Sport24
Pubblicità

Sport24

Champions, l’andata è dell’Inter: Milan piegato con due gol in 11 minuti

di Dario Ceccarelli

Euro-derby, Milano si prepara tra scaramanzia e biglietti introvabili

Dzeko e Mikhitaryan sbaragliano subito i rossoneri, orfani di Leao che spera di recuperare per la partita di ritorno. Nerazzurri più in palla

11 maggio 2023
Pubblicità

4' di lettura

Se Milano è vicino all’Europa, l’Inter lo è ancora più del Milan. Almeno questa Inter, cattiva e perentoria, che dopo solo undici minuti aveva già colpito due volte i rossoneri. Due cazzotti micidiali - uno di Dzeko e uno di Mikhitaryan - che hanno lasciato senza fiato gli uomini di Pioli. Spenti e annichiliti, sempre in ritardo nei contrasti, quasi che l’assenza di Leao - lasciato in tribuna nella speranza che possa recuperare per la seconda sfida - li avesse privati non solo dell’attaccante più imprevedibile ma anche della sicurezza che la sua stessa presenza, come una pozione magica, infonde al Milan.

Si era detto che la squadra di Inzaghi, per questo primo attesissimo euroderby di San Siro (75mila spettatori per un incasso record di oltre 10 milioni), fosse favorita. Sia sul vento di una striscia positiva di cinque successi nelle ultime cinque partite, sia per la ritrovata vena offensiva dei suoi cannonieri, ma francamente nessuno aveva previsto, almeno nel primo tempo, una così evidente sproporzione di forze. Una differenza non solo tecnica, ma anche fisica e mentale. In ogni duello, in ogni contrasto l’inter c’era, il Milan no. Sempre un attimo dopo. Lo stesso gol di Dzeko - una deviazione al volo su corner in anticipo su Calabria - è l’immagine plastica della superiorità nerazzurra.

Pubblicità

Champions, Milan-Inter finisce 0-2

24 foto

(Photo by Gabriel Bouys / Afp)
L’allenatore del Milan Stefano Pioli (sinistra) e l’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi si salutano prima della partita di calcio di andata della semifinale di UEFA Champions League tra Milan e Inter. (Photo by Marco Bertorello / Afp)
(Reuters/Alessandro Garofalo)
Tifosi delle due squadre prima della partita. (Reuters/Alessandro Garofalo)
Tifosi dell’Inter (Reuters/Claudia Greco)
Tifosi del Milan. (Photo by Gabriel Bouys / Afp)
Nicolo Barella (sinistra) e Theo Hernandez . (Photo by Marco Bertorello / Afp)
Theo Hernandez, Olivier Giroud e Sandro Tonali. (Photo by Gabriel Bouys / Afp)
Edin Dzeko, al centro, festeggia con i compagni di squadra al termine della partita. (AP Photo/Luca Bruno)
Denzel Dumfries e Rade Krunic (Reuters/Alessandro Garofalo)
Edin Dzeko (destra) segna il gol dello 0 a 1 contro il portiere del Milan Mike Maignan. (Ansa / Matteo Bazzi)
Henrikh Mkhitaryan segna il secondo gol contro il portiere del Milan Mike Maignan. (Reuters/Claudia Greco)
Francesco Acerbi (sinistra) e Brahim Diaz. (Photo by Marco Bertorello / Afp)
Brahim Diaz (Centro) sfida il difensore dell’Inter Matteo Darmian (sinistra). (Photo by Marco Bertorello / Afp)
Hakan Calhanoglu, in alto, supera di testa Brahim Diaz dell’AC Milan, a destra, e il suo compagno di squadra Lautaro Martinez. (AP Photo/Antonio Calanni)
Henrikh Mkhitaryan dell’Inter segna il secondo gol. (AP Photo/Luca Bruno)
Henrikh Mkhitaryan dell’Inter segna il secondo gol contro Mike Maignan, portiere dell’AC Milan (Reuters/Alessandro Garofalo)
Lautaro Martinez, a sinistra, durante un’azione con il milanista Rade Krunic. (Reuters/Claudia Greco)
Il difensore Simon Kjaer (sinistra) e il centrocampista Sandro Tonali discutono con l’arbitro spagnolo Jesús Gil Manzano. (Ansa/Daniel Dal Zennaro)
Lautaro Martinez, destra, lotta per il pallone con Fikayo Tomori del Milan. (AP Photo/Antonio Calanni)
L’attaccante svedese del Milan Zlatan Ibrahimovic assiste alla partita di calcio di andata della semifinale di UEFA Champions League tra Milan e Inter. (Photo by Gabriel Bouys / Afp)
L’allenatore del Milan Stefano Pioli. (AP Photo/Antonio Calanni)
Il giocatore dell’Inter esulta dopo aver vinto la semifinale di andata di UEFA Champions League tra Milan e Inter allo stadio Giuseppe Meazza di Milano. (Ansa / Matteo Bazzi)
Lautaro Martinez e compagni di squadra salutano il pubblico al termine della semifinale di andata di UEFA Champions League tra Milan e Inter, allo stadio San Siro di Milano. (Photo by Marco Bertorello / Afp)

