di Silvia Pieraccini
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Alle spalle hanno due anni di vendite brillanti, ma ora i produttori italiani di macchine tessili – settore che vale 2,6 miliardi di fatturato 2022 per l’87% all’export - guardano a un appuntamento strategico per consolidare e allargare il business. Quest’anno tornerà in Italia, nei padiglioni di Fiera Milano-Rho (dall’8 al 14 giugno), la più grande fiera mondiale delle tecnologie tessili e dell’abbigliamento, rassegna itinerante che si tiene ogni quattro anni (l’ultima edizione è stata nel 2019 a Barcellona) e che richiama mediamente circa 150mila visitatori. Organizzato da Cematex, il comitato delle associazioni meccanotessili europee, è un salone imperdibile per chi si appresta a fare investimenti nel settore.
«L’industria italiana del meccanotessile sarà presente a Itma 2023 con 400 espositori e farà vedere tutta la propria capacità di innovazione», ha spiegato Alessandro Zucchi, presidente di Acimit, l’associazione dei costruttori di macchine tessili, presentando a Stresa, sul lago Maggiore, la partecipazione italiana al salone che sarà la più numerosa: un quarto dei 1.700 espositori totali, provenienti da tutto il mondo.
Alessandro Zucchi, presidente di Acimit
«Rappresentiamo il 10% della produzione mondiale di meccanotessile – ha affermato Roberto Luongo, direttore generale di Ice-Agenzia per la promozione all’estero delle imprese italiane – ma abbiamo tecnologie di alto livello e Itma è un’occasione unica per mostrarle e per intercettare compratori». Ice finanzierà l’incoming di 140 top buyer in arrivo da 25 Paesi e sosterrà una campagna di comunicazione per incrementare la presenza di operatori professionali da tutto il mondo. Attesi in particolare asiatici, turchi, indiani, americani.
Sono questi, del resto, i più importanti mercati di sbocco dell’industria meccanotessile italiana (300 aziende e 12.900 addetti), che nel 2022 (stime Acimit) ha incrementato il fatturato dell’11%, superando 2,6 miliardi di euro, e accresciuto l’export del 12% (a 2,285 miliardi). I risultati seguono quelli del 2021 che erano stati anch’essi di deciso recupero, già sopra i livelli pre-Covid del 2019. Il primo mercato di sbocco è la Cina, che l’anno scorso è rimasto stazionario, seguito da Turchia, India (in fortissima ascesa), Stati Uniti e Bangladesh. In calo nel 2022 il Pakistan e la Germania. «Quest’anno è cominciato con un rallentamento degli ordini – spiega Zucchi – e le tensioni internazionali, insieme con l’inflazione e qualche problema che ancora esiste per l’approvvigionamento di componenti elettronici, non aiutano».
La capacità dell’industria italiana di proporre nuove tecnologie, secondo Zucchi, sarà la vera chiave per sviluppare il mercato (anche quello cinese): «E ciò che farà la differenza, prima ancora della sostenibilità che ormai è un obiettivo quasi scontato, sarà la digitalizzazione – afferma il presidente Acimit - cioè la capacità di far parlare tra loro le macchine, anche quelle che hanno linguaggi e software diversi, per acquisire informazioni e condividere i dati». Per progredire su questo terreno Acimit ha messo a punto di recente col Manufacturing Group del Politecnico di Milano la certificazione Digital Ready, riservata a macchinari che hanno un linguaggio standard e un unico sistema di lettura dati, così da essere già pronti a “fare sistema”. Per adesso la certificazione Digital Ready è stata ottenuta da sette aziende, mentre sono 47 quelle che hanno raggiunto la certificazione Green Label, voluta da Acimit e sviluppata da Rina, che misura le performance energetiche e ambientali delle macchine tessili.
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