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Ai nastri di partenza la sperimentazione sui mercati dei security token, siamo pronti?

di Irene Tagliamonte*

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(ipopba - stock.adobe.com)

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In dirittura di arrivo il Regolamento europeo DLT Pilot, il nuovo regime pilota per sperimentare l'uso della Blockchain nella negoziazione dei security token

10 dicembre 2021
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3' di lettura

È in dirittura di arrivo il Regolamento europeo DLT Pilot, il nuovo regime pilota per sperimentare l'uso della Blockchain nella negoziazione dei security token. L'accordo politico in ambito Ue è ormai raggiunto. Si tratta di una delle tre proposte legislative della Commissione europea nell'ambito del pacchetto per la finanza digitale del settembre 2020. Non siamo nell'universo dei bitcoin o degli stablecoin, oggetto del Regolamento sul mercato dei crypto asset, il MICAR. Qui il perimetro è quello dei security token, ossia strumenti finanziari emessi tramite smart contract su piattaforme che impiegano la distributed ledger technology (DLT), come codici digitali rappresentativi di azioni, obbligazioni o quote di fondi d'investimento e disponibili mediante l'utilizzo di chiavi crittografiche.

Sulla negoziazione e il regolamento di questi security token si aprirà la c.d. regulatory sandbox europea: le infrastrutture di mercato potranno chiedere deroghe temporanee e mirate ad alcune regole europee incompatibili con l'impego della DLT. Le autorità di vigilanza nazionali dovranno decidere in base alle nuove norme comuni previa consultazione con l'autorità europea, l'ESMA. Una volta aperta la sperimentazione, sarà possibile testare la creazione di sedi di scambio su DLT. In base all'esperienza acquisita la Commissione europea valuterà quali revisioni introdurre ad una disciplina di settore nata prima della Blockchain, secondo un approccio per gradi.

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Il regime pilota potrebbe contribuire alla concorrenza, all'efficientamento dei processi e alla creazione di nuovi modelli di business. Renderà possibile una maggiore disintermediazione, con riduzione dei partecipanti alla catena di detenzione dei titoli. Si potranno combinare le fasi di trading e post-trading, oggi separate, ed aumentare l'automazione grazie all'aggiornamento simultaneo dei registri distribuiti e alla programmabilità degli eventi legati al ciclo di vita dei titoli. È un'opportunità per le PMI con titoli meno liquidi. La DLT potrebbe favorire meccanismi di raccolta più trasparenti ed inclusivi rispetto al private placement, complementari sia al finanziamento bancario che al private equity. C'è poi il beneficio della componibilità della DLT, che abilita a un modello di finanza open e all'integrazione con l'Intelligenza artificiale e l'Internet of things anche a supporto della finanza sostenibile. Si potranno adottare processi più semplici di compliance e reporting o per la verificabilità delle informazioni.

La sperimentazione su DLT è una bella sfida per l'economia italiana, che ancora oggi si affida a canali di finanziamento poco diversificati. Il regolamento UE sarà applicabile dopo nove mesi dall'ormai imminente entrata in vigore. Il tempo stringe, ma l'Italia è pronta?

Va considerato che le regole europee non toccano i profili di diritto privato, ossia le disposizioni civili e commerciali che legittimano le emissioni di titoli su DLT e ne stabiliscono il regime di circolazione. Ad esempio, quali saranno le condizioni giuridiche per il valido trasferimento di un security token o per la creazione di diritti di garanzia? Le risposte dovranno essere attinte dall'ordinamento nazionale. In alcuni Stati dell'Unione europea il rompicapo è stato risolto, introducendo una cornice normativa specifica che ha conferito autonoma cittadinanza ai security token.

Da un punto di vista pratico, poi, l'impiego della DLT non è assimilabile alla migrazione da un sistema informativo ad un altro; non basta l'iniziativa del singolo. Il passaggio alla DLT è un cambiamento dell'intero ecosistema, ossia del complesso dei partecipanti al mercato. Il ruolo dei vari operatori andrà reinterpretato, eliminando ciò che la tecnologia renderà superfluo. La disintermediazione lascia l'investitore nudo di fronte alla crescente complessità della finanza e della tecnologia. Ne deriverà una domanda di servizi professionali e di vigilanza a valore aggiunto.

Vi è poi il rischio di una balcanizzazione tra eco-sistemi con frammentazione della liquidità; la risoluzione a questo problema, l'interoperabilità, è più facilmente percorribile per i protocolli open source, meno ovvio per le DLT private e per le infrastrutture tradizionali. Bisognerà comprendere le dinamiche della c.d. decentralised finance e delle D-app, rispetto alle quali è più complesso individuare idonei centri d'imputazione delle responsabilità. Insomma, anche per questa partenza serve una buona preparazione.

*Consigliere Consob

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