di Nicola Barone
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Strada sbarrata al cortisone, agli antibiotici e ai broncodilatatori per curare la bronchiolite. Più informazione ai genitori. Ecco in pochi messaggi chiave cosa raccomandano le nuove linee guida messe a punto dagli esperti per contrastare il virus respiratorio sinciziale (Vrs), responsabile di più del 60% delle infezioni nei bambini nel primo anno di vita. Negli ultimi due anni in Italia e nel mondo ci sono state pesanti epidemie di bronchiolite che hanno messo in difficoltà i sistemi sanitari per saturazione dei posti letto di reparti e terapie intensive.
La maggior parte dei ricoveri riguarda come detto lattanti. Il principale agente eziologico della bronchiolite è il virus respiratorio sinciziale (Vrs); si stima che questo virus infetti più del 60% dei bambini durante il primo anno di vita. Oggi l’Italia, per il contrasto a questo virus che ha messo in affanno le pediatrie italiane anche per la concomitanza con l’epidemia influenzale e di SARS-CoV-2, si dota di nuove linee guida che puntano all’uniformità e alla standardizzazione dei trattamenti e alla corretta informazione ai genitori.
Nella pubblicazione scientifica si ribadisce che «si utilizzano spesso farmaci per i quali non vi sono evidenze e che questi farmaci possono anche causare effetti collaterali», spiega Eugenio Baraldi, direttore del dipartimento di Salute della donna e del bambino dell’Azienda-ospedale Università di Padova. «Farmaci come il cortisone, gli antibiotici i broncodilatatori non dovrebbero essere usati, mentre questo ancora accade spesso. Le Linee guida enfatizzano l'importanza di dare informazioni ai genitori dei bambini piccoli per prevenire l’infezione - ribadisce - perché nella bronchiolite uno degli aspetti fondamentali è quello della prevenzione, dal momento che, oltre all’ossigeno, non vi sono né antivirali né vaccini disponibili».
Le linee guida, realizzate con l’egida della Società italiana di Pediatria (Sip), della Società di neonatologia (Sin) della Società per le malattie respiratorie infantili (Simri) e di altre 13 società scientifiche pediatriche, sono state appena pubblicate sull’Italian Journal of Pediatrics e aggiornano quelle del 2014, alla luce delle ultime evidenze scientifiche. «Questo documento - sottolinea la presidente della Società italiana di pediatria Annamaria Staiano, tra le autrici del paper - viene pubblicato in un momento in cui il servizio sanitario è stato messo a dura prova a causa di questo virus. È quindi importante fornire ai pediatri che lavorano sul territorio, in ospedale e nei pronto soccorso, un aggiornamento sulle migliori pratiche per la gestione della bronchiolite con l’auspicio di arrivare ad un comune e condiviso approccio medico».
Dal punto di vista della prevenzione farmacologica esiste un anticorpo monoclonale per il Vrs già a disposizione (Palivizumab), che si usa da tanti anni per proteggere i lattanti nati prematuri. Una novità che si sta affacciando sul mercato è un nuovo anticorpo monoclonale che potrebbe essere dato a tutti i lattanti per una profilassi universale, contenendo in questo modo le epidemie stagionali da Vrs e il numero di ricoveri. Diversi vaccini sono poi in fase di studio, anche se ancora piuttosto distanti dall’arrivare all’applicazione clinica.
Dal canto loro i genitori possono fare qualcosa. I consigli sono di non baciare i piccoli se si è raffreddati ma indossare la mascherina; lavare le mani prima di toccare il bambino; tenerlo lontano da chiunque abbia il raffreddore; non fumare in casa (aumenta il rischio d’infezione); nel caso di prematuri, malattie cardiache o polmonari chiedere al pediatra se vi sono le indicazioni all’utilizzo degli anticorpi monoclonali per la prevenzione delle infezioni da Vrs.
Nicola Barone
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