Italia
Pubblicità

Italia

Giovani e lavoro: il piano del Governo per ridurre i Neet in Italia

di Andrea Carli

ActionAid: "2 milioni di giovani 'Neet', l'Italia e' prima in Europa"

Il ministro per le Politiche giovanili Fabiana Dadone ha annunciato di aver firmato il decreto che vara le misure sui ragazzi inattivi

20 gennaio 2022
Pubblicità

6' di lettura

Un “Piano Neet” del Governo, formalizzato da un decreto congiunto Lavoro-Politiche giovanili, che punta a ridurre gli oltre tre milioni nella fascia di età 15-34 anni che non studiano, non lavorano e non fanno formazione. L’obiettivo è ridurre l’inattività dei Neet tramite degli interventi suddivisi in tre macro fasi: emersione, ingaggio e attivazione. Nel 2016 l'allora presidente della Bce, Mario Draghi, parlò di “lost generation” per definire un fenomeno socio-economico che richiede un forte intervento politico.

Gli strumenti operativi

Pubblicità

Gli strumenti sulla base dei quali sviluppare queste fasi sono Garanzia Giovani rinforzata, Sportelli Giovani nei Centri per l'impiego, una campagna informativa itinerante del Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale, un supporto informativo tramite il sito GIOVANI2030, programmi europei gestiti da ANG, il Piano nazionale pluriennale (2021-2027) sull'inclusione dei giovani con minori opportunità.

Garanzia Giovani rinforzata

Con l'avvio del Quadro finanziario pluriennale nell'Unione europea 2021-2027, il programma di Garanzia Giovani nel nuovo PON “Giovani, donne e lavoro” sarà rifinanziato,potenziato e migliorato. In linea con le raccomandazioni della Camera e del Consiglio dell'Ue sul rafforzamento di Garanzia Giovani, l’esecutivo intende procedere a una revisione di questo programma, che insieme alla quantità di occupazione giovanile che si riesce a creare, tenga conto anche della sua qualità. Il tutto attraverso una rete di collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti - Anpal, ministero del Lavoro, regioni e province autonome - per “fare sistema” tra gli interventi già presenti e quelli in arrivo, come la nuova Garanzia occupabilità dei lavoratori (Gol) che vede i Neet tra i beneficiari dei propri servizi e finanziamenti.

Sportelli Giovani nei Centri per l’impiego

Nella legge di Bilancio 2022, ricorda ancora il documento che accompagna il nuovo provvedimento congiunto, è stato fatto un passo nella direzione della costruzione di queste reti, con lo stanziamento di fondi dedicati all'istituzione di servizi per i giovani nei Centri per l'Impiego (CPI). Grazie a questi fondi, si creeranno Sportelli Giovani in tutti i Centri per l’impiego con competenze e professionalità specifiche per accogliere i giovani NEET e gestirne le eventuali situazioni di disagio sociale e/o psicologico. In questo modo tali figure, oltre ad accogliere i giovani, potranno indirizzarli in modo più efficace verso le risorse locali più adatte alla loro situazione e potranno fare rete con gli enti pubblici e privati della formazione, con i servizi sociali e con il tessuto produttivo del territorio per far emergere ulteriormente il fenomeno Neet e avviare i giovani in percorsi di formazione o inserimento lavorativo.

Il sito GIOVANI2030

GIOVANI2030 (G2030) è la piattaforma online nata con l'obiettivo di diventare il punto unico di accesso per i giovani dai 14 ai 35 anni, a tutte le informazioni utili per orientare le scelte del proprio futuro nell'ambito della formazione, del volontariato, del lavoro, delle iniziative internazionali e culturali, su tutto il territorio nazionale.

