Cdm su Nadef e risorse per decreto aiuti: la conferenza stampa di Giorgia Meloni
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Il governo Meloni ridisegna nella nuova Nota di aggiornamento al Def il quadro di finanza pubblica alla luce degli ultimi dati macroeconomici e in vista della manovra 2023 che mobiliterà circa 22 miliardi di deficit. La spinta del terzo trimestre 2022, risultato a sorpresa positivo, permetterà di chiudere l’anno con una crescita dell’economia superiore alle attese del governo Draghi. Il Pil crescerà del 3,7% contro il 3,3% previsto nella Nadef di fine settembre. La frenata sarà però evidente nel 2023: la crescita tendenziale si dimezza, dal +0,6% stimato a fine settembre a +0,3%, mentre il +0,6% diventa l'obiettivo programmatico da realizzare grazie all'espansione fiscale della manovra.
Qui interviene il deficit aggiuntivo, al centro della relazione che il Parlamento approverà entro giovedì per aprire le porte già a fine settimana al primo decreto Aiuti del governo Meloni. Il deficit extra serve a contrastare i «rischi di recessione» evocati anche da Giorgetti nella conferenza stampa. Ma la linea «responsabile» rivendicata dal ministro dell'Economia si traduce nel fatto che questa scelta non toglie il rapporto debito/Pil dal suo sentiero in discesa. Che proseguirà nei prossimi anni, anche se meno intensa del previsto. Il passivo, calcolato quest'anno al 145,7% del Pil nel nuovo programma, è previsto in riduzione al 144,6%
Il deficit scenderà progressivamente nel tempo, rispettando quindi la tendenza prevista dagli standard europei, ma lasciando comunque spazio per le misure della legge di bilancio, in primis quelle contro il caro-energia, considerata la prima emergenza. L’indebitamento netto passerà quindi dal 5,6% di quest’anno al 4,5% del prossimo, al 3,7% del 2024 fino al 3% del 2025. Nel 2023 si libererà quindi uno spazio di 1,1 punti di Pil, pari a 22-23 miliardi di euro.
Il passivo, calcolato quest'anno al 145,7% del Pil nel nuovo programma, è previsto in riduzione al 144,6% il prossimo anno, quando dunque la dieta del debito sarà di 1,1 punti invece che dei 2,2 indicati dal tendenziale di fine settembre. Il percorso proseguirà poi nel 2024 (142,3%) e nel 2025 (141%).
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