di Marco Fortis
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La manifattura italiana, protagonista assoluta della ripresa economica nel 2021, è costituita da una serie di sistemi locali che già prima della pandemia, sotto la spinta di Industria 4.0, avevano vissuto un boom in termini di crescita di fatturato, produttività, competitività, export.
Questa realtà emerge con grande chiarezza dai dati Istat dello scorso 29 dicembre relativi ai risultati delle imprese, dai quali appare che 102 maggiori Sistemi locali (Sl) del nostro Paese hanno generato nel 2019 un fatturato industriale di 1.044 miliardi di euro (comprensivo delle costruzioni e dell’energia) su un fatturato industriale nazionale di 1.389 miliardi.
Tali 102 grandi Sl si caratterizzano ciascuno per un fatturato industriale individuale superiore ai 3 miliardi di euro e rappresentano circa il 75,2% del fatturato industriale generato dai 610 Sl in cui è suddiviso il territorio nazionale. Altri 237 Sl di media dimensione, con un fatturato industriale compreso tra 1 e 2,99 miliardi di euro, generano a loro volta un ulteriore 17,3% del fatturato industriale italiano.
I 102 principali Sl occupano 3,5 milioni di addetti nell’industria e nel 2019 hanno prodotto un valore aggiunto industriale di 242,8 miliardi. Gli Sl industriali di maggiori dimensioni in termini di fatturato, valore aggiunto e addetti sono quelli metropolitani: Milano (153 miliardi di fatturato industriale), Roma (100 miliardi), Torino (53 miliardi), Bergamo (32 miliardi), Bologna (27 miliardi).
Ma quali sono i Sl maggiori che producono più valore industriale in rapporto alle loro dimensioni? L’Istat fornisce un indicatore, la percentuale di valore aggiunto sul fatturato, che ci permette di stilare un’inedita classifica dei territori industriali del nostro Paese capaci di generare più valore. Una graduatoria di notevole interesse analitico e conoscitivo perché vede ai primi posti Sl di tipo distrettuale oppure ospitanti grandi gruppi o imprese medio-grandi del made in Italy, confermando il paradigma della Fondazione Edison secondo cui il sistema produttivo italiano è incardinato su “distretti-pilastri-colonne” e costituisce un unicum a livello mondiale (Fortis e Quadrio Curzio, Industria e distretti. Un paradigma di perdurante competitività italiana, Il Mulino, 2006).
Una classifica dei grandi Sl che creano più valore aggiunto industriale in rapporto al fatturato vede al primo posto Borgomanero (territorio ove ha sede il più grande distretto mondiale della rubinetteria-valvolame), al secondo posto Catania (Sl che vede presenti nella sua area alcuni grandi gruppi “pilastro” come STMicroelectronics e Pfizer) e al terzo posto Sassuolo (dove si trova il maggiore distretto mondiale delle piastrelle ceramiche). Ma anche tanti altri grandi Sl che figurano nei primi 20 posti della classifica della creazione di valore si distinguono per la presenza di distretti industriali, per lo più operanti in settori di alta e medio-alta tecnologia (Busto Arsizio, Mirandola, Como, Varese, Schio, Alessandria, Grumello del Monte, Lecco, Crema), oppure di imprese “pilastro-colonne”, in special modo appartenenti al settore farmaceutico (Frosinone, Ascoli Piceno, Pomezia, Latina). Tutti i primi grandi 20 Sl della graduatoria hanno realizzato nel 2019 rapporti valore aggiunto/fatturato superiori al 30% o appena inferiori.
Inoltre, anche i Sl industriali di media dimensione, con fatturati compresi tra 1 e 2,99 miliardi di euro, vedono ai primi posti per valore aggiunto/fatturato territori distrettuali (Carrara, Fermo, Porto S. Elpidio) o di grande impresa (Monfalcone, l’Aquila, Pontedera) o “misti” (Rovereto, Belluno).
Il Sl di Borgomanero, che si trova a cavallo tra il lago d’Orta (provincia di Novara) e la Valsesia (provincia di Vercelli) è un paradigma dei paradigmi del made in Italy, con un fatturato industriale nel 2019 di 3,8 miliardi di euro (comprensivo di tutte le attività produttive, non solo distrettuali), un valore aggiunto industriale di 1,2 miliardi e poco meno di 19mila addetti nell’industria. Si tratta di un territorio che nei primi vent’anni del nuovo millennio ha resistito con successo alla concorrenza asimmetrica cinese e alle nuove sfide della globalizzazione, puntando sull’innovazione tecnologica, la sostenibilità e il risparmio energetico, sviluppando sistemi idro-termo-sanitari complessi, e che ha investito molto in Industria 4.0. raggiungendo elevati livelli di efficienza, produttività e profittabilità.
Nei comuni del Sl di Borgomanero, dove si trovano le principali imprese del distretto della rubinetteria-valvolame, il rapporto valore aggiunto/fatturato tocca livelli elevatissimi come a Fontaneto d’Agogna (42,9%), Gattico-Veruno (36,7%), Borgomanero (36,7%), Pella (33,2%), Briga Novarese (33,1%), Gozzano (31,2%), San Maurizio d’Opaglio (30,5%) e Suno (30,3%).
Percentuali altrettanto elevate di valore aggiunto/fatturato si riscontrano in comuni appartenenti al Sl limitrofo di Borgosesia, dove si trovano grandi aziende operanti nel settore della rubinetteria-valvolame come Serravalle Sesia (39,4%) o Valduggia (30,3%).
Questi dati si incrociano con i valori di profittabilità rilevati dalla rivista «Rubinetti e Valvole» che indicano come nel 2019 le prime 15 imprese del distretto cusiano-valsesiano della rubinetteria-valvolame in ottone abbiano presentato un rapporto mediano utile netto dopo le tasse/fatturato del 7,2 per cento. Sei tra le prime 15 imprese del distretto per fatturato hanno realizzato un utile netto su fatturato superiore al 10%; e altre 2 imprese un rapporto del 9,8% e del 7,2 per cento.
Innovazione, export e redditività si intersecano nell’esperienza del distretto cusiano-valsesiano della rubinetteria-valvolame, così come in quella di tanti altri sistemi produttivi locali e di grande impresa che rendono vincente il made in Italy sui mercati mondiali.
Marco Fortis
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