di Giuseppe Latour
Edilizia green, Capaccioli: per ora Superbonus unico strumento
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Non più modifiche normative, ma una circolare dell’agenzia delle Entrate. È questa la mossa allo studio per far ripartire il meccanismo del superbonus 110% e, soprattutto, della cessione dei crediti, che nell’ultimo periodo si è incagliata. Stop, salvo sorprese, ad altre correzioni: con il Governo in scadenza, è molto difficile trovare l’accordo su ulteriori limature.
Le chance di ripartenza passeranno, invece, da un nuovo intervento dell’agenzia delle Entrate, al lavoro nel periodo estivo: è atteso nelle prossime settimane. Intanto, per fare il punto su tutte le novità sul 110% è in uscita con il Sole 24 Ore mercoledì 10 agosto una guida che spiega tutto quello che è cambiato nel 2022.
I dati sul 110%, per la verità, dicono che i cantieri che vogliono accedere al superbonus continuano ad aprire. Il totale degli investimenti ammessi alla detrazione sfiora ormai quota 40 miliardi di euro (39.751 milioni, per la precisione) per quasi 224mila asseverazioni. Questi corrispondono a poco meno di 44 miliardi di detrazioni previste a fine lavori (esattamente, 43.727 milioni). Gli investimenti conclusi superano i 28 miliardi di euro, con poco meno di 31 miliardi di detrazioni già maturate. Gli investimenti ammessi al 110%, nel solo mese di luglio, valgono circa 4,5 miliardi di euro.
Restano, però, delle questioni aperte. La circolare 23/E dell’agenzia delle Entrate, pubblicata a giugno, ha dedicato un ampio capitolo al tema della responsabilità solidale di chi acquista i crediti. In sostanza, si dice che i compratori (come le banche) devono effettuare sui crediti una serie di controlli indicati dalle Entrate, per evitare di essere chiamati poi a rispondere di concorso in eventuali frodi.
Il principio, cioè, è che le frodi non devono essere mascherate attraverso le cessioni. E chi acquista deve essere massimamente diligente nel controllare cosa sta comprando. Se non esercita questa diligenza, può essere successivamente chiamato a rispondere.
Il problema, però, secondo le banche, è che le Entrate non hanno spiegato in maniera dettagliata come effettuare tutti questi controlli. Hanno, invece, indicato dei parametri di difficile applicazione concreta per gli istituti.
È il caso, ad esempio, della sproporzione tra l’ammontare dei crediti ed il valore dell’immobile, indicata come un campanello d’allarme dell’Agenzia: il 110% nasce anche per rinnovare unità di scarso valore e le Entrate non hanno detto quando questa sproporzione va considerata come un campanello d’allarme. Senza indicazioni precise, è difficile effettuare i controlli e comprare i crediti.
A questi ed ad altri quesiti (ad esempio, in tema di incoerenza tra i redditi di chi effettua i lavori e l’entità dell’intervento) risponderanno le Entrate in una circolare che sarà pubblicata nelle prossime settimane.
Il suo obiettivo sarà fare esempi sulle tipologie di controlli da effettuare, dettagliando meglio quello che le banche dovranno chiedere ai loro clienti. In questo modo gli acquisti potrebbero finalmente ripartire.
Soprattutto, si dovrebbe attivare il meccanismo della ricessione. Il decreto Aiuti, dopo diverse correzioni, ha stabilito che banche e intermediari finanziari potranno sempre cedere i loro crediti a soggetti diversi dai consumatori: quindi, a tutte le partite Iva. In sostanza, società e professionisti potranno acquistare crediti dalle banche, contribuendo a rendere più sostenibile il sistema, grazie alla loro capienza fiscale. Alcuni istituti hanno già pronta la loro offerta ai clienti.
Giuseppe Latour
Redattore
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