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Via libera dalla commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo alla proposta di revisione della direttiva sulle performance energetiche degli edifici.
Sono stati 49 i voti favorevoli. I voti contrari sono stati 18 e 6 gli astenuti. La proposta, approvata senza modifiche rispetto al compromesso definito nei giorni scorsi, dovrebbe ora approdare al voto in plenaria durante la sessione di marzo.
L’obiettivo delle nuove norme sarà ridurre sostanzialmente le emissioni di gas a effetto serra e il consumo finale di energia nel settore edile dell’UE entro il 2030 e renderlo climaticamente neutro entro il 2050.
Stando al testo approvato in commissione, gli edifici residenziali dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo E entro il 2030 e D entro il 2033.
Attualmente, come ha ricordato ieri il presidente Enea, Gilberto Dialuce, le abitazioni in classe inferiore alla D sono circa il 74% (34% G, 23,8% F, 15,9% E); anche se sono numeri solo indicativi, perché la direttiva prevede una riclassificazione degli immobili, con il 15% del patrimonio più energivoro che andrà in classe G.
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«Il voto al Parlamento europeo, in Commissione industria, sulla proposta di direttiva che obbliga a fare interventi di efficientamento energetico sugli immobili è andato come era previsto, cioè con il sì al testo. Il Governo Meloni, però, può ancora intervenire per scongiurare gli effetti disastrosi che l'approvazione definitiva di questo provvedimento avrebbe per l'Italia. Ci aspettiamo che lo faccia, in coerenza con le dichiarazioni rilasciate nell'ultimo mese dai maggiori esponenti dei tre partiti della coalizione (oltre che da autorevoli rappresentanti di Italia Viva-Azione)». Così in una nota Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia.
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