Bce.

L'istituto monetario ha già annunciato che ridurrà gli acquisti di debito pubblico sui mercati. Ciò avrà un impatto al rialzo sui tassi d'interesse penalizzando i paesi a più alto debito.«La Bce è indipendente – ha detto l'ex premier lettone –. La sua politica monetaria è però un elemento che dobbiamo tenere in conto. I paesi a più alto debito devono perseguire politiche più prudenti per assicurare la sostenibilità di bilancio nel medio e lungo termine. Gli attuali tassi d'interesse molto bassi non possono essere dati per scontato, anche per via delle prospettive di inflazione che stanno cambiando. È importante quindi perseguire politiche prudenti anche per garantire l'accesso ai mercati».

Il giudizio sulla manovra italiana

La Commissione europea ritiene che la Finanziaria per il 2022 rispetti gli obiettivi legati al Piano per il rilancio economico (noto con l'acronimo Pnrr). Tra le altre cose, preserva gli investimenti a livello nazionale. Al tempo stesso, l'esecutivo comunitario è deluso dall'aumento della spesa pubblica corrente finanziata a livello nazionale, anche se il debito in percentuale del PIL dovrebbe mostrare un calo - per via della crescita economica - dal 155,6% del 2020 al 151,0% nel 2023.

Nella Finanziaria per l'anno prossimo, attualmente in discussione in Parlamento, il governo italiano ha introdotto tra le altre cose tagli fiscali. Presentando il testo, lo stesso premier Mario Draghi aveva definito la legge di bilancio «espansiva». In giugno, le autorità comunitarie avevano esortato i paesi membri ad alto debito pubblico a perseguire una politica di bilancio prudente, tenendo quindi sotto controllo la spesa pubblica corrente (si veda Il Sole/24 Ore del 19 giugno).

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Oltre all'Italia nel 2022 politiche espansive sono state previste anche in Francia, in Grecia e in Belgio, sempre secondo l'analisi della Commissione europea. «Tenendo conto della forza della ripresa, l’Italia è invitata a rivedere regolarmente l’uso, l’efficacia e l’adeguatezza delle misure di sostegno e ad essere pronta ad adattarle, se necessario, al mutare delle circostanze», si legge nel rapporto pubblicato da Bruxelles oggi, mercoledì 24 novembre. «Quest'anno, l'analisi dei bilanci nazionali da parte della Commissione europea non è quantitativa come è tradizione, ma solo qualitativa», ha spiegato il vicepresidente Dombrovskis. La ragione è legata al fatto che il Patto di Stabilità è stato in parte sospeso, e che i suoi obiettivi non sono vincolanti.

Bruxelles resta prudente sul fronte fiscale

Sul fronte fiscale, la Commissione europea rimane prudente nel dare suggerimenti all'Italia, anche se i tagli alle imposte previsti dal governo Draghi suscitano interrogativi. «Normalmente non raccomandiamo ai paesi membri particolari obiettivi di raccolta fiscale. È competenza dei paesi membri - ha precisato l'ex premier lettone -. Naturalmente il livello delle entrate deve essere adattato alla spesa, così come i livelli di spesa devono tenere conto delle decisioni e degli sviluppi sul fronte delle entrate».

Il timore è che in presenza di misure insufficienti per riformare in profondità l'economia nazionale i tagli fiscali aumentino il disavanzo in modo strutturale.La presa di posizione della Commissione europea giunge in momento delicato. Vi è il desiderio di iniziare a ridurre il debito accumulato a causa dello shock provocato dalla pandemia virale, tanto più che l'aumento dell'inflazione dovrebbe indurre la Bce a frenare acquisti di debito pubblico che in questi anni hanno contribuito a mantenere artificialmente bassi i tassi d'interesse.

Al tempo stesso, le perduranti incertezze sulla ripresa economica inducono alla cautela.Come negli anni passati, l'esecutivo comunitario ha deciso che l'Italia – insieme ad altri 11 paesi membri - dovrà sottoporsi a una specifica analisi per valutare i rischi di squilibrio macroeconomico, peggiorati a causa dello shock provocato dalla pandemia. Lo sguardo corre all'elevato debito pubblico e alle perduranti vulnerabilità del settore bancario. Nel suo rapporto la Commissione europea mette l'accento anche sul forte incremento del debito di società non finanziarie.

Infine, sul fronte del lavoro, una analisi comparativa mostra che l'Italia è in una «situazione critica» in campi quali il reddito lordo disponibile, la fine prematura degli studi, la disoccupazione dei più giovani (15-29 anni), il divario nell'occupazione di uomini e donne, e nel tasso di occupazione di coloro tra i 20 e i 64 anni. In posizioni non dissimili la Grecia e la Spagna. Nel corso del 2020, in piena pandemia, a essere colpiti in modo particolare sono stati i lavoratori autonomi.


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