Il Piano nazionale pluriennale (2021-2027)

L'Agenzia nazionale per i giovani (ANG) è impegnata nella predisposizione di un apposito Piano nazionale pluriennale 2021-2027 sull'Inclusione dei giovani con minori opportunità nei Programmi Erasmus+ e Corpo Europeo di Solidarietà che consentirà lo sviluppo di obiettivi strategici, indicatori, misure di monitoraggio e valutazione in termini di inclusione e diversità nel contesto nazionale. In linea con i regolamenti istitutivi dei Programmi Erasmus+ e Corpo Europeo di Solidarietà, il Piano Nazionale dell'ANG si rivolge a tutti i giovani che
incontrano ostacoli nel proprio percorso di vita, studio o inserimento lavorativo e che impediscono loro l'accesso alle opportunità europee che li riguardano.

Neet, una platea di oltre tre milioni di persone tra 15-34 anni

Nel report “Neet working” elaborato dal ministero per le Politiche giovanili viene spiegato che i Neet in Italia nella fascia d'età 15-34 anni sono più di 3milioni, con una prevalenza femminile pari a 1,7 milioni. Dopo la Turchia(33,6%), il Montenegro (28,6%) e la Macedonia (27,6%), nel 2020 l'Italia è il Paese con il maggior tasso di Neet in Europa. I dati mostrano come il 25,1% dei giovani italiani tra i 15 e i 34 anni (1 su 4) non lavora, né studia, né è coinvolto in un percorso formativo. Osservando l'andamento dei dati degli ultimi dieci anni, è possibile osservare che la percentuale di Neet in Italia, dopo essere cresciuta notevolmente con l'impatto della Grande recessione (arrivando a 27,4% nel 2014), non è poi tornata sui livelli precedenti e si è inoltre ampliato il divario con la media europea. Disaggregando il dato anagrafico per classi d'età più ridotte, emerge che 1 giovane su 3 fra i 20 e i 24 anni rientra nella definizione di Neet, mentre tra i giovanissimi (15-19 anni) 1 su 10 è fuori dal mondo della scuola e del lavoro.

Le caratteristiche

Osservando i dati per fasce d'età è possibile osservare che nella fascia di età scolare (15-19 anni) i Neet italiani sono il 75% in più della media europea; nella fascia di età universitaria (20-24 anni) i Neet italiani sono il 70% in più della media europea; la percentuale non muta per la fascia di età post-universitaria (25-34 anni). Con riferimento alla dimensione di genere, come avviene in altri Paesi europei, anche in Italia si registra una marcata differenza a scapito delle donne. Con il crescere dell'età si osserva un progressivo sbilanciamento della quota femminile tra i Neet, che passa dal 45% della fascia d'età più giovane (15-19 anni) al 66% di quella più matura (30-34 anni). Osservati per condizione di inoperatività, tra i 3 milioni di Neet nella fascia di età 15-34 i disoccupati, ovvero chi non ha un lavoro ma lo sta attivamente cercando, sono circa 1 milione, mentre gli inattivi, ovvero chi non ha un lavoro e non lo sta cercando o non è subito disponibile ad accettarlo, sono i restanti 2 milioni. All'interno del gruppo delle persone inattive, è possibile riscontrare una prevalenza femminile più accentuata rispetto ai disoccupati, pari al 75%.

Il Mezzogiorno su livelli doppi rispetto al Nord

Nell’ambito dell’aggiornamento annuale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori - l’indagine risale a settembre scorso - l’Istat ha messo in evidenza che dopo alcuni anni di diminuzione, la percentuale di giovani che non lavorano e non studiano è tornata a salire, raggiungendo nel 2020 il 23,3% in media-Italia (+1,1 punti percentuali rispetto al 2019). Il trend è accentuato al Nord (16,8%; +2,3 punti) e al Centro (19,9%; +1,8 punti). Il Mezzogiorno, che registra invece una contrazione modesta (-0,4 punti), resta comunque su livelli doppi rispetto al Nord, con circa un giovane di 15-29 anni su tre che non è inserito in un percorso di istruzione o formazione né è occupato (32,6%).

