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Vaccini, i dati italiani: con due dosi l’efficacia nel prevenire il ricovero è del 94,6%

di Luca Salvioli

Coronavirus, Rt nazionale in aumento a 0.91: Abruzzo a 1.21, Molise a zero

Il nuovo bollettino analizza le nuove infezioni e ospedalizzioni dal 4 aprile a oggi. I vaccini garantiscono una elevata protezione soprattutto dopo la seconda dose

17 luglio 2021
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2' di lettura

Il nuovo bollettino epidemiologico curato dall’Istituto superiore di Sanità fornisce i dati sull’efficacia dei vaccini basati sui casi reali degli ultimi tre mesi. Vengono presi in esame le infezioni, i ricoveri e i decessi da Covid-19 che si sono verificati dal 4 aprile (approssimativamente la data in cui la vaccinazione è stata estesa alla popolazione generale, spiega l’Iss) all’11 luglio 2021.

Ciascuno di questi casi viene associato dall’Iss alla condizione dell’individuo rispetto alla campagna vaccinale: vaccinato con ciclo incompleto (una sola dose, in attesa della seconda), vaccinato con ciclo completo (due dosi, oppure una dose di Johnson & Johnson, o ancora una sola dose per chi ha avuto il covid da meno di 6 mesi) e infine non vaccinato.

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I dati, che potete vedere in formato completo e per fascia di età nella tabella sotto, confermano la validità dei vaccini e in particolare della doppia dose rispetto alla singola. In media l’efficacia nel proteggere dall’infezione è del 71,33% nel caso del ciclo incompleto, ma dell’88,52% se si sono fatte entrambe le dosi.

Ancora più elevata, come previsto, la protezione rispetto al ricovero in ospedale. L’efficacia in questo caso è in media dell’80,83% nel ciclo incompleto e del 94,57% nel ciclo completo. Per il ricovero in terapia intensiva le percentuali sono 88,08% per una dose, 97,3% per due dosi. Infine i decessi: 79,01% di protezione con una dose, 95,8% con due dosi.

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Cresce la variante Delta
Nel report è sottolineato come «la variante alfa sia ancora la variante prevalente» nel paese, anche se la sua prevalenza sta diminuendo a favore della variante delta. «Questa variante è caratterizzata da una ulteriore maggiore trasmissibilità e da una parziale riduzione nella capacità di neutralizzazione di anticorpi contro varianti del virus SARSCoV-2 precedentemente circolanti» spiega il ancora il rapporto.

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