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La sostenibilità è fondamentale per creare resilienza e vantaggio competitivo

di Gianni Rusconi

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(REUTERS)

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Per l’87% dei Ceo intervistati le discontinuità in atto limiteranno il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Onu

27 febbraio 2023
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4' di lettura

Il tema del “climate change” riguarda tutti, nessuno escluso. Compresi i Chief Executive Officer alla guida delle grandi multinazionali, mai come oggi attenti a comprendere ed affrontare la velocità e l’entità del cambiamento in atto per evitare (o perlomeno ridurre) conseguenze negative sulla crescita delle imprese che guidano. Le dodicesima edizione dello studio condotto a quattro mani dal Global Compact delle Nazioni Unite e Accenture ha per l’appunto analizzato il rapporto fra le azioni dei Ceo e la sostenibilità, confermando in proposito come i top manager stiano affrontando un contesto globale estremamente complesso e come la stragrande maggioranza di essi (il 93%) stia incontrando diverse difficoltà simultanee (più di dieci) nella gestione del proprio business.

La brutta notizia che tocca l’ambiente? La seguente: secondo l'87% degli oltre 2.600 amministratori delegati di aziende di 128 Paesi e 18 settori industriali oggetto di indagine, le discontinuità in atto limiteranno il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite. E non consola più di tanto apprendere che la quasi totalità dei Ceo (il 98%, percentuale cresciuta del 15% negli ultimi 10 anni) siano concordi nel ritenere la sostenibilità un fattore cruciale per il loro ruolo e la loro responsabilità.

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Nel cercare i motivi di una preoccupazione che si è fatta evidente, lo studio ha rilevato come i manager abbiano lanciato l’allarme sul rischio della convergenza di impatti sistemici per le imprese e la società quali la maggiore fragilità del multilateralismo e relativa instabilità socioeconomica, la discontinuità nelle catene di fornitura (ereditata dal primo lockdown e non ancora risolta) e gli effetti immediati del cambiamento climatico.

La sintesi del problema è probabilmente in una nota a firma di Sanda Ojiambo, Vicesegretario Generale, nonché Ceo e Direttore Esecutivo del Global Compact delle Nazioni Unite, che va a sottolineare un tendenza confermata dai dati dello studio: “I Ceo non credono che il mondo sia sufficientemente resiliente alle crisi come ci si aspettava. Il sistema continua a subire l’impatto di molteplici shock e di conseguenza l’azione delle imprese, oggi, non è in linea con il ritmo necessario a raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030”.

La sommatoria delle tante sfide che vedono impegnati i vertici aziendali ha dunque un sostanziale effetto, e cioè quello di elevare a priorità per la creazione di valore e impatto per gli stakeholder questioni che tradizionalmente si trovano al di fuori della sfera aziendale, come per l’appunto il cambiamento climatico o le turbolenze sociopolitiche.

Quasi la metà dei Ceo oggetto di studio (il 43% per la precisione, che sale al 51% per i manager operativi in Paesi in via di sviluppo), afferma infatti come i propri sforzi verso la sostenibilità siano stati ostacolati dalla congiuntura geopolitica. Il raggiungimento del traguardo “net zero” fissato dalle più grandi aziende, osservano ancora gli esperti di Accenture, risulterà “critico” se le organizzazioni non raddoppieranno il tasso di riduzione delle emissioni di carbonio già entro il 2030.

La ricetta per ovviare a questi ostacoli, in un contesto che rimarrà frammentato ancora per un po’, comunque non manca e la riprova arriva dalle aziende che continuano ad ottenere grandi risultati in termini di generazione di valore e vantaggio competitivo attraverso un mirata ridefinizione dello sviluppo sostenibile, l’innovazione tecnologica e la collaborazione di sistema. Due terzi dei leader intervistati su scala globale assicura in tal senso come le rispettive aziende siano impegnate in partnership strategiche a lungo termine per favorire la resilienza delle proprie organizzazioni, con azioni indirizzate alla riconfigurazione delle catene di fornitura, alla riqualificazione della forza lavoro e alla rivalutazione del rapporto con le risorse naturali.

“Non riuscire a mantenere la promessa rappresentata dai Sustainable Development Goals - sottolinea Peter Lacy, Global Sustainability Services Lead e Chief Responsibility Officer di Accenture - è sicuramente una reale preoccupazione ma, allo stesso tempo, è anche un’enorme opportunità a disposizione delle aziende che sapranno reinventare il proprio modo di fare impresa e di promuovere la sostenibilità come una delle forze chiave per il cambiamento nel prossimo decennio. E se i Ceo denotano timori circa le capacità di resilienza della propria organizzazione, è altrettanto importante osservare come la solidità di un leader rappresenti a sua volta un’occasione di crescita”.

La tecnologia, in questo necessario mutamento di approccio, rappresenta una risorsa per trovare soluzioni che favoriscano lo sviluppo in una chiave sostenibile. Il 55% dei manager, per esempio, sta investendo per migliorare la raccolta dei dati di sostenibilità lungo le catene del valore mentre il 49% sta evolvendo verso modelli di business circolari. Altre iniziative importanti riguardano inoltre la realizzazione di soluzioni digitali avanzate per aumentare la visibilità e la trasparenza delle supply chain.

I Ceo, infine, continuano a chiedere un sempre maggiore impegno da parte dei governi attraverso interventi di natura regolatoria che attribuiscano priorità alla definizione di obiettivi misurabili e a lungo termine (come la definizione di modelli standardizzati per produrre i rapporti ESG). Lo spettro di azioni che chiamano all’azione i leader aziendali è definito, la loro applicazione segnerà un passo in avanti verso la sostenibilità ma anche un punto di (ri)partenza in un’ottica di business e di crescita del valore (e della credibilità) del brand.

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