di Orazio Labbate
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“E' strano che mi ci sia voluto tanto tempo per fare i conti con il weird e l'eerie. Anche se le origini immediate di questo libro risalgono a eventi piuttosto recenti, sono affascinato e ossessionato da una vita da casi di weird e eerie. Ma non avevo mai identificato concretamente le due modalità, e meno che meno chiarito i loro tratti definitori. Ciò senza dubbio dipende in parte dal fatto che i più importanti casi culturali di weird e eerie si collocano al margine di generi come horror e fantascienza, e che queste associazioni di genere hanno oscurato le specificità dei due concetti.”
E' di una speciale consistenza narrativa “The Weird and the Eerie – Lo strano e l'inquietante nel mondo contemporaneo” (minimum fax) dello scrittore e critico inglese Mark Fisher, scomparso recentemente.
Seppur si tratti di una raccolta di trattazioni insensibili (cosa buona), dal procedere accademico strangolante e ferreo, il libro è legato a due importanti “gravità nominali”, approfondite secondo una linea filosofica orrifica e uno studio – amore, si direbbe - basilare verso i principi fondativi della letteratura gotica che è alla base dei suoi forti postulati; attraverso cui una scomposizione del reale, del moderno, dell'attuale (dentro di esso, nonché al di fuori di esso) dimostra che ciò non è altro che matrice evidente di una diversità ontologica delle cose – di una attraente stranezza insita nella contemporaneità tutta, l'oggi, e nella sua estetica.
I due perni, le due gravità di cui sopra, su cui appunto il volume si basa e si muove componendo un mosaico eclettico – dalla fascinazione underground – all'interno di cui si discute per mezzo di mondi culturali variegati (film, autori, telefilm, romanzi) sono: il weird e l'eerie. Weird che sta per “strano, insolito; eerie che sta per “inquietante, angoscioso.
Più specificamente, dunque, nel dettaglio: “Il weird de-naturalizza tutti i mondi, mettendo in mostra loro instabilità, la loro apertura verso l'esterno […] E' un particolare genere di perturbazione […]E' qualcosa che non è al suo posto [...]
Se l'elemento di attrazione fosse del tutto assente in un racconto e questo si limitasse a essere semplicemente orribile, non sarebbe più weird […] E' l'irruzione in questo mondo di qualcosa che proviene dall'esterno a fare da marcatore del weird.
L'eerie è costituito da un fallimento di assenza o un fallimento di presenza. La sensazione di eerie si verifica quando c'è qualcosa dove non dovrebbe esserci niente, o quando non c'è niente dove invece dovrebbe esserci qualcosa […] Riguarda l'ignoto: quando la conoscenza è raggiunta, l'eerie scompare […]. Non tutti i misteri generano l'eerie. E' necessario che esista anche un senso di alterità, l'impressione che l'enigma potrebbe comprendere forme di conoscenza, soggettività e percezione che vanno al di là dell'esperienza comune.”
Alcuni esempi per il weird.
Viene analizzata la weird fiction alla luce della letteratura di Lovecraft, e con essa così scoprirsi il concetto aggiuntivo di attrazione; in virtù de “La porta nel muro” di H.G. Wells, ora invece si introduce la “soglia tra mondi” e l'idea connettiva di “groviglio ontologico di gallerie”. Viene altresì scoperta una nuova intensità del weird, la cosiddetta weirdness acuta, concentrata con le pellicole di David Lynch (branca filmica, adesso quindi adoperata) come Mulholland Drive e Inland Empire; Fisher infatti dice delle pellicole, rispettivamente: “non sono tanto i sogni a essere presi per realtà, quanto piuttosto ogni apparente realtà a sprofondare nel sogno. Ma il sogno sognato da chi, in ogni caso?; “dobbiamo seguire gli strani ripiegamenti, cunicoli e corridoi dell'architettura weird, dove nessuno spazio interno resta certo a lungo, e praticamente in qualunque punto si possono aprire passaggi verso l'esterno”.
Alcuni esempi, invece, per l'eerie.
Il contributo di Kubrick con la sua operazione “meta-generica”: il film Shining. “...un'altra dimensione eerie di Shining è schiusa dai poteri fatali dell'Overlook Hotel. Jack si sente dire che è sempre stato il custode dell'hotel. Questo in un certo senso addita il tempo eterno dell'hotel stesso, il tempo al di là del tempo lineare misurato dagli orologi, dentro il quale Jack viene sempre più risucchiato.
Un interregno ontologico è perciò quello di The Weird and the Eerie. Un solido e maneggevole testo grazie al quale scomporre la realtà (attuale e finzionale) scoprendo in essa filtri e sostanze impregnate di quella stranezza di cui essa, la realtà, dalla notte dei tempi, è occultamente imbevuta.
“The Weird and the Eerie – Lo strano e l'inquietante nel mondo contemporaneo” di Mark Fisher – (minimum fax) pagg 186, euro 17.
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