di Nicola Barone
Covid, Draghi: "Chiesto con forza il green pass, ma attenzione agli aeroporti"
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Per il green pass europeo è partita in 18 Stati membri (più l’Islanda) la fase di sperimentazione di interoperabilità delle strutture che produrranno i certificati, il caricamento e il download dei dati. «Finora non usiamo dati reali ma dati prova, dal primo giugno gli Stati membri potranno caricare dati reali», ha assicurato un portavoce dell’esecutivo comunitario. I pass, sotto forma di Qrcode, saranno prodotti grazie ai dati forniti dalle autorità nazionali sulle vaccinazioni o sui test.
I codici saranno protetti grazie ad un sistema di doppia chiave crittografica per essere leggibili solo dalle autorità degli Stati membri o delle istituzione dotati di accesso alla chiave tramite un’applicazione. Non occorre necessariamente un’app o uno smartphone: il codice potrà essere ricevuto via email o stampato. In alcuni Stati, come ad esempio la Francia, verrà integrato all'app sulla tracciabilità. Un eventuale uso del certificato per l’accesso a luoghi o eventi all'interno dei Paesi dovrà essere specificato dalle autorità nazionali.
Gli approfondimenti legale e tecnico sul green pass sono in corso con l’obiettivo di mettere un punto alla questione a giugno. Nel frattempo la pressione esercitata da Mario Draghi sta avendo i suoi effetti. Sul fronte politico è ipotizzabile un accordo entro questo mese, è stato chiarito dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Ma già in precedenza il premier aveva annunciato che l'Italia intanto farà da sola, a metà maggio sarà pronta a riaprire al mondo cancellando i cinque giorni di quarantena per chi è munito di tampone negativo, di un attestato di avvenuta e completa vaccinazione o guarito dal Covid negli ultimi sei mesi. Il resto è atteso nel concerto con gli altri Paesi in tempi rapidi. «È stata chiesto con molta enfasi da parte nostra che la Commissione e il Parlamento europeo procedano con la massima rapidità alla definizione del green certificates per avere un modello europeo su cui confrontarsi e su cui disegnare le politiche turistiche. Perché se ogni Paese ha il suo certificato e attua misure diverse, per quanto riguarda il turismo ci sarà una gran confusione».
Da sabato 15, come detto, per entrare in Italia dagli altri Paesi Ue, dalla Gran Bretagna e da Israele basterà seguire le stesse regole che valgono per spostarsi verso regioni in zona arancione o rossa: ovvero il referto negativo del tampone o il certificato di vaccinazione al Covid, senza più i cinque giorni di quarantena conclusi con un ulteriore test molecolare o antigenico. La nuova linea - decisa in un tavolo operativo organizzato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e da quello della Salute Roberto Speranza - rappresenta una svolta significativa per il mondo del turismo che spera di poter tornare ad attirare i viaggiatori stranieri in estate.
Dopo il discorso con cui martedì scorso Draghi preannunciava per la seconda metà di maggio l’apertura ai turisti europei, è arrivata una prima ondata di prenotazioni da Paesi come Olanda, Portogallo e Germania, come testimoniano ad esempio alcuni tour operator. Ma sono russi, americani e cinesi i turisti che in genere spendono di più in Italia, e quindi genera ottimismo anche la dichiarazione di Speranza e Di Maio sul potenziamento dei voli Covid free da Oltreoceano, nonché l’intenzione di eliminare la quarantena anche per chi proviene dagli Usa, applicando sempre lo stesso criterio (tampone, vaccino o Covid), entro la metà di giugno.
Nicola Barone
Redattore
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