di Giorgio dell'Orefice
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Importante salto di qualità delle polizze in agricoltura nel 2021 grazie al passo avanti compiuto anche dalle regioni del Mezzogiorno, quelle finora più restie (complici condizioni climatiche meno difficili che al Nord) a ricorrere al sistema assicurativo in agricoltura. Ma evidentemente, tra le novità indotte dai cambiamenti climatici c’è anche nuovo approccio alle polizze da parte degli agricoltori del Sud. Risultati per giunta che fanno ben sperare in attesa che decolli il Fondo di mutualizzazione previsto dalla riforma della Pac a favore di tutti gli agricoltori e alimentato con una trattenuta del 3% degli aiuti diretti.
Sono i dati certificati dall’edizione 2022 del “Rapporto sulla gestione del rischio in agricoltura” messo a punto da Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato e l’economia agraria vigilato dal ministero delle Politiche agricole), secondo cui per l'insieme delle polizze sulle colture vegetali, le strutture aziendali e le produzioni zootecniche si è registrato un nuovo massimo in termini di valori assicurati, con 8,9 miliardi di euro, che equivale a una crescita del 5% sul 2020.
Nel segmento delle colture vegetali, che con 6,5 miliardi di euro (+4,4%) concentra quasi tre quarti del portafoglio assicurativo, si osserva un ulteriore rafforzamento della partecipazione del Mezzogiorno, a conferma del graduale superamento del divario territoriale che caratterizza il mercato delle polizze agricole contro i rischi atmosferici, storicamente sbilanciato sulle regioni settentrionali.
Gli ultimi dati attribuiscono alla macro-ripartizione del Nord una quota di mercato ancora preponderante, pari all'80%, ma il Sud (Isole incluse) dal 7% di cinque anni fa si è portato al 12,2%, contro il 7,8% del Centro. Al termine della programmazione 2014-2022 – spiegano a Ismea – si registrano, tuttavia, ancora degli importanti margini di miglioramento soprattutto in termini di estensione delle coperture contro i rischi catastrofali sui quali il sistema sembra, al contrario, mostrare un graduale disimpegno che potrebbe mettere a repentaglio nel medio-lungo termine la resilienza delle aziende agricole a fronte di eventi estremi sempre più intensi.
Per quanto riguarda invece i costi assicurativi, i premi, in termini assoluti - secondo il rapporto di Ismea - hanno raggiunto l'anno scorso un picco di 610,8 milioni di euro, corrispondenti a una tariffa media nazionale che per il secondo anno consecutivo si è mantenuta sopra la soglia del 9%, con un aumento del 4,4% nominale rispetto al 2020 e un più 2,5% in termini reali (al netto dell'inflazione).
Il 202, sottolinea il Rapporto Ismea, è stato anche l'anno del consolidamento dei fondi di mutualizzazione, con il riconoscimento da parte del Mipaaf di cinque fondi fitopatie e climatici e di altrettanti fondi Ist (strumento di stabilizzazione del reddito) nei settori latte, mele e ortofrutta. A questo quadro va aggiunto che è tutt’ora in corso l'iter istruttorio per tre nuovi fondi Ist latte, riso e barbabietola da zucchero.
Nel Piano strategico pluriennale 2023-2027 - conclude Ismea – l'Italia ha previsto anche l'istituzione (primo caso in Europa) di un Fondo di mutualizzazione nazionale catastrofale contro le perdite da gelo e brina, siccità e alluvione, destinato all'intera platea delle aziende agricole italiane, quale strumento complementare e in sinergia con le compagnie assicurative per il rafforzamento e il riequilibrio settoriale e territoriale nella distribuzione delle polizze agevolate.Una misura alimentata con una trattenuta del 3% sugli aiuti diretti Pac e alla quale è affidato il compito di innescare il definitivo salto di qualità delle polizze assicurative in agricoltura.
Giorgio dell’Orefice
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