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Italia, dossier contestati dall’Europa: catasto spiagge, balneari e altri dossier

di Andrea Gagliardi

La Corte Ue: no al rinnovo automatico delle concessioni balneari

È con crescente preoccupazione che la Commissione europea guarda anche alle difficoltà italiane nel mettere in pratica il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)

27 maggio 2023
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4' di lettura

Dal catasto alle spiagge, passando per il Pnrr, il Mes e gli edifici green. Sono numerosi i punti di frizione tra il governo italiano e le istituzioni Ue. È con crescente preoccupazione che la Commissione europea guarda alle difficoltà italiane nel mettere in pratica il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Nel pubblicare annuali raccomandazioni-Paese, l'esecutivo comunitario ha sottolineato i rischi di ritardo nel seguire il calendario previsto di obiettivi e traguardi, e ha esortato l'Italia a presentare velocemente eventuali modifiche al Pnrr. Più in generale, Bruxelles ha chiesto di limitare l'andamento della spesa pubblica.

Riforma del Catasto inattuata

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Tra l’altro l'Italia è chiamata «a riformare il fisco, riducendo ulteriormente le imposte sul lavoro e rendendo più efficiente il sistema fiscale (…) preservandone la progressività (il riferimento è al progetto di flat tax, ndr) e migliorandone l'equità. Alla commissione non piacciono poi alcune assenze. Prima fra tutte, come d'abitudine, quella del Catasto. «I valori catastali vanno allineati a quelli di mercato», insistono dall'Unione europea con un richiamo destinato anche questa volta a rimanere inascoltato.

Ue: concessioni balneari restano fonte di preoccupazione

Nel rapporto sull’Italia, nell’ambito del pacchetto di primavera del semestre europeo, la Commissione Ue segnala anche che i «continui ritardi nell’implementazione di procedure competitive efficaci per l’assegnazione di licenze per la gestione di strutture marittime, lacustri e fluviali per il tempo libero e il turismo (concessioni balneari) rimangono una fonte di preoccupazione e comportano una significativa perdita di entrate». Tanto più che la Corte di Giustizia Ue ha affrontato il nodo delle concessioni dei balneari imponendo all’Italia di applicare la direttiva Bolkenstain: le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente. Le autorità nazionali italiane sono tenute pertanto ad applicare le norme del diritto europeo disapplicando le disposizioni non conformi.

I rischi di infrazione e il tavolo consultivo a palazzo Chigi

Sui balneari l’Ue ha già aperto una procedura di infrazione e, dopo la decisione della Corte Ue, il rischio che si arrivi a sanzioni in assenza di un adeguamento alle normative europee è altissimo. Ma il governo traccheggia, limitandosi per ora a istituire «presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per il coordinamento amministrativo» il tavolo tecnico consultivo sulle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali.

I ritardi sul Pnrr

Non solo. «L'attuazione del Pnrr procede, ma con un rischio crescente di ritardi». Per la prima volta, nel Country Report con le Raccomandazioni all'Italia, la Commissione Ue mette nero su bianco il termine «delays». Ritardi, appunto. E aggiunge un'esortazione esplicita ad accelerare: «Andare avanti rapidamente con l'implementazione del Piano e la negoziazione della sua modifica è essenziale, data la natura temporanea della Recovery and Resilience Facility, in vigore fino al 2026.

Verso l’erogazione della terza rata Pnrr

L’attenzione dell’esecutivo europeo, del resto, si è già concretizzata sulla terza richiesta di pagamento. La deadline del 30 aprile è ormai ampiamente trascorsa ma, dopo settimane di stallo, la valutazione della Commissione sembra arrivata all’ultimo bivio. Nei prossimi giorni l’impasse potrebbe finalmente sbloccarsi. Gli ultimi contatti tra Palazzo Berlaymont e il governo, a quanto si apprende, hanno portato ad un ulteriore chiarimento. L’unico ambito su cui permangono i dubbi dell’Ue, tra i 55 obiettivi che Roma ritiene raggiunti, sembrerebbe legato all’edilizia sociale.

Ma a Bruxelles, piuttosto che attendere ancora per erogare la terza rata nella sua interezza, nelle ultime ore sta emergendo un piano B: rinviare i punti sui quali permane qualche perplessità sborsando una quota leggermente inferiore ai 19 miliardi previsti. Per l’Italia non si tratterebbe di fondi persi: una volta chiariti i dubbi legati agli obiettivi ancora in bilico nella valutazione per la terza rata quei soldi sarebbero recuperati

Il nodo del Mes

Altro fronte aperto, quello del Mes. Si intensifica a livello Ue il pressing all’Italia a procedere con la ratifica. Il commissario Ue all’economia Paolo Gentiloni, il giorno dopo le raccomandazioni di Bruxelles, dal Festival dell’Economia di Trento ha invitato l’Italia a rispettare «l’impegno preso». Sul tema, infatti, c’è un problema duplice. Il primo è di “reputazione”, perchè gli impegni internazionali vanno mantenuti. Farsi del male dal «punto di vista della reputazione è sbagliato». Ma le decisioni «non spettano a noi ma al governo italiano»

Case green, classe D entro 2033: ma il governo contesta

E poi c’è il versante immobiliare. La classe energetica E entro il 2030 e quella D da raggiungere entro il 2033. Sono due obiettivi fissati dalla direttiva comunitaria che punta alla completa riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare dei 27 Paesi dell'Unione. La direttiva approvata il 9 febbraio scorso dalla commissione Industria del Parlamento europeo e dalla plenaria a marzo deve passare il vaglio del Parlamento, della Commissione e del Consiglio Ue dove ulteriori modifiche sono già attese. Ma è fortemente contestata dai partiti della maggioranza in Italia. Dai dati emerge che a livello nazionale il 75% delle abitazioni prese in esame appartiene alle classi energetiche meno efficienti, dalla G alla E, con una netta preponderanza degli immobili in classe G che rappresentano il 55% dell’offerta totale e con solo il 12% degli immobili in classe A. Di qui la contrarietà del governo italiano all'accelerazione impressa dalle Ue.

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