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Credito, il sell-off in Usa innesca le vendite, a picco Deutsche Bank e Credit Suisse

di Andrea Fontana

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(REUTERS)

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Cali anche oltre cinque punti per gli istituti del Vecchio Continente, italiani compresi. Per gli analisti di Intermonte «non ci sono particolari timori»

10 marzo 2023
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3' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Ko de i titoli bancari quotati in Europa e in Italia: il sottoindice Stoxx600 del comparto arretra del 4,3%, trascinando giù gli indici, e sui listini si registrano performance pesanti da Deutsche Bank, arrivata a perdere anche otto punti, e lo stesso vale per Credit Suisse, che ha toccato il minimo storico dopo varie sedute di passione, mentre Hsbc, Ing Groep, Societe Generale e Ubs hanno perso tutte anche più di cinque punti. A Milano Unicredit è arrivata a perdere oltre il 5%, mentre Banca Pop Er, Banco Bpm e Intesa Sanpaolo arretrano tra il 2,5% e il 3%. Male anche Banca Mps e tutto il risparmio gestito con Finecobank più colpita (già giovedì è stata la peggiore) seguita dai cali di Azimut e Banca Generali.

L'innesco al sell-off generale sul comparto è partito dagli Stati Uniti con i crolli di due titoli finanziari non di primo piano (Silvergate Capital e SVB Financial) che hanno innescato timori di contagio sul settore nonché speculazioni sul fatto che queste tensioni possano influenzare le scelte della Federal Reserve in politica monetaria: la crisi di Silvergate, specializzata nelle criptovalute, è nota e il titolo è crollato del 42% con l'annuncio della chiusura della controllata Silvergate Bank anche se accompagnato dalla dichiarazione che «il piano di chiusura e liquidazione della banca include il rimborso completo di tutti i depositi»; l'altro fattore di tensione è arrivato dalla Silicon Valley Bank (-60% a Wall Street) che sta cercando di raccogliere rapidamente circa 2,25 miliardi di dollari dopo aver registrato perdite per 1,8 miliardi di dollari nella vendita di obbligazioni per avere la liquidità necessaria a rimborsare i depositanti. I due crolli si sono riflessi nelle performance dei grandi istituti Usa: -5,4% JpMorgan, -6,2% Bank of America, -4,1% Citigroup, -6,2% Wells Fargo, -3,8% Morgan Stanley, -2% Goldman Sachs.

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Secondo gli analisti di Intermonte al momento non ci sono preoccupazioni particolari che riguardano le banche italiane che con un rapporto tra loan-to-deposit (prestiti/depositi) è del 78%, un liquidity cover ratio del 240% e un net stable funding ratio del 100% dovrebbero avere «un limitato impatto diretto: ci potrebbe essere un po’ di tensione sul lato liquidità, e il mercato potrebbe focalizzarsi sull’esposizione ai titoli di Stato italiani e in tal senso segnaliamo che le banche più esposte su questo fronte sono Bper, Banco Bpm e Credem». Inoltre, aggiungono gli stessi analisti, i buffer Mda (Ammontare massimo distribuibile) sono elevati (500-600 punti base) e il rapporto tra crediti deteriorati lordi e impieghi è ben al di sotto del 5% «fattori che rendono il settore più resiliente a eventuali shock esogeni».

Credit Suisse tocca nuovo minimo storico sotto 2,5 franchi

In un mercato decisamente in ansia per il settore bancario, Credit Suisse ha toccato nelle fasi di apertura il nuovo minimo storico di 2,463 franchi svizzeri, per poi risalire di qualche frazione. Sul CS continua a pesare il rinvio della pubblicazione della relazione annuale del 2022, di riflesso ad alcuni rilievi ‘tecnici’ da parte della Securities and Exchange Commission Usa, tanto più che è emerso che anche l’autorità elvetica dei mercati finanziari, la Finma, è in contatto con la banca sulla questione. Il CS ha annunciato che «ritarderà la pubblicazione della sua relazione annuale e della relativa relazione annuale sul modulo 20-F a seguito di una segnalazione della Securities and Exchange Commission statunitense, avvenuta nella serata dell’8 marzo, in relazione ad alcuni commenti circa la valutazione tecnica delle revisioni precedentemente comunicate dei flussi di cassa consolidati negli esercizi 2020 e 2021 e relativi controlli». Il rinvio è stato motivato con la necessità di chiarire i commenti. Stando alle indiscrezioni, inoltre, il gruppo ha dato il benservito al suo responsabile della conformità normativa Julian Gooding, che aveva l’incarico dal gennaio 2022. Secondo le fonti citate dall’agenzia Reuters, l’uscita del Chief Compliance Officer avviene nel quadro della riorganizzazione del gruppo, reduce da scandali e perdite miliardarie e non è legata alla vicenda del rinvio della relazione annuale.

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