La provincia con il valore più alto è Crotone

La distribuzione tra le province mostra una evidente divaricazione tra l'area del Nord-est e la Sicilia, dove la quota di Neet tocca il 40% a Messina, Catania e Caltanissetta. Tuttavia, la provincia con il valore più alto del tasso è, anche nel 2020, quella di Crotone (48%), che marca una distanza notevole da Pordenone (10,7%), Ferrara (11,1%) e Sondrio (11,9%), le province più virtuose.

Tra i Neet, quasi un disoccupato su due lo è da almeno 1 anno

L’Istat ha anche fotografato i ritorni occupazionali dell’istruzione, in un’indagine pubblicata lo scorso 23 dicembre, nella quale vie spiegato che in Italia nel 2020 - anno di inizio della crisi pandemica - il 44,3% dei Neet disoccupati è alla ricerca attiva di lavoro da almeno 12 mesi, una quota più bassa di quella del 2019 (49,9%) ma più alta rispetto al 2008 (41,5%), anno in cui è esplosa la crisi economica che ha determinato un aumento dei disoccupati di lunga durata (in particolare tra i livelli di istruzione medio-bassi).

Nel Mezzogiorno 55,1% Neet disoccupati da almeno 12 mesi

I Neet disoccupati (ossia che cercano attivamente lavoro) sono più attenti alle dinamiche del mercato del lavoro e dunque più facilmente integrabili. Tuttavia, se la ricerca di un'occupazione si prolunga nel tempo cresce il rischio di transito all'area dell'inattività. I Neet disoccupati da 12 mesi o più sono 305mila e risiedono prevalentemente nelle regioni meridionali, dove maggiori sono le difficoltà nel trovare un lavoro. Nel Mezzogiorno, il 55,1% dei Neet disoccupati lo è da almeno 12 mesi, 40,3% nel Centro e 30% nel Nord.

Quota di disoccupati di lunga durata cala al crescere del livello di istruzione

La quota di disoccupati di lunga durata- spiega ancora l’Istat - è più contenuta al crescere del livello di istruzione (51,5% per bassi titoli di studio, 43,4% per i medi e 33,6% per gli alti). Tuttavia questa stessa quota risulta pari al 50% per tutti i livelli di istruzione quando il confronto esclude coloro che hanno conseguito il titolo da meno di 1 anno e sui quali dunque non può essere valutata ancora l'incidenza di disoccupazione di lunga durata (pari al 13% di coloro che hanno un titolo secondario superiore e al 38% di chi ha un titolo terziario).

Oltre sei su 10 senza esperienze di lavoro

Il rischio più grande per i Neet, non più inseriti in un percorso scolastico o formativo, è quello di restare inoccupati per un periodo molto lungo, determinando una condizione critica perché più difficilmente reversibile. La maggioranza dei Neet (62,5% nel 2020) è senza esperienze di lavoro, si tratta di circa un milione e 313 mila giovani. La mancanza di esperienze è particolarmente evidente nel Mezzogiorno e tra le donne. Peraltro, tra i Neet senza esperienze, più di sei su 10 hanno conseguito il titolo di studio da almeno tre anni, quota che sale all'87,3% tra chi ha al più un titolo secondario inferiore, ma scende al 53,7% tra chi possiede il diploma e al 18,8% tra chi ha un titolo terziario. Per il 40,3% dei Neet che hanno avuto almeno un'esperienza lavorativa, il tempo trascorso dall'ultimo lavoro è pari a 12 mesi o più. Questa incidenza è maggiore tra coloro che appartengono ai gruppi più vulnerabili: i residenti del Mezzogiorno (43,7% contro 36,5% dei residenti del Nord), le donne (47,6% contro 33,3% degli uomini), gli stranieri (47,7% contro 39% degli italiani) e tra coloro che hanno un basso livello di istruzione (45,6% contro 35,0% di chi possiede un titolo terziario).


Riproduzione riservata ©
Pubblicità
Visualizza su ilsole24ore.com

P.I. 00777910159   Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie  Privacy policy