Amadeus: visibilità a giovani a prescindere dalla classifica
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La musica? Un’industria culturale di capitale importanza, eppure non è stata trattata per decenni come altri mondi culturali. L’obiettivo, adesso, è quello di far sentire con forza il proprio peso, risolvendo le questioni che frenano la crescita di tutti i settori. Per discuterne, le associazioni di categoria (Afi, Assomusica, Fem, Fimi, Nuovo Imaie e Pmi) si sono incontrate a Sanremo, a Casa Siae, negli Stati generali della musica, insieme al sottosegretario al Ministero della cultura Gianmarco Mazzi. Un nome che tutti conoscono: dai grandi concerti, all’Arena di Verona, dai grandi show della televisione alle 6 direzioni proprio del Festival di Sanremo .
«Sì, gli altri sono considerati in modo più autorevole» ammette Gianmarco Mazzi «eppure rappresentiamo la cultura ma siamo anche industria». A lui le associazioni hanno consegnato un documento comune a sostegno del diritto d'autore e per la valorizzazione dell'industria musicale italiana. Una lettera firmata da tutti perché - come ha ricordato Sergio Cerutti di Afi, «l’unione d’intenti ha già portato vittorie importanti come quella della lotta per il copyright in Europa».
Tra le istanze condivise: l'adeguamento delle tariffe per la copia privata e un rinnovamento ed estensione del tax credit per musica, videoclip, export, spettacoli live ed editoria musicale. La prima scadenza è dietro l’angolo. «Il 30 giugno - spiega il presidente Siae Salvatore Nastasi - scade il decreto tariffe della copia privata importantissimo per gli autori, gli esecutori e gli interpreti italiani. Ogni volta che scade, ogni triennio, ci si mette molto tempo ad avere delle risposte: abbiamo cominciato ora, a febbraio, quindi ci sono i tempi tecnici per affrontare la questione. Per il diritto d’autore in generale, come ribadisce anche il Nuovo Imaie, l’Italia non ha bisogno di più diritti: c’è semplicemente un problema di come vengono percepiti, riscossi».
Obiettivi indispensabili soprattutto dopo il periodo della pandemia, in cui, ad esempio, sottolinea Paolo Franchini di Fem, «per autori e editori sono stati persi incassi per 500 milioni di euro in 2 anni». E per questo l’estensione del tax credit permetterebbe di ricominciare a investire sugli autori, promuoverli, realizzare più opere e far crescere l’industria.
L’incentivo fiscale ha avuto un ruolo fondamentale, spiegano, consentendo alle aziende di recuperare una parte degli investimenti e poter reinvestire in nuove produzioni di musica italiana. Ne è convinta anche la Fimi. «Al governo - spiega Francesca Grimaldi, direttore relazioni istituzionali e associative - chiediamo di ampliare la percentuali di costi da defiscalizzare dal 30% al 40% come già previsto per il cinema)e aumentare il plafond esistente per singola azienda, dall'1,2 attuale a 2 milioni di euro».
Più delicato ancora il tema del tax credit per i videoclip, misura che andrebbe riprogettata e adattata alle esigenze reali del mondo musicale, diverse da quelle del cinema. E il dialogo è appena iniziato. «Devono aumentare le occasioni di incontro e visibilità pubblica delle nostre realtà - spiega Gianmarco Mazzi - e non c’è momento migliore dei grandi eventi, da Sanremo alle prime dei concerti dei grandi artisti. Se Vasco Rossi tornasse a fare un evento da 230mila persone il giorno prima bisognerebbe organizzare un convegno: faremmo capire qual è il mondo da cui nasce quel tipo di evento di cui tutta l’Italia parla, e non solo l’Italia».
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