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Bankitalia alle sfide finanziarie e climatiche in arrivo

di Donato Masciandaro

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(Imagoeconomica)

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29 marzo 2022
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3' di lettura

L’efficacia della politica monetaria dipende dalla credibilità di una banca centrale, che a sua volta ha un pilastro fondamentale nella qualità del suo bilancio. Se questo è un principio che la migliore analisi economica ha oramai sancito, le sfide che le banche centrali devono affrontare per rispettarlo evolvono con i tempi, anche rapidamente. Occorre rispettare la rotta, affrontando nuove onde, che oggi si chiamano rischi finanziari e rischi climatici. Come? Ce lo spiega un bel lavoro collettivo di un gruppo di economisti della Banca d’Italia (La gestione dei rischi finanziari e climatici. L’esperienza di una banca centrale, a cura di Antonio Scalia, Bancaria Editrice): è un libro che esce al momento giusto. Vediamo perché.

L’importanza della catena che lega i tre anelli dell’efficacia dell’azione monetaria, della credibilità dell’attore che la gestisce e della qualità del suo bilancio è progressivamente emersa a partire dagli anni 80, quando una rivoluzione ha cambiato l’analisi macroeconomica: valorizzare il ruolo delle aspettative come motore della congiuntura economica. Le aspettative condizionano la produzione dei beni e dei servizi, nonché la formazione dei relativi prezzi; sempre le aspettative influenzano la dinamica dei consumi e degli investimenti, nonché l’intera struttura dei rendimenti delle attività finanziarie.

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A loro volta le attese possono essere condizionate, nel bene e nel male, dalle azioni e dagli annunzi di chi gestisce la politica monetaria. Quindi la banca centrale deve essere credibile quando svolge la sua funzione primaria: produrre una moneta di cui i cittadini si possano fidare. Dunque l’anello dell’efficacia della politica monetaria è concatenato con quello della credibilità della banca centrale. Ma la fiducia in una moneta, che per ciascun cittadino è una attività finanziaria indispensabile per il proprio portafoglio, dipende dalla qualità del bilancio di chi la emette, cioè il terzo anello della nostra catena.

Prima della Grande crisi finanziaria del 2008 le banche centrali dei Paesi avanzati sembravano avere trovato la formula che rendeva d’acciaio la catena monetaria: il bilancio della banca centrale doveva essere di dimensioni contenute, e con un profilo di rischio minimo, privilegiando l’investimento in obbligazioni di Stato a breve termine. Ma da allora tutto è cambiato. Prima la necessità di affrontare la Grande crisi, poi quella di gestire la recessione pandemica hanno spinto le banche centrali a espandere in maniera straordinaria la crescita della liquidità. In parallelo, l’investimento è uscito dal porto delle obbligazioni di Stato a breve termine, per iniziare a navigare in acque incognite: titoli di Stato a lungo termine, ma anche obbligazioni e azioni emesse da privati. Il profilo di rischio è radicalmente cambiato e le banche centrali hanno dovuto rimodellare le metodologie di analisi e di intervento. In parallelo, sono aumentate sia l’esigenza che l’opportunità per le banche centrali di aumentare la loro accountability a 360 gradi. La sfida è divenuta quella di creare un circolo virtuoso tra il terzo anello e il primo anello: se la gestione del rischio di bilancio è efficiente, la banca centrale diventa più credibile, quindi la sua politica più efficace, e le aspettative si muovono di riflesso, contribuendo a ridurre ulteriormente la rischiosità complessiva. E il cerchio si chiude. Il livello di complessità della sfida ha registrato poi negli ultimi anni un ulteriore aumento, con l’emergere dei rischi climatici.

Molto opportunamente il volume curato da Antonio Scalia è diviso in due parti, dedicate appunto ai rischi finanziari ed ai rischi climatici. Trasversale è invece il contributo ad una migliore conoscenza di una navigazione che, pur in acque incognite, non ha perso la rotta, come pure trasversale è la consapevolezza che, data l’evoluzione continua e profonda su entrambi i profili di rischiosità, il viaggio sia solo all’inizio.

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