di Enrico Netti
Inflazione, anche qui c'e' gender gap: le donne la sentono di piu'
3' di lettura
L’Istat stima che a dicembre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, sia aumentato dello 0,3% su base mensile e dell’11,6% su base annua (da +11,8% del mese precedente). In media, nel 2022 i prezzi al consumo hanno registrato, secondo l’Istat, una crescita pari al +8,1% (+1,9% nel 2021). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (inflazione di fondo), i prezzi al consumo sono cresciuti del 3,8% (+0,8% nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici del 4,1% (+0,8% nel 2021).
In riferimento al dato annuale l’Istat precisa che si tratta «dell’aumento più ampio dal 1985 (quando fu pari a +9,2%), principalmente a causa dall'andamento dei prezzi dei beni energetici (+50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021)».
Per l’Istat “il rallentamento su base tendenziale dell'inflazione è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici, (che, pur mantenendo una crescita molto sostenuta, passano da +67,6% di novembre a +64,7%), in particolare della componente non regolamentata (da +69,9% a +63,3%) e ai prezzi dei Beni alimentari non lavorati (da +11,4% a +9,5%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,8% a +6,0%). Il dato fornito dall’Istituto nazionale di Statistica arriva dopo la frenata dell'inflazione rilevata nei giorni scorsi in Germania, Spagna e Francia.
Il dato odierno sull'andamento dell'inflazione in Italia segue alla diffusione, sempre da parte dell’Istat, dei conti trimestrali. Nel terzo trimestre, spiega l’istituto, il reddito delle famiglie consumatrici è aumentato in termini nominali dell’1,9% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi finali sono cresciuti del 4,1%. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici «è stimata al 7,1%, in calo di 1,9 punti rispetto al trimestre precedente». Ed è «scesa a livelli inferiori rispetto al periodo pre-covid». Il potere d’acquisto delle famiglie, frenato dalla crescita dei prezzi (+1,6% la crescita del deflatore implicito dei consumi), è tuttavia cresciuto sul trimestre precedente dello 0,3 per cento».
Per il 2023 gli economisti si aspettano un calo graduale dell’inflazione a livello globale, ma con andamenti assai differenti fra le diverse aree. È quanto emerge dall’ultimo maxi-sondaggio condotto trimestralmente dall’Istituto di ricerca economica tedesco Ifo e dall’Istituto svizzero di politica economica. Secondo la ricerca - che ha coinvolto oltre 1.500 esperti in 133 Paesi - il tasso di inflazione mondiale raggiungerà il 7,1 per cento nel nuovo anno, poi il 5,8 per cento l'anno prossimo e solo il 4,5 per cento nel 2026. In Europa occidentale (5,4%), Nord America (5,2%) e Sud-est asiatico (5,3%), le aspettative di inflazione per il 2023 sono ben al di sotto della media globale. Al contrario, le aspettative di inflazione sono particolarmente elevate in Asia meridionale (23%), Sud America (25%), Nord Africa (32%) e Africa orientale (poco meno del 35%). Commentando i risultati l’Ifo parla di “aspettative incoraggianti” anche se «l’inflazione rimane a un livello molto alto».
Carrello della spesa al test rincari
Sarà il carrello della spesa la vera cartina al tornasole dell’andamento dei prezzi al consumo. L’ingresso nel 2023 ha portato i nuovi listini dei beni del largo consumo confezionato (Lcc) con aumenti anche a doppia cifra, rincari che le catene della Gdo sono costrette a trasferire sui prezzi di vendita mentre altri aumenti sono attesi per febbraio. Da parte loro le insegne della Gdo non sono più in grado di assorbire aumenti e a fronte del calo dei volumi acquistati dalle famiglie hanno chiesto, senza successo, all’industria del Lcc una moratoria per quattro mesi, un congelamento dei listini. A questo si deve aggiungere i rincari del gasolio da autotrazione che fa aumentare i costi della logistica mentre il potere d’acquisto delle famiglie è fermo da anni. Così non è da escludere che anche nei prossimi mesi si assisterà a un calo dei volumi di vendita dei prodotti alimentari, nell’ordine di qualche decino di punto, a cui si associa l’effetto di riduzione della qualità dei prodotti scelti. Alle famiglie non resta che affidarsi alle promozioni per cercare di fare quadrare i conti ma negli ultimi mesi del 2022 la pressione promozionale è in calo. Non a caso i discount dal diversi anni sono l’unico canale di vendita che continua a vedere crescere la propria quota di mercato. La loro offerta è principalmente costituita da prodotti a marchio proprio (Marchio del distributore) che nell’ultima parte del 2022 hanno fatto segnare rincari anche nell’ordine del 15% e più.
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy