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Gran Bretagna tra post Brexit, guerra e inflazione: per la BoE scenario «apocalittico»

di Nicol Degli Innocenti

Boltho: siamo ancora in crescita, ma ora temo una recessione

Così il governatore della banca centrale Andrew Bailey sulla recessione in arrivo. Governo e BoE prevedono il maggiore calo di sempre dei redditi reali nel 2022

21 maggio 2022
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3' di lettura

Lo scenario è «apocalittico»: parola del governatore della Banca d’Inghilterra, Andrew Bailey, che non è propenso all’iperbole. La scelta del termine indica che la situazione è grave. La crescita lenta abbinata a inflazione elevata stringe la Gran Bretagna nella morsa della stagflazione, ma il rischio concreto è che questa degeneri in una recessione in piena regola.

Crolla fiducia dei consumatori

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L’ultimo in una serie di dati negativi, rilasciato venerdì 20 maggio, mostra che la fiducia dei consumatori britannici in maggio è crollata ai minimi da quasi 50 anni, toccando -40, il livello più basso mai registrato. Nel 2008, nel pieno della grande crisi, era sceso a -39.

Secondo Joe Staton, direttore di GfK, la società che ogni mese conduce il sondaggio, «la fiducia dei consumatori ora è più debole che nei giorni più bui della crisi finanziaria globale, di Brexit o della chiusura totale dovuta alla pandemia».

Inflazione al 9% in aprile

Il dato è preoccupante per un’economia basata sui consumi come quella britannica, ma era atteso dopo l’impennata dei prezzi e il brusco aumento del costo della vita negli ultimi mesi. L’inflazione è salita al 9% in aprile, toccando i massimi dal 1982, quando Margaret Thatcher era primo ministro. La previsione della stessa BoE è che superi il 10% in autunno, accelerando ai ritmi più rapidi del G-7.

La causa più evidente dell’aumento dell'inflazione è l’incremento dei prezzi dell’energia in seguito alla guerra in Ucraina e la decisione di Ofgem, l’ente regolatore, di rimuovere il tetto imposto al costo di elettricità e gas, che ha fatto salire i costi delle bollette del 54% in aprile, con un ulteriore aumento del 40% previsto in ottobre.

L’aumento dei prezzi è però generalizzato e ha un impatto su ogni sfera. Il costo dei prodotti alimentari, ad esempio, è aumentato del 6% in aprile ed è ai massimi da dieci anni, in parte a causa degli intralci burocratici nell’interscambio con la Ue post Brexit. La guerra in Ucraina aggraverà la situazione, creando uno scenario «apocalittico» per i prezzi del cibo, come ha detto Bailey.

Austerity obbligata per molti

Un sondaggio di Ipsos ha rivelato che un quarto della popolazione britannica è costretta a saltare i pasti per risparmiare, mentre due terzi sono obbligati a tenere spento il riscaldamento. Quattro su cinque sono preoccupati per l’aumento del costo della vita. Perfino le vendite online, amatissime dagli inglesi, sono in calo.

Il crollo della fiducia dei consumatori è del tutto razionale: Governo e BoE prevedono che i redditi reali quest’anno subiranno la maggiore contrazione mai registrata. «Anche la Banca d’Inghilterra - spiega Staton - è pessimista e non offre alcuna speranza di ridurre l’inflazione. Le prospettive per i consumatori sono cupe e non c’è nulla all’orizzonte che offra ragioni di ottimismo».

Rischio recessione

Il dato sulla fiducia è un campanello d’allarme che indica l’arrivo della recessione, secondo gli economisti. Nell’ultimo mezzo secolo infatti il dato ha mostrato uno stretta collegamento con l’andamento del Pil. «La fiducia dei consumatori - afferma Robert Wood, UK Economist a Bank of America - è importante perché è un indicatore tempestivo e affidabile. La correlazione con il Pil è stata dimostrata durante molti shock economici».

Il Pil in marzo ha subito una contrazione dello 0,1%. Il National Institute of Economic & Social Research (Niesr), uno dei think tank più rispettati, prevede che la recessione arrivi già quest’anno. Mentre per il Fondo monetario internazionale l’economia britannica sarà il fanalino di coda del G7 nel 2023. Rappresenta «il peggio dei due mondi», secondo Alfred Kammer, direttore per l’Europa dell’Fmi, abbinando le carenze di personale viste negli Stati Uniti con la crisi energetica dell’Europa.

Carenze di manodopera

L’uscita della Gran Bretagna dalla Ue ha aggravato le carenze di manodopera a tutti i livelli, eliminando dal mercato del lavoro centinaia di migliaia di cittadini europei. Molti hanno lasciato l’isola a causa della pandemia, come sostiene il Governo. Ma è a causa di Brexit che non sono tornati.

Per la prima volta nella storia, il numero di posti vacanti ha superato il numero di disoccupati. Gli economisti parlano di «tempesta perfetta»: alta inflazione, carenze di personale, tasse in aumento, e valuta in calo. La sterlina ha perso l’8% sul dollaro quest’anno e resta nel mirino dei trader.

In questo contesto, il Governo britannico è stato l’unico del G7 ad aumentare le tasse e ridurre i sussidi. In aprile è scattato l’aumento dei contributi previdenziali sia per i datori di lavoro che per i dipendenti.

Inoltre il Governo non ha eliminato l’Iva dalle bollette come indicato e ha finora respinto la richiesta dell’opposizione laburista di imporre una tassa sui profitti straordinari dei big dell’energia per tutelare i consumatori, come ha fatto l’Italia.

Tony Danker, direttore generale della Cbi, la Confindustria britannica, ha chiesto al Tesoro di intervenire al più presto per aiutare le persone a basso reddito, dichiarando che agire deve essere «un imperativo morale».

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