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I gelati della Icfc crescono (anche) grazie alla linea 100% vegetale

di Elisa Orlandotti

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Linea Frutie della Icfc

Linea Frutie della Icfc

La Ice Cream Factory Comaker, dal 2019 controllata dalla Ferrero, nello stabilimento di Castel d'Ario (Mn) produce 36 milioni di gelati l’anno senza alcuna possibile contaminazione da materie prime di origine animale

1 giugno 2022
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4' di lettura

Il mercato mondiale del gelato plant based nel 2021 ammonta a poco più di 1.490 milioni di dollari con proiezioni di crescita del 9,3% nel periodo 2021-2031, nel 2022 si ipotizza di superare i 1.630 milioni di dollari. In Italia siamo a un valore di 158 milioni di dollari nel 2021 (circa 147 milioni di euro, ndr), con una proiezione di crescita di circa l'8% annuo nei prossimi anni (fonti: Technavio - Global Vegan Ice Cream Market e Future Market Insights). L’incremento è dovuto principalmente a tre driver: un ampliamento importante della base di consumatori che seguono il lifestyle del veganismo o hanno uno stile di vita flexitariano, una percezione dei benefici di salute derivanti dal seguire una dieta a base vegetale, l'attenzione nei confronti delle tematiche ambientali e un vivace mercato delle innovazioni da parte dell'industria.

«Attualmente Usa, Germania e Uk sono i Paesi più avanti rispetto agli altri nel mondo plant based. Il mercato del gelato 100% vegetale è ancora piccolo in paragone a quello della versione dairy, ma il livello di crescita è estremamente interessante», spiega Marco La Malfa, responsabile commerciale Italia di Ice Cream Factory Comaker, azienda che si occupa di sviluppo, produzione e commercializzazione di gelati. Icfc vende i propri prodotti in 20 Paesi, servendo tutti i principali players del mercato retail mondiale, e proprio in Italia, più precisamente a Castel d'Ario (Mantova), nel 2018 ha acquisito il suo secondo impianto, dedicandolo all'esclusiva produzione plant based e creando di fatto una struttura dairy free specializzata in prodotti 100% vegetali, senza alcuna possibile contaminazione da materie prime di origine animale, siano esse latte o altri derivati.

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«Anche i distributori automatici di caffè – precisa La Malfa – sono impostati per erogare solo espresso, non cappuccino o altre bevande con latte in polvere al loro interno. La decisione è stata una scelta strategica per avere un elemento distintivo nel mercato. Questo ci ha permesso di avere un livello di focalizzazione estremamente alto». Nel 2019 l’acquisizione del controllo di Icfc, al tempo proprietà della famiglia Lamsfus, da parte di Ferrero attiva numerose sinergie, portando un miglioramento del modello organizzativo, un maggior focus sulla sostenibilità e un sempre crescente impegno per qualità, ricerca e innovazione: da una parte l’expertise dei dipendenti nel settore gelatiero dall'altra modalità e processi collaudati del modello lavorativo Ferrero elevano ulteriormente il livello nella gestione di fornitura di materie prime, nei processi di scelta e di analisi di ingredientistiche.
Il gruppo punta all'eccellenza: «Ogni anno – continua La Malfa – lavoriamo per migliorare le nostre linee produttive per sviluppare innovazione e qualità, elemento importante per il mercato del gelato. Nel 2021 l'azienda ha investito 1,3 milioni di euro tra sicurezza, qualità, sviluppo del processo produttivo e di nuove referenze. Tra le aree in cui s'è più puntato ci sono quella del rinnovamento dei macchinari, ora più efficienti anche dal punto di vista energetico, e quella dell'analisi del prodotto, portando all'eccellenza la sicurezza e la qualità».

Il gruppo Icfc rientra tra i cinque produttori di gelato più grandi in Europa per quanto concerne il Private Label, che è il suo core business; solo una piccola parte dei volumi è dedicata ai prodotti a marchio Vclub e Frutie, che sono in via di potenziamento, in parallelo alla distribuzione. Ad oggi, nella sola fabbrica plant based di Castel d'Ario vengono prodotti fino a 700.000 pezzi al giorno, circa 36 milioni di pezzi l'anno, lavorando su un potenziale di 7 linee produttive dedicate alla creazioni di vaschette, barattoli, sandwich e soprattutto di stecchi, per i quali sono stati sviluppati macchinari che permettono di realizzare diverse coperture tra cui ce n'è una di cui Icfc è produttore esclusivo: la “zero latte” a base di bevanda di riso. Da un monitoraggio interno s'è visto che stecchi ricoperti e barattoli sono i prodotti più venduti nel comparto 100% vegetale, ma anche i gelati a stecco con base di frutta sono in forte crescita, mentre i dati full year 2021 di Iri raccontano che nei consumi casalinghi prevale la categoria dei coni, seppur in calo, seguita da quella degli stecchi. In forte ascesa in Italia anche la famiglia dei barattoli, formato di origine americana e del Nord Europa.

Focus particolare è l’ecosostenibilità di un prodotto che di per sé è già interessante dal punto di vista della salvaguardia ambientale: infatti in base all'indagine Poore & Nemecek, pubblicata su Science nel 2018, l'utilizzo di ingredienti a base vegetale produce meno CO2 di quelli animali e impatta meno rispetto su risorse naturali come l'acqua, il terreno. A questi dati già favorevoli Icfc affianca la sostenibilità del packaging, preferendo vaschette e astucci in carta, materiale facilmente riciclabile, e le certificazioni Roundtable on Sustainable Palm Oil (Rspo) per l'olio di palma, e Rainforest Alliance e Fairtrade per il cacao. A garantire la sicurezza alimentare ci sono i marchi Brc (British Retail Consortium), ottenuto con ranking AA nel 2022, e Ifs (International Food Standard), l'eticità e la sicurezza sul lavoro Sedex Smeta (Sedex Members Ethical Trade Audit), l'aderenza ai principi vegan V-Label.

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