di Giulia Crivelli
Riciclo. La foto usata da Patagonia per promuovere il recupero degli scarti
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Black Friday e Cyber Monday negli Stati Uniti sono una tradizione autentica (quasi) come Thanksgiving, forse l’unica festività inventata in loco. Persino gli americani però – o almeno alcuni brand – iniziano a mettere in discussione le due date di shopping sfrenato, benedizione per i bilanci di chi vende online e offline, ma pure esempio di un consumismo lontano dalla sempre più diffusa sensibilità sulla necessità di acquisti responsabili. A maggior ragione in tempi di transizione ecologica e di Covid, visto che il Black Friday è sinonimo di code e assembramenti.
Non si tratta di boicottare il Black Friday, ma di dargli un nuovo significato, visto che di festività si tratta: negli Stati Uniti quello che inizia con il Thanksgiving è un week end lungo, che inizia di giovedì (sempre l’ultimo di novembre) con una maratona a tavola e prosegue, per la maggior parte degli americani, con tre giorni di libertà dal lavoro. Tempo libero che molti brand invitano a usare in modo diverso: Patagonia, pionieri dell’ecosostenibilità, propone (anche in Italia) di dedicare il Black Friday alla riparazione dei capi che già abbiamo, che siano o no dell’azienda californiana.
Anche in Europa qualcosa si muove. Il marchio di cosmetici italiano Oway ha deciso di chiudere negozi ed e-commerce per il Black Friday (si veda Moda24 di venerdì 19 novembre), mentre Ecoalf, marchio spagnolo di abbigliamento e accessori ha persino coniato l’hashtag #breakthehabitnottheplanet, che potremmo tradurre con: demoliamo l’abitudine, non il pianeta.
«Per Black Friday offriamo lo sconto 0% per prevenire l’impulso a comprare – ha spiegato Ecoalf – tra i marchi più coerenti nell’approccio circolare alla produzione –. Se non compriamo un prodotto a prezzo pieno, probabilmente non ne abbiamo realmente bisogno. Dove e come decidiamo di spendere il nostro denaro è correlato al futuro che vogliamo dare al pianeta». Per dare maggior forza al messaggio l’azienda spagnola ha collaborato con il poeta e regista Tomos Roberts (in arte Tomfoolery, che in inglese significa “scherzare con le parole”): è nata così la poesia Pile on (ammucchiare), che parla della facilità con la quale compriamo e poi buttiamo abiti e accessori e della necessità di cambiare questa abitudine prima che «arrivi il giorno/quando tutti noteremo/che non ci sarà più spazio sul mucchio».
Giulia Crivelli
fashion editor
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