Il centravanti bosniaco, 37 anni, al suo 400esimo gol in carriera, è stato il primo valore aggiunto dell’Inter. Non solo per l’affondo da smaliziato rapinatore d’area, ma per il suo perpetuo movimento e la sua capacità di offrirsi come punto d’appoggio alle incursioni di Barella e Mkhitaryan, sempre in anticipo sui centrocampisti rossoneri, tutti sovrastati (a parte Tonali) dalla maggior freschezza degli avversari. Anche il raddoppio dello stesso Mkhitaryan, tre minuti dopo quello di Dzeko, è un concentrato di rapidà e scaltrezza scaturito da un affondo di Dimarco: il suo rasoterra a rientrare, dopo un velo di Lautaro, viene intercettato dall’armeno che da pochi passi infila Maignan senza problemi. Subito sotto di 2 gol, il Milan ha rischiato seriamente di naufragare.

Uno choc, un incubo maledettamente reale che si stava materializzando sotto lo sguardo sempre più preoccupato di Gerry Cardinale, proprietario della società rossonera. Il ko insomma era vicino. Non solo per il contraccolpo psicologico che ha naturalmente complicato tutto, ma anche per l’infortunio al ginocchio di Bennacer, punto di forza in costruzione e in capacità offensiva dei rossoneri.

Pioli rimedia con Messias a destra e Diaz al centro, ma la tempesta non si placa. Il Milan infatti non c’è più, svanisce davanti alle rabbiose folate dei nerazzurri. Dopo un quarto d’ora una bordata di Calhanoglu, preferito a Brozovic, si stampa sul palo. E poi, dulcis in fundo, con il Diavolo sempre più all’angolo, arriva alla mezz’ora il discusso episodio del rigore concesso dall’ondivago arbitro Manzano per un presunta scorrettezza di Kajer su Lautaro. Il fallo però non è chiaro e il Var, che richiama al monitor il direttore di gara, cancella l’assegnazione del penalty. Neppure lo scampato pericolo ridà energia al Milan. E anche quando riparte lo fa senza convinzione, senza quella rabbia necessaria per uscire da un stallo così imbarazzante.

Il portiere nerazzurro, Onana, non ha praticamente ancora toccato una palla. È uno spettatore in campo. Potrebbe anche lui andare in tribuna dove ogni tanto le telecamere inquadrano lo sguardo triste di Leao, seminascosto da un improbabile cappellino da spiaggia. Nel giorno in cui è ormai ufficializzato il rinnovo del contratto con il Milan, il portoghese assiste malinconico e impietrito al naufragare dei suoi compagni. Alla fine del primo tempo i rossoneri entrano negli spogliatoi con lo stesso spirito di quei pugili che, pesti e malconci, vanno all’angolo a farsi medicare e rincuorare. Mai un tiro in porta nei primi 45 minuti.

Lo scoramento si accompagna anche a una realistica considerazione: ammesso che cambi il vento, chi può segnare stasera nel Milan? Sempre in tribuna, paradossalmente, compaiono le facce non proprio sorridenti di Ibrahimovic e Shevchenko, gloriosi bomber della storia rossonera Potrebbero scendere in campo loro, maligna qualche tifoso demoralizzato ripensando ai bei tempi che furono. Giroud sgomita, ci prova. Ma la buona volontà non basta. Il confronto è abbastanza impietoso. L’Inter davanti, oltre a Dzeko, mai così incisivo, ha un altro cannoniere che fa paura: Lautaro. Meno preciso del solito, però ogni volta che s’avventa sul pallone sembra che se lo mangi. Nel secondo tempo verrà sostituito da Lukaku, e scusate se è poco.

Nella ripresa la musica cambia. Ma non la sostanza. Il Milan a poco a poco tira fuori la testa. Guadagna campo, come dicono in tv i tanti ex calciatori che fanno i commentatori. Prima con Diaz e poi con Messias si avvicina pericolosamente alla porta di Onana. E al 63’, dopo una bella azione di Origi (buono il suo inserimento al posto di Saelemaeker), Tonali prende un palo con un rasoterra velenoso. Ma il risultato resta inchiodato sul 2-0. Un risultato che lascia ancora qualche speranza al Milan. Un Milan diverso, però. Magari con un Leao ritrovato. Oppure con un’altra determinazione, quella mostrata col Napoli, per esempio. L’Inter, che con Dzeko e Gaglialdini ha avuto altre due occasioni per rimpinguare il bottino, ha invece solo un demerito: non aver chiuso definitivamente una sfida che, tra sei giorni, si ripeterà. Per il Milan è una missione quasi impossibile. Ma il calcio, lo sappiamo, non è mai una scienza esatta.

Riproduzione riservata ©
Pubblicità
Visualizza su ilsole24ore.com

P.I. 00777910159   Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie  Privacy policy