di Marco Rogari
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A marzo arriva un maxi-assegno per i pensionati con trattamenti superiori a quattro volte il minimo, ovvero a 2.101,52 euro al mese, grazie alla liquidazione della rivalutazione prevista dall'ultima legge di bilancio e dei relativi arretrati di gennaio e febbraio. Sotto questa soglia la perequazione è del 7,3% ed è già arrivata a inizio 2023 ai titolari di queste pensioni, mentre sopra questo limite “l'indicizzazione” al caro-vita, come previsto, progressivamente si riduce. Una recente circolare dell'Inps ha precisato tempi e modalità di erogazione della rivalutazione, confermando che chi usufruisce dell'Ape sociale non ne ha diritto.
Già a gennaio è scattata la rivalutazione piena del 7,3% fissata dal governo per il 2023 sulle pensioni fino a quattro volte il minimo Inps (2.101,52 euro). In questo caso l’ente di previdenza aveva immediatamente recepito le indicazioni dell'ultima manovra varata dal governo Meloni e approvata dal Parlamento a fine dicembre.
La legge di bilancio ha rivisto per il biennio 2023-2024 la perequazione delle pensioni di importo superiore a quattro volte il trattamento minimo. Questi trattamenti dal 1° gennaio 2023 vengono rivalutati in senso più sfavorevole rispetto all'anno passato.
Per la fascia corrispondente tra le quattro e le cinque volte il minimo (2,101,53-2.626,90 euro mensili) l’importo dell'assegno sarà rivalutato dell’85% dell’indicizzazione indicata dal governo, ovvero del 6,205%; per quella tra le cinque e le sei volte il minimo (da 2.626,91 a 3.152,28 euro) la perequazione sarà del 53% dell’inflazione (rivalutazione del 3,869%). La percentuale scende al 47% (rivalutazione del 3,431%) tra sei e otto volte il minimo (3.151,29-4.203,04 euro), al 37% (rivalutazione del 2,701%) tra otto e 10 volte il minimo (4.203,05-5.253,80 euro) e al 32% (rivalutazione del 2,336%) per chi ha assegni superiori a dieci volte il minimo (5.253,81 euro al mese). Come previsto, gli aumenti scattano sul trattamento lordo “virtuale” del dicembre 2022, ovvero quello spettante al lordo del conguaglio dello 0,2% scattato a novembre 2022 per il recupero dell'inflazione 2021 e al netto dell'eventuale anticipo del 2% erogato nel mese di ottobre 2022 sugli assegni non superiori a 2.692 euro al mese.
Sono ripristinate le cosiddette «fasce di garanzia» con cui si impedisce che il trattamento pensionistico raggiunga, per effetto della rivalutazione della fascia corrispondente, un livello inferiore rispetto al più alto trattamento localizzato nella fascia precedente. In questo caso viene garantita la rivalutazione più elevata della fascia precedente.
L'Inps ha ribadito che sono escluse dalla perequazione le prestazioni d'accompagnamento alla pensione come l'Ape sociale. Che non vengono rivalutate per tutta la loro durata.
Marco Rogari
vicecaporedattore
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