di Andrea Chimento
3' di lettura
Un film imperdibile è il protagonista del weekend in sala: «Un altro mondo», una pellicola dalle forti emozioni, presentata in concorso all'ultima Mostra del Cinema di Venezia.
Si tratta del terzo capitolo della trilogia sul mondo del lavoro firmata da Stéphane Brizé, iniziata con «La legge del mercato» (2015) e proseguita con «In guerra» (2018). Come per i due film precedenti, anche in questo caso il protagonista è Vincent Lindon: l'attore transalpino veste qui i panni di un dirigente d'azienda, che si trova a dover gestire una grave crisi coniugale e, allo stesso tempo, una serie di pesanti problematiche professionali che potrebbero portarlo a dover fronteggiare direttamente i vertici della multinazionale per cui lavora.
Aperto da una serie di fotografie che ritraggono la famiglia del protagonista, «Un altro mondo» spinge subito sull'acceleratore dell'emotività e non perde mai smalto lungo tutta la durata.Non è la prima volta, anzi, che Brizé costruisce figure ricche di umanità, ma qui arriva a superarsi con il personaggio principale, un uomo che accetta i suoi sbagli e si prende le proprie responsabilità fino alla fine: merito anche della straordinaria performance di Vincent Lindon, che si conferma uno dei più grandi attori in attività.
4 foto
Se la scrittura e le interpretazioni sono di altissimo livello, non è da meno una regia impeccabile, sempre in controllo dei tempi di montaggio e capace di sfruttare al meglio una toccante colonna sonora che contribuisce all'ottimo risultato finale. Oltre alla perfezione tecnica, vanno segnalate una serie di sequenze particolarmente suggestive e commoventi, capaci di alternare al meglio il lato pubblico e quello privato del protagonista, con dinamiche familiari che riescono a emozionare senza mai sfociare nella retorica
.Brizé opta per il consueto stile realistico (realizzato con cinepresa a mano che sta molto vicino ai personaggi) dal taglio semidocumentaristico, così da dare ulteriore credibilità alla vicenda raccontata.L'esito complessivo ci regala un altro tassello di quel grande mosaico che è il cinema di Stéphane Brizé che, con questo film, non è più soltanto uno dei più importanti registi della produzione francese di oggi ma diventa uno dei giganti del cinema contemporaneo.
Un altro consiglio della settimana arriva ancora dal cinema francese: «Full Time – Al cento per cento» di Éric Gravel con protagonista Laure Calamy.L'attrice interpreta una donna che spera di tornare a pieno regime nel mondo del lavoro per poter offrire una vita migliore ai suoi figli. Proprio nel giorno del suo colloquio, però, in città viene indetto uno sciopero nazionale di tutti i trasporti, nel quale Julie inevitabilmente si imbatte: la manifestazione rischia di mandare all’aria non solo il suo sogno, ma anche il suo futuro e tutto ciò che finora la donna ha costruito. Film intenso e coinvolgente, «Full Time – Al cento per cento» è un thriller travestito da dramma famigliare, ricco di un'adrenalina e di una suspense tipici del cinema d'azione: vista la situazione in cui si trova, l'unica cosa che Julie può fare è correre, correre senza mai fermarsi, cercando di non inciampare.Nonostante qualche passaggio possa apparire un po' costruito a tavolino, è un film che appassiona, valorizzato da ottime scelte di montaggio e da una notevolissima performance dell'ottima protagonista Laure Calamy, qui nel ruolo più significativo della sua intera carriera.
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy