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Draghi centrerà 29 target su 55, il nuovo governo chiuderà gli altri

di Carmine Fotina , Giorgio Santilli

Pnrr, Draghi: attuare riforme in tempi previsti come fatto finora

Tra gli obiettivi lasciati al nuovo esecutivo l'attuazione della concorrenza. I balneari creano comunque tensione: Lega e FdI non vogliono che l'iter parta (con il rischio di non arrivare in tempo)

8 settembre 2022
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3' di lettura

A dispetto delle polemiche da campagna elettorale, il governo Draghi ha segnato in modo nettissimo sull’attuazione del Pnrr lo spartiacque fra la propria azione e quella del prossimo governo. Un taglio netto che non lascia margini di ambiguità o spazio a interpretazioni strumentali.

Le tabelle messe a punto da Palazzo Chigi elencano infatti i 29 provvedimenti e target che l’attuale esecutivo vuole portare al traguardo entro il mese di ottobre e i 22 che invece arriveranno a conclusione fra novembre e dicembre. Solo per citare le riforme principali, oggetto di attenzione a Bruxelles, nel gruppo che Draghi porterà al traguardo, al netto di complicazioni politiche sempre possibili, c’è la riforma del processo penale e civile. Nel gruppo che resterà al nuovo governo l’attuazione della legge sulla concorrenza.

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Al nuovo Governo il compito di scandire la marcia per raggiungere i target

Il riferimento generico a novembre e dicembre nella quarta tabella indica in realtà una scelta netta: sarà compito del nuovo governo scandire la marcia verso il raggiungimento di questi obiettivi. Quel che il governo Draghi può ancora fare, dove le condizioni tecniche (e politiche) lo consentiranno, è avviare l’iter di esame di alcuni provvedimenti previsti per fine anno, con la prima approvazione in Cdm.

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Un atteggiamento che è una forma di riguardo per l’azione del prossimo governo. Che sarà il solo responsabile del raggiungimento o meno dei 55 target, ma potrebbe essere ostacolato in questo percorso proprio dal fatto che l’iter di alcuni provvedimenti non sia stato neanche avviato. Alcuni decreti hanno bisogno di pareri del Consiglio di Stato e del Parlamento, passaggi non facili e non rapidi. Facile andare fuori tempo massimo e la Ue non perdona. Tanto più che il prossimo Parlamento e il prossimo governo saranno liberi di modificare il testo approvato in via preliminare.

Il nodo balneari e l’attuazione della concorrenza

A scatenare tensioni è proprio il tema dei balneari e più in generale l’attuazione della concorrenza. La legge annuale del 2021 è entrata in vigore il 27 agosto (era uno dei target di fine anno). Ma secondo il cronoprogramma del Pnrr vanno approvati entro l’anno anche i 19 provvedimenti attuativi: sette decreti legislativi, per altrettante deleghe al governo, sei decreti ministeriali e sei atti di altro tipo.

Il governo li inserisce, come visto, fra gli obiettivi che non porterà a termine. Pesa il clima politico pre-elettorale (Lega e Fratelli d’Italia hanno già agitato un secco no preventivo anche alla prima approvazione del decreto sulle concessioni balneari, e sui servizi pubblici locali ci sono resistenze bipartisan), oltre alla complessità dell’iter. Nel caso dei balneari, il decreto delegato deve essere adottato su proposta del ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) e del Ministro del Turismo, di concerto con Mite, Mef, Mise e Affari regionali e le autonomie, previa intesa in Conferenza Unificata. Fonti Mims fanno sapere che il decreto è sostanzialmente pronto e «in via di trasmissione» al Turismo, dove però potrebbe arenarsi considerando che il ministro leghista Massimo Garavaglia ha già fatto sapere che il dossier dovrà scavallare il voto. Si aggiunga che serve il parere (non vincolante) del Consiglio di Stato da acquisire entro 45 giorni e che, solo dopo, il decreto va inviato alle commissioni parlamentari competenti che hanno poi 30 giorni di tempo per pronunciarsi prima che il governo possa procedere per l’approvazione definitiva.

Parola al nuovo esecutivo, tempi stretti

Inevitabile, considerando il voto del 25 settembre, che ad esprimersi sarà il nuovo Parlamento, mentre è alto il rischio che partendo dopo l’insediamento del nuovo governo non si arrivi in tempo